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Fuga dal pianeta Renzi: le difficoltà di Faraone, i silenzi di Orlando e la provvida sventura del Pd

sabato 14 Ottobre 2017
renzi e orlando

L’ultima tegola ieri, in ordine di successione cronologica, è stata la conferma dell’esclusione di Crocetta e della lista Micari da parte del Tar di Palermo. La corsa alle dietrologie, latente già da qualche giorno, è partita, inutile quanto vana ormai,  alla ricerca dei colpevoli.

Il 5% non è un miraggio, ma sicuramente un obiettivo difficile e complicato adesso da recuperare in un arcipelago di difficoltà è di contraddizioni. Occorrono oltre 100mila voti in tutta l’isola. Sulla base dei dati delle ultime elezioni, tra simulazioni e analogie, l’impresa appare complessa. Una lista zoppa con le defezioni di Messina e Siracusa. Tanto che nei giorni scorsi più di un ‘big’ e di un candidato, tra quelli rimasti in campo e che temono di non arrivare all’obiettivo, avrebbero alzato la voce con Davide Faraone, chiedendo garanzie romane per il dopo, che obiettivamente appare nebuloso per tutti, anche per chi le garanzie dovrebbe poterle dare.

OrlandoCominciamo intanto dalle diserzioni. Orlando è diventato improvvisamente afono. Sulla campagna elettorale, dopo il mancato contributo promesso al rettore sponsorizzato e lasciato nella fossa dei leoni, non prende parola e mostra un atteggiamento disincantato e al limite del disimpegno, in una campagna elettorale che molti giudicano a perdere. La lista dei sindaci è sfumata, ma anche protagonisti di peso come il favorito  Giuseppe Ferrarello, ex primo cittadino di Gangi, sono usciti fuori dal perimetro della sua azione.

Procediamo con chi resta al palo, sornione. Crocetta, a  differenza del sindaco di Palermo che si è autoescluso, è stato invece escluso dopo aver fatto con applicazione e zelo, tutto quello che il Pd gli aveva chiesto. Rivendica adesso il rispetto dell’accordo romano con Renzi, ma le nubi all’orizzonte non risparmiano neanche lui.

Poi c’è chi rimane in sapiente attesa degli eventi. Tra questi il senatore Beppe Lumia, diligente promoter di Crocetta fino all’ultimo e che adesso osserva, interessato, uno scenario che può fatalmente implodere tra Roma e Palermo, ridefinendo assetti  e situazioni che scaturirebbero da una nuova ricomposizione.

Per lui, vicino a Emiliano, la ricerca del contropiede nel caso di uno scivolone renziano, dopo le elezioni di Sicilia, non sarebbe una sorpresa che coglie impreparati.

Del resto basta leggere, a quanto riferiscono, la chat Fronte dem, per capire quanto il livello di guarda nei confronti delle scelte renziane si stia alzando. In fondo lo stesso segretario del Pd non ha fatto mistero che la legge elettorale che ridefinisce i criteri, allinea il sistema elettorale tra Camera e Senato, come chiesto da Mattarella e crea i collegi da ridisegnare, vada approvata entro la data del voto regionale in Sicilia.

Un big bang da cui potrebbe generarsi poi un caos indefinito e complicatissimo una ripartenza a cui sono interessati anche molti esponenti di peso del Pd siciliano, che adesso sono concentrati sulla propria campagna elettorale. Rimane per i protagonisti della battaglia elettorale nella lista del presidente, la competizione interna. Il ‘peso’ tra chi uscirà davanti alla fine, dopo le difficoltà ai blocchi di partenza.

Non si sa se lo stesso interesse a misurarsi affascinerà con pari prospettive, i rispettivi elettori.

Chi attende l’esito, battendo i territori, ma con altrettante perplessità di insieme, è Sicilia Futura. Il ‘cespuglio’ centrista di Cardinale potrebbe essere alla fine il meno appassionato al dopo Micari, e potrebbe anche guardarsi attorno nel caso in cui lo scenario nazionale di Renzi, diventi ancora più problematico.

Insomma da Palermo potrebbe nascere una fastidiosa vertenza romana per Renzi, con un Pd litigioso, prima, durante e dopo.

 

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