La Chiesa in Sicilia non sarà forse così tanto trionfante, sicuramente resta paziente ma da un po’ di tempo comincia ad essere Marciante, come Giuseppe il vescovo di Cefalù. Catanese, classe 1951, è arrivato senza clamore nella piccola diocesi siciliana nel 2018 dalla Capitale dove Benedetto XVI nel 2009 lo aveva voluto vescovo ausiliare di Roma per il settore pastorale Est.
L’aspetto bonario e il temperamento cordiale non lasciavano immaginare che il nuovo vescovo di Cefalù potesse emergere gradualmente come una sorta di pungolo ecclesiale per le istituzioni e i cittadini eppure all’arrivo nella diocesi distesa tra il Tirreno e le Madonie aveva lanciato un messaggio alla sua nuova comunità ecclesiale dove c’era un inciso che avrebbe dovuto far capire qualcosa: “dove tace il merito, il dovere alza la voce”.
E la voce, monsignor Marciante, l’ha alzata spesso e non a favore di telecamera e nemmeno per far piacere ad una certa intelligencija ma sempre in difesa dei siciliani. Mai ideologico ma sempre estremamente concreto, con gli occhi aperti sulla realtà siciliana.
L’ultima sortita del Vescovo di Cefalù è proprio di oggi mentre le fiamme imperversavano per l’ennesima volta su Palermo e provincia e colpivano seriamente Gratteri, un piccolo comune della sua diocesi, monsignore è sbottato: “Occorre organizzare una protesta generale davanti all’inerzia colpevole dei vari governi regionali. Mi dispiace tanto. Tra incendi e calo demografico avanza la desertificazione della Sicilia”. A stretto giro è arrivata la nota piccata del Governatore siciliano Renato Schifani: “Stupiscono le parole del vescovo di Cefalù, che rischiano solo di alimentare proteste e fomentare la sommossa popolare”.
Qualche settimana fa mons. Marciante aveva invece preso l’originale iniziativa di scrivere ai giovani siciliani che lasciano l’isola per studiare e cercare un futuro e anche lì non era andato per il sottile: “Provo solo a immaginare quale possa essere la variegata schiera di sentimenti, più o meno celati, che si annida nei vostri cuori nel lasciare genitori, fidanzati, amici, luoghi e pezzi di vita; pezzi di anime e di storie. Penso a un intreccio di amarezza, rabbia, tristezza e sconforto verso una terra che, pur restando madre, non sa darvi più da mangiare, da vivere”.
Per il vescovo di Cefalù non c’è solo la protesta ma anche la proposta: “Dobbiamo pensare – ha affermato in una intervista pubblicata sul sito della diocesi siciliana – a dare spazio ai giovani, a nuove energie. Bisogna creare figure nuove di giovani politici. La Chiesa deve riprendere la sua storica missione di formare uomini per la politica. Una volta lo facevano i partiti. Dobbiamo creare scuole di politica ispirate alla dottrina sociale della Chiesa. Essa resta una risorsa preziosa per tutta l’umanità. Lo è tutto il magistero di Papa Francesco. A iniziare dalle due encicliche Fratelli tutti e Laudato sì”.
Per Marciante in politica c’è bisogno di vino nuovo in otri nuovi, idea che lo ha portato a prendere posizione anche contro il terzo mandato dei primi cittadini: “Serve una buona testimonianza da parte di coloro che sono impegnati nella politica. Va testimoniato che non è un mestiere ma una missione. Per alcune comunità che non sono soltanto le piccole comunità, si è tentato di rinnovare il mandato per una terza volta. Questo sarebbe un grande errore. C’è il rischio di fare diventare i sindaci dei feudatari. Come coloro che non vogliono staccarsi più dalle proprie poltrone”.
I richiami di Marciante non sono solo per i politici ma anche per i cittadini che spesso perdono d’occhio le priorità. E così quest’estate una tirata d’orecchie è toccata ai cefaludesi alle prese con la stagione turistica: “Cefalù è diventata invivibile: difficoltà nel parcheggiare, fumi dei ristoranti, i cattivi odori, i rumori. Si rischia che la nostra cittadina perda la sua identità» e ancora: “Il turista non cerca solo divertimento, ma un ambiente che sia anche di ristoro e di pace. Il turista non è solo un consumatore di divertimento”.
E sempre in tema di attenzione concreta al territorio il Vescovo di Cefalù si è fatto portabandiera della battaglia contro lo spopolamento dei piccoli centri delle Madonie e ha poi messo sul tavolo la proposta di una nuova facoltà di Medicina collegata all’ospedale Giglio di Cefalù.
Da Vescovo ausiliare di Roma monsignor Marciante si era scagliato contro il funerale show dei Casamonica ma anche in Sicilia non ha usato mezzi termini contro Cosa Nostra: “La mafia è come un ladro: ti ruba la libertà, la dignità, l’anima e ti lascia mezzo morto”.
La nettezza nelle affermazioni e la chiarezza delle parole però monsignor Marciante non la riserva solo all’esterno ma anche all’interno e paradossalmente anche a se stesso tanto che in un’intervista rilasciata a da don Franco Mogavero, responsabile del Servizio Pastorale Comunicazioni Sociali della diocesi cefaludese, il vescovo a proposito dei cambiamenti nella chiesa di Cefalù ha sottolineato: “Non posso ancora certificare la presenza di un cambiamento legato al sinodo, i tempi brevi non me lo consentono”.
C’è da giurare che il tenzone con il Presidente Schifani non sarà l’ultima impresa del Vescovo di Cefalù. Più don Camillo che don Abbondio abbiamo capito che monsignor Marciante non le manda e non le manderà a dire.