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Il giorno in cui il Web si silenziò

lunedì 11 Ottobre 2021

Noi addetti ai lavori, che, per mestiere, ci occupiamo del Web, di Internet, delle reti di dati in genere, sappiamo benissimo che uno tra gli assunti fondamentali di questo mestiere è che Internet è fragile: il Web ci appare come questa incredibile rete fatta di miliardi di connessioni apparentemente invincibili, dotate di sistemi di sicurezza elevatissimi che garantiscono la costanza delle comunicazioni. Tutto perfetto, in teoria, finché non si fanno i conti con un fattore che, di fatto, rappresenta una vera incognita: il fattore umano.

Lo sa bene il buon Mark Zuckerberg: sappiamo tutti cosa è successo lunedì 4 ottobre 2021, a partire dalle ore 17:30. Progressivamente, WhatsApp, Instagram, Facebook, e, per effetto domino, l’intero ecosistema del buon “Zucky” sono inesorabilmente crollati, lasciando il mondo intero nei guai, impossibilitato ad utilizzare sistemi di comunicazione – come lo stesso WhatsApp – che, ormai, sono divenuti fondamentali nel quotidiano.

E mentre le masse migravano da Facebook a Twitter, unico Social funzionante e in grado di veicolare notizie su quanto stesse accadendo, i più cercavano una soluzione, utilizzando app alternative, come Telegram, o, al peggio, tornando indietro di almeno venti e più anni, ovvero inviando un SMS. Già, gli SMS: ve li ricordate, vero? Ma soprattutto, ricordate che il vostro cellulare è ancora in grado di inviarli?

C’è stato un tempo, ovvero quando ero adolescente, che gli SMS erano l’unico vettore comunicativo tra i giovani: non c’erano né minuti illimitati, né SMS illimitati, né “Giga” a iosa. Non si sapeva neppure cosa fossero i “Giga”, e quando parlavi di “banda larga”, al massimo, potevi intendere una banda musicale a cui si erano aggiunti due ottoni e una tromba in fa! Quel che è certo, però, è che gli SMS ci sembravano già un mondo incredibile, capace di permetterci di comunicare in qualsiasi istante, senza per forza dover telefonare (era già tanto se si faceva “lo squillo”! N.D.Giomba), che era in grado di diventare ancora più incredibile quando, per Natale o durante l’estate, gli operatori rilasciavano le varie offerte per avere “100 SMS al giorno”. Che tempi, che ricordi!

Chiusa la parentesi di quel che è stato, torniamo a Mark Zuckerberg e ai guai derivanti dal blocco del suo ecosistema, che ha generato sei miliardi di Dollari di perdite. Non so se sono stato chiaro: SEI MILIARDI DI DOLLARI. La botta è stata talmente forte che, secondo le stime, Zuckerberg ha, addirittura, perso posizioni nella classifica delle persone più ricche al mondo, dal momento che i mancati ricavi impattano, in qualche modo, direttamente su di lui!

A pensarci bene, come scrivevo su Twitter qualche giorno fa, Zuckerberg ha pianto il danno e la beffa: immaginate di dover usare il Social concorrente, cioè proprio Twitter, per comunicare il KO della propria azienda, concorrente a quella che si sta utilizzando per comunicare! Praticamente, il teatro dell’assurdo!

C’è un piccolo dettaglio, però, su cui dobbiamo ampiamente soffermarci: cosa ha generato tutto questo disastro? Un incidente fortuito? Una scintilla? Un fulmine? Niente di tutto questo: a mettere KO tutti i sistemi dalle 17 alle 24 è stato, udite udite, l’errore umano. Cercando di spiegare cosa è accaduto in termini semplici anche per i non addetti ai lavori, i tecnici di Facebook stavano lavorando alle configurazioni dei server del Social, quando, a causa di una configurazione errata, hanno reso l’intero ecosistema irraggiungibile. Per farvi capire, è come se qualcuno oscurasse la targa con la via in cui abitate e cancellasse il numero civico del vostro palazzo: mettendosi nei panni di un portalettere, o di un corriere di Amazon che non conosce la strada, come potrebbe consegnare la posta o la merce senza queste indicazioni? A grandi linee è, più o meno, quel che è successo in quelle ore di “black out”.

Appare chiaro, quindi, che il Web è tutt’altro che forte ed invincibile: ci sono, sicuramente, sistemi che permettono di recuperare situazioni di emergenza per quanto possibile, ma nulla può contro il mero – e spesso banale – errore umano, specialmente perché, la maggior parte delle volte, è totalmente imprevedibile!

Guardiamo, però, il lato positivo della cosa: un errore umano, forse, ci ha costretti ad andare “forzatamente offline”, recuperando un po’ di quel che eravamo, e della pace che abbiamo perso durante le nostre giornate, inondati di notifiche, foto, video, notizie, videochiamate. Una sorta di relax imposto che ci è stato, curiosamente, regalato. Al costo di sei miliardi di Dollari!

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