La vecchia cortina di ferro che da Stettino a Trieste separava il blocco occidentale da quello sovietico nella nuova versione, che divide la Nato dalla Russia, sembra essersi spostata e allungata fino al Mediterraneo facendo diventare la Sicilia “prima linea” come i paesi Baltici, la Polonia e la Romania.
La presenza russa nel Mediterraneo non è una novità: c’è una presenza sommergibilistica e altre unità militari solcano le calde acque mediterranee in direzione del porto siriano di Tartus. Negli ultimi tempi, secondo autorevoli fonti di intelligence, però molti convogli militari russi hanno cambiato destinazione, volgendo la prua verso il porto di Tobruk il principale scalo della Cirenaica controllata dal Khalifa Haftar, il ras di Bengasi che tiene sotto controllo mezza Libia.
A Tobruk, secondo un rapporto di All Eyes on Wagner, un collettivo di specialisti internazionali, che indaga sui network russi in terra d’Africa, da tre mesi continuerebbero a giungere combattenti (sarebbero circa 1800) e adesso anche mezzi militari ed equipaggiamento bellico, da mortai a blindati.
Secondo gli analisti l’obiettivo del Cremlino sarebbe chiaro: conquistare una presenza stabile nel Mediterraneo per avere una solida testa di ponte per le operazioni in Africa e aprire un nuovo fronte, quello sud, con la Nato.
La presenza russa in Libia preoccupa in particolare la Francia e l’Italia, i due paesi europei e della Nato che dopo il disimpegno navale americano ne Mediterraneo sono state chiamate a rivedere le loro strategie nel Mare Nostrum e si sono fatte carico di occuparsi interamente del fronte Sud dell’Alleanza Atlantica.
Non c’è dubbio però che la presenza russa in Libia preoccuperà presto anche gli Usa: le coste libiche distano decisamente poche miglia dalla Sicilia dove si trovano la base di americana di Sigonella e il Muos la struttura chiave delle comunicazioni militari americane.
L’attivismo russo nell’altra sponda del Mediterraneo è anche diplomatico e non è limitato alla Cirenaica ma anche al cosiddetto governo di Tripoli. Una delegazione politica e militare libica di alto livello si è recata proprio in questi giorni a Mosca, in Russia, per colloqui sugli ultimi sviluppi di sicurezza e militari in Libia, ma anche sui principali fascicoli economici, petroliferi e del gas. Questa missione giunge dopo la visita in Russia di Khaled Haftar, figlio del generale Khalifa Haftar, giunto a Mosca il 7 marzo scorso in qualità di comandante delle Forze di sicurezza dell’Esercito nazionale libico (Enl) con sede a Bengasi, nell’est della Libia.
In questo quadro si comprende meglio la recente visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Libia alla corte di Haftar: il tentativo è allontanare il più possibile i libici dai russi per non avere questi ultimi dietro la porta di casa.
Ma forse non si è arrivati in tempo.