Beppe Grillo torna a Palermo per chiudere la campagna elettorale di Giancarlo Cancelleri, candidato alla presidenza della Regione in Sicilia nel voto di domenica prossima. Troverà la folla di una Palermo che protesta contro un vecchio sistema di clientele e i carrozzoni della politica che hanno alimentato debito pubblico e contraddizioni, ma anche i curiosi che andranno a Piazza Verdi stasera alle 21 per capire quanto il movimento, che 5 anni fa fece il suo ingresso sulla scena politica siciliana, sia oggi cresciuto e in grado di governare la Sicilia.
Il colpo di reni finale, il sorpasso che l’universo pentastellato conta ancora di potere dare in queste elezioni, è raccolto però non in una singola piazza e neanche tra gli angoli battuti delle assemblee virtuali sul web, che sono stati il tratto caratteristico e predominante di questa campagna elettorale delle regionali 2017. Non sta neanche tra quanti con perplessità hanno guardato alle dichiarazioni dell’hater-assessore Angelo Parisi che ha scambiato la politica con i derby e le polemiche da bar tra antijuventini e resto del mondo.
Chi ha osservato in queste ultime settimane Cancelleri, la sua proposta, i linguaggi di apertura al mondo della burocrazia regionale, ma anche le proposte a favore del mondo delle imprese e dei giovani, ha colto una traccia di diversità, per certi aspetti anche profonda, rispetto a un modo consueto di portare avanti la successione degli argomenti che la politica immagina di potere mettere nel calderone di un’unica grande, indistinta litania.
Basterà questo a convincere i siciliani a svoltare?
Le delusioni, sempre proporzionali alle aspettative, negli anni ’90 e dopo con l’elezione diretta del Presidente della Regione dal 2001, hanno trasformato il rapporto Regione-istituzione e siciliani in una piattaforma poco abile a dialogare e con barriere di fatto che, in termini di comunicazione, spesso non fanno neanche arrivare nelle case della gente, la vera natura dei problemi.
Nell’ultimo sondaggio reso pubblico una decina di giorni fa appariva poco stabile una parte dell’orientamento e dell’intenzione di voto intercettata. Il 61% aveva già deciso definitivamente come voterà, il 23% ancora no, il 16% era in attesa di poter ancora cambiare idea. Un quarto degli elettori piazzati tra gli indecisi. Secondo la rilevazione inoltre l’affluenza sarebbe ferma in maniera stabile, sotto il 50%. Oltre due milioni di siciliani. Sondaggi alla mano dunque i siciliani si preparano alla scelta decisiva in un contesto che potrebbe rivelare grande incertezza fino alla fine.
Grillo e Berlusconi si sono trascinati di spot in spot e di comizio in comizio. La differenza però la faranno gli elettori. Prevarrà il racconto più bello o il più verosimile?
Nell’urna entrano la delusione, la protesta e la speranza. Uscirà però, un risultato, un numero e un nome.