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L'editoriale

Festività natalizie: patrimonio dell’umanità!

lunedì 30 Ottobre 2023
presepe

Si ha notizia, in questi giorni, di una iniziativa dell’Istituto Sperimentale per gli Studi Europei con sede a Fiesole, naturalmente foraggiato  anche con denaro pubblico, volta a modificare la dizione “Feste Natalizie“ o “Festa della natività“ con quella di “Festa dell’inverno“, con la motivazione insulsa che il termine “Feste natalizie“ offenderebbe la sensibilità di chi professa altre fedi religiose.

Tale iniziativa, frutto del presuntuoso “politicamente corretto“, è sintomatica di un vuoto culturale ed intellettuale da cui può promanare soltanto spazzatura ideologica.

La Natività, che nel mondo cristiano si celebra il 25 dicembre, va considerata secondo due aspetti fondamentali: uno trascendente che attiene alla fede religiosa, peculiarità individuale che nessun uomo può imporre ad altro uomo; L’altro etico e di rivoluzionario impatto sulle coscienze dei singoli e sulla vita dei popoli.

L’evento della notte fra il 24 ed il 25 dicembre cioè la venuta al mondo di un bambino chiamato Gesù, al di là della storicità del fatto, segna l’inizio di una rivoluzione etica che prende il nome di Cristianesimo e che ha contribuito decisamente a cambiare il modo di essere delle società.

Non è fondamentale accertare se questi  cambiamenti  siano frutto della predicazione di un uomo detto “ il Nazareno“, né se questi sia realmente esistito come siamo abituati a pensarlo. Sono i concetti espressi che hanno influito ed influiscono sulle anime dei singoli e quindi dell’umanità intera.

In un’epoca in cui predominavano guerre, suprusi, privilegi di ogni tipo, oppressione dei popoli e schiavitù dei singoli, Gesù o chi per lui propose un vivere civile basato su rapporti fra gli uomini, totalmente diversi da quelli allora esistenti.

Egli sostituisce l’idea della vendetta con quella del perdono che  simbolicamente concede anche ai suoi carnefici –“ Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno “– all’intolleranza, la comprensione, alla condanna delle debolezze umane e la generosità;  invita gli uomini a non ergersi a giudici severi degli errori altrui essendo poi tolleranti verso  i propri –“chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra  contro questa donna“ – a non essere ipocriti e falsi “non si possono servire due padroni “; ad avere anche diritto alla felicità ed al benessere, e la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana ne è un simbolo appropriato; dichiara che tutti gli uomini sono liberi ed uguali. Sostituisce al linguaggio della violenza quello dell’amore.

La Natività rappresenta soltanto l’inizio del percorso sui cui valori affonda le radici la cultura occidentale.

Su questi temi e su questa etica non si possono accettare confronti né ripensamenti. E se una riflessione critica va fatta, questa riguarda la valutazione del fatto che molti si dichiarano cristiani e non lo sono, altri aspirano ad esserlo ma non ci riescono ma c’è anche qualcuno ce la fa .

A questi sedicenti studiosi e falsi europeisti di Fiesole si può solo suggerire di continuare a guazzare nel loro nulla,  godendo della compagnia di quanti sono soliti nuotarvi.

Vale la pena infine soffermarsi su  quanto emerge nel documento di Ratisbona, redatto  da papa Ratzinger, che indica le radici cristiane dell’occidente come modello di riferimento rispetto al quale si possono accettare riflessioni e contributi, ma non confronti paritari. Ed è proprio per questo che sia le radici  che l’albero che si è sviluppato su di esse, vanno difesi giorno dopo giorno: “senza avere paura“ come disse Papa Wojtyla.

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