Il tanto acclamato “La scortecata“, spettacolo di Emma Dante, dal 12 aprile (ore 21) replicherà al Teatro Biondo (sala Strehler) dopo il grande successo registrato al Festival di Spoleto e una lunga e applauditissima tournée.
Lo spettacolo è la riscrittura della Dante, che firma anche la regia, gli elementi scenici e i costumi, di una fiaba tratta de “Lo cunto de li cunti overo lo trattenimiento de peccerille” di Giambattista Basile, noto anche col titolo di “Pentamerone”, una raccolta di cinquanta fiabe raccontate in cinque giornate.
Gli straordinari interpreti, che hanno già convinto pubblico e critica, sono Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola.
Come una partitura metrica, la lingua di Basile cerca la verità senza rinunciare ai ghirigori barocchi della scrittura.
“La scortecata” è lo trattenimiento decemo de la iornata primma e narra la storia di un re che s’innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. Il re, gabbato dal dito che la vecchia gli mostra dal buco della serratura, la invita a dormire con lui. Ma dopo l’amplesso, accorgendosi di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra.
La vecchia non muore ma resta appesa a un albero. Da lì passa una fata che le fa un incantesimo: diventata una bellissima giovane, il re se la prende per moglie.
La riscrittura di Emma Dante, che come nella tradizione settecentesca ha affidato a due uomini i ruoli femminili, attraverso la farsa e il grottesco allude a una condizione esistenziale imperniata sul gioco del teatro, sulla rappresentazione come antidoto alle brutture della realtà e alla morte.
In una scena vuota, Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re.
Bastano due seggiulelle per fare il vascio, una porta per fare “entra ed esci” dalla catapecchia e un castello in miniatura per evocare il sogno (progetto luci Cristian Zucaro).
Le due vecchie, sole e brutte, si sopportano a fatica ma non possono vivere l’una senza l’altra. Per far passare il tempo nella loro misera vita, inscenano la favola con umorismo e volgarità, e quando alla fine non arriva il fatidico «e vissero felici e contenti…», la più giovane, novantenne, chiede alla sorella di scorticarla per far uscire dalla pelle vecchia la pelle nuova.
La morale, secondo Giambattista Basile è questa: «Il maledetto vizio delle femmine di apparire belle le riduce a tali eccessi che, per indorare la cornice della fronte, guastano il quadro della faccia; per sbiancare le pellecchie della carne rovinano le ossa dei denti e per dare luce alle membra coprono d’ombre la vista. Ma, se merita biasimo una fanciulla che troppo vana si da a queste civetterie, quanto è più degna di castigo una vecchia che, volendo competere con le figliole, si causa l’allucco della gente e la rovina di sé stessa».
Lo spettacolo, co-prodotto dal Biondo con il Festival di Spoleto in collaborazione con Atto Unico – Compagnia Sud Costa Occidentale, replicherà fino al 6 maggio con alcune date già sold out.
Sul sito del teatro il calendario dettagliato.