Trascorsa la fase più acuta della pandemia da Covid-19, gli effetti collaterali negativi per i principali settori laburistici non si sono ancora attenuati. Terminata quasi del tutto l’emergenza sanitaria, bisogna adesso fare i conti con l’emergenza lavorativa. Nel 2021 la campagna #isolasenzacatene della Cgil aveva fatto emergere come in Sicilia vi fossero meno occupati rispetto al periodo prepandemico e un crescente numero di lavoratori in nero. Ad oggi la situazione è ancora così?
Il contesto attuale si caratterizza per il forte immobilismo rispetto alle condizioni presenti negli anni precedenti. Tonino Russo, segretario generale Flai Cgil, infatti, sottolinea con massima chiarezza: “Non è cambiato nulla, ed anzi dopo la pandemia c’è stata un’accelerazione sulle attività che ha portato sicuramente ad un allentamento sull’attenzione relativa alla sicurezza.”
L’occupazione irregolare non può garantire il pieno rispetto dei diritti del lavoratore. Lì dove non ci sono diritti è chiaro che può esserci spesso sfruttamento ed abuso da parte del datore di lavoro. Basti pensare ad alcuni settori particolarmente delicati come quello agricolo che, specie nel periodo estivo, risulta essere una zona franca dove si sviluppa anche il fenomeno del caporalato.
A tal proposito, Tonino Russo, fa luce sulla situazione attuale nell’Isola: “Registriamo che il lavoro irregolare è una costante. Oltre al lavoro in nero di tanti immigrati che arrivano in Sicilia e lavorano senza contratti e tutele, ci sono anche moltissimi lavoratori italiani e stranieri che hanno salari al di sotto di quelli contrattuali. La Flai Cgil nazionale ogni due anni presenta il rapporto agromafie e caporalato, dove abbiamo registrato che in alcuni territori c’è almeno un 40% di lavoro irregolare in agricoltura. E la Sicilia ha anche un triste primato, perché ci sono ben 52 aree in cui è presente il fenomeno dello sfruttamento o del caporalato ed irregolarità di vario genere”.
Inoltre, nel settore agricolo spesso i lavoratori sono costretti a lavorare “a giornata”, rendendo particolarmente difficoltoso il controllo sul rispetto dei minimi retributivi. A tal proposito, infatti, potrebbe anche tornare utile un provvedimento legislativo sul salario minimo, in queste settimane al centro del dibattito pubblico per il governo nazionale. Anche Tonino Russo, infatti, conferma che “stabilire un salario minimo darebbe più garanzie ai lavoratori”.
Il tema risulta essere ancora più attuale se si pensa agli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio economico di Unioncamere relativamente alla nascita di nuove imprese nel territorio siciliano. In base alle informazioni estrapolabili dai registri conservati presso le Camere di commercio italiane è lampante come la Sicilia si ponga al quarto posto per numero di iscrizioni nel 2022 (20.200). Contrariamente a quanto si possa pensare nell’immaginario collettivo, le regioni meridionali risultano nell’ultimo periodo come il vero motore dell’economia italiana.
La differenza positiva tra iscrizioni e cessazioni, tuttavia, non basta per creare un buon tessuto imprenditoriale nell’Isola. Bisogna anche realizzare l’attività nel modo migliore possibile e nel rispetto delle regole giuslavoristiche. Questo è necessario al fine di dare continuità alla crescita economica delle regioni del Sud, perché non rimanga una situazione soltanto momentanea e destinata a spegnersi con il trascorrere dei mesi.
La situazione del lavoro irregolare siciliano, tuttavia, richiede un intervento risolutivo anche attraverso nuove assunzioni di ispettori del lavoro. L’Isola ne conta, infatti, appena 63. Questi dovrebbero vigilare sulla presenza di violazioni perpetrate nelle centinaia di migliaia di imprese siciliane presenti. Chiaramente, ciò implica la sicurezza di una quasi totale impunità per i datori di lavoro che assumono in nero o che pongono in essere rapporti di lavoro in barba alle regole più basilari.
L’ultimo settore laburistico che, in ordine cronologico, è stato al centro di dibattiti pubblici e provvedimenti legislativi per limitare lo sfruttamento dei propri dipendenti è stato quello dei rider. In conseguenza di alcune recenti sentenze, infatti, da un lato questa categoria di lavoratori ha pienamente diritto al versamento dei contributi Inps e dall’altro lato la loro attività può essere configurabile come lavoro subordinato. Da ciò, discendono le tipiche tutele di cui possono godere, quali minimi retributivi indicati nella contrattazione collettiva e protezione da licenziamenti illegittimi.
Il segretario generale di Flai Cgil spiega che occorre far luce “oltre che sul settore dei rider, anche su quello dell’edilizia. Con il boom derivante dal bonus 110% – spiega – c’è stato un allentamento dell’attenzione sul tema della sicurezza. Non è un caso che nelle ultime settimane si siano verificati diversi casi di morti sul lavoro”.