“Se si vuole promuovere il turismo autoctono, è necessario che si sblocchi immediatamente la possibilità per i siciliani di potersi spostare in altre città anche per turismo, non solo per motivi di salute o per lavoro. Serve più libertà di movimento“.
Ne è convinto Nicola Farruggio, vicepresidente vicario di Federalberghi Sicilia, che sul turismo interno, in periodo di coronavirus, afferma di “non avere grandi aspettative“.
A Palermo, le 77 strutture ricettive e le 500 extra alberghiere, per un totale di circa 27.000 camere, hanno davanti un foglio bianco di prenotazioni.
“In Sicilia il 95 per cento delle 7.000 strutture ricettive sono chiuse per mancanza clienti. Non è facile digerire ciò che sta accadendo – commenta Farruggio – E’ bastata qualche giornata di sole per far pensare a molti che in Sicilia la crisi del turismo possa facilmente risolversi. E invece, basta guardare meglio il cielo per scorgere in basso i nuvoloni neri che non sono mai andati via e che minacciano tempesta perché le strutture alberghiere continuano a vedere svanire le prenotazioni a colpi di cancellazioni, anche per i mesi estivi di altissima stagione“.
Il primo banco di prova per gli albergatori sarà giugno. “Confidiamo sul fatto che una parte delle prenotazioni individuali possa ancora resistere. Purtroppo – continua il vice-presidente di Federalberghi – le disdette continuano a fioccare, e rimettere in moto una struttura alberghiera per pochissimi clienti è insostenibile. Facile immaginare scenari più rosei senza avere un’impresa sulle spalle“.
La fase 2 non convince ancora gli operatori del turismo, anche perché i collegamenti con l’Isola al momento rimangono a ranghi ridotti.
“Passerà molto tempo prima di vedere il turismo proveniente dall’Europa – conclude – e questo anche perché proprio dai paesi europei passa il messaggio che l’Italia è una destinazione da evitare. Credo che qualcosa di concreto si comincerà a vedere a partire dalla primavera del 2021, sperando che non sia troppo tardi per la tenuta del segmento produttivo. Nel frattempo, bisognerà partire dal riconoscimento dello stato di crisi del settore, che deve essere sostenuto da liquidità vera e dall’azzeramento dei costi per almeno due anni“.