Mentre mancano un centinaio di seggi alla chiusura dello spoglio Forza Italia in Sicilia torna a respirare l’aria del 61 a 0. Certo non si tratta più di collegi elettorali ma la Sicilia colorata in azzurro nelle cartine dei sondaggisti segna il ritrovato primato dei berlusconiani nell’Isola.
E’ infatti il primo posto di Forza Italia conquistato alle Europee il dato più eclatante dei risultati siciliani. Gli azzurri con quasi il 24% scippano il primato a Fratelli d’Italia che si ferma intorno al 20%. Un risultato, quello di Fi, che non si vedeva neanche dai tempi in cui Berlusconi era tornato a candidarsi e che è dovuto alla straordinaria prestazione del candidato presidenziale Edy Tamajo che vola oltre le 100mila preferenze personali. Ma è tutta la lista azzurra a macinare preferenze con Marco Falcone in seconda posizione (91mila preferenze) seguito da Chinnici e Dell’Utri i candidati che hanno goduto rispettivamente dell’appoggio dell’Mpa e della Dc di Cuffaro, partiti che probabilmente non sono riusciti a trasferire tutte le preferenze di cui erano capaci ma che dimostrano di aver avuto fiuto politico nel puntare sul successo di Forza Italia. La vittoria di Forza Italia blinda il Presidente Renato Schifani nei confronti della maggioranza di centrodestra e all’interno del partito dove a Roma potrà far valere il ritrovato primato di Fi e il pacchetto di preferenze di Tamajo.
Dalle parti di Fratelli d’Italia tutto come da copione. Hanno scritto tutti Giorgia, e poi a ruota Giuseppe Milazzo e Ruggero Razza. C’è però il tema della delusione di aver perso il primato in Sicilia e il fatto che qualcosa forse a livello regionale non abbia funzionato visto che si è riuscito a fare poco meglio delle Politiche. Alla lunga il mancato primo posto potrebbe costituire un problema per Fdi che aspirava ad essere il Partito cardine del centrodestra regionale.
Nell’opposizione il primato siciliano del Movimento 5 Stelle viene ridimensionato, certo meno che nelle altre parti d’Italia ma appare evidente che i grillini abbiano ceduto terreno al Partito Democratico e a Verdi-Sinistra.
Il Pd in Sicilia torna a sorridere come in tutto il Sud, certo forse in Sicilia sorride un po’ meno ma il 14% centrato è rassicurante come anche le preferenze assicurate a Elly Schlein e al campione dem Giuseppe Lupo che può accostare il suo successo personale a quello del suo riferimento nazionale il Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
In affanno Cateno De Luca. Libertà a livello nazionale si ferma all’1,2, lontanissima dallo sbarramento del 4%, ma è un risultato praticamente determinato dal 7% siciliano visto che in tutta Italia il listone deluchiano ha percentuali da prefisso telefonico. C’è da giurare che il risultato elettorale non piacerà per niente al leader di Sud Chiama Nord che oltre ad aver patito fisicamente durante la campagna elettorale è stato attanagliato dal sospetto che alcuni dei suoi non abbiano fatto a sufficienza o peggio si siano fatti prendere dalla sindrome di Dafne Musolino e sarebbero tentati di abbandonare il sindaco di Taormina.
La Lega in Sicilia si conferma a trazione Luca Sammartino. L’ex vice presidente della Regione che ha dovuto lasciare il posto in giunta per guai giudiziari ha fatto campagna elettorale pancia a terra per l’ex meloniano Raffaele Stancanelli che raccoglie oltre 40mila preferenze e surclassa i compagni di lista anche lo stesso generale Vannacci che però riesce ad arrivare secondo e che durante la notte per alcune ore è stato in testa in termini di preferenze grazie anche alla Sardegna. Al netto del Generale il secondo posto è del colonnello Mimmo Turano, che centra un buon risultato e si appresta ad essere a credito con il partito. Delusione per l’europarlamentare uscente Annalisa Tardino che perde consensi rispetto al 2019 (ma era un’altra epoca) e si ferma a quota 18mila piazzandosi comunque al quarto posto appaiata all’assessore alla formazione.
L’Alleanza Verdi Sinistra sfiora il 5% grazie al voto di opinione calamitato dalle candidature di Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Un risultato decisamente migliore da quello modesto delle politiche e da quello della lista di Claudio Fava alla regionali e che non beneficia neanche della presenza di Leoluca Orlando decisamente lontano dai fasti passati e che in Sicilia si ferma a 16mila preferenze.
E poi c’è il disastro centrista macroniano. I numeri per Stati Uniti d’Europa e Azione sono impietosi ed è probabile che la negativa performance siciliana abbia contribuito in maniera decisa al mancato raggiungimento del 4%. Stupisce in questo quadro anche lo scarso consenso personale raccolto da Renzi e Calenda in Sicilia ma anche i numeri negativi dell’ex Rettore di Palermo ed ex candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Fabrizio Micari.
I numeri in Sicilia dicono di un Centrodestra saldamente al comando e di un’opposizione che dovrà inventarsi qualcosa per riuscire a competere. Adesso si aprirà la partita interna alla maggioranza, una partita non scontata che però dovrà tener conto della nuova centralità di Forza Italia e del rafforzamento di Schifani.