È meglio avere torto in tanti o ragione in pochi?
Nella vicenda del ricorso al TAR, presentato dalle amministrazioni comunali di Palermo e Catania, contro l’ordinanza sui rifiuti della Regione, ecumenicamente, il tribunale amministrativo regionale ha fatto l’arbitro, ricordando che “la prevista decadenza degli organi comunali potrebbe, verosimilmente, determinare una gravissima situazione di conflitto istituzionale ed amministrativo tale da pregiudicare, comunque, il raggiungimento di quegli stessi obiettivi ragionevolmente e legittimamente perseguiti dall’ordinanza impugnata”, ma al tempo stesso, all’interno di un’articolata premessa ha anche aggiunto: “le forti ed articolate motivazioni che sorreggono l’ordinanza impugnata, che evidenzia ulteriori urgenti ed inderogabili esigenze di tutela ambientale e di igiene pubblica”, citando anche “l’imprescindibile principio di leale collaborazione”.
Un modo per bloccare l’aspetto irreversibile della questione (la decadenza) senza tralasciare quello sostanziale dell’emergenza a cui concorrere ciascuno per la propria parte.
Musumeci, come premessa dell’ordinanza finita al centro delle polemiche aveva precisato, numeri alla mano, che “le percentuali più basse di raccolta differenziata si riscontrano nelle 4 grandi città dell’isola (Palermo, Catania, Messina e Siracusa con popolazione sopra i 100mila abitanti) che sommano al 25% della popolazione e al 30% dei rifiuti prodotti nell’Isola e che si attestano al 10-11% di raccolta differenziata”.
Insomma il conflitto, al di là di tutto, era nelle cose, e il TAR ha solo evitato la radicalizzazione dello scontro, bloccando la possibile decadenza dei sindaci inadempienti.
In attesa dunque che l’organo di giustizia amministrativa si pronunci nel merito della questione e non solo sul profilo della legittimità dell’atto, tutto torna al proprio posto. Tranne la spazzatura che continua ad essere smaltita con percentuali di raccolta differenziata che non soddisfano nessuno. Vincitori e vinti, ricorrenti e soccombenti.