“Angelo o Sirena, cosa importa, se tu, fata dagli occhi di velluto, ritmo, luce, profumo, o mia sola regina, mi rendi meno ripugnante l’universo, meno grevi gli istanti?”
E sì! Qualsiasi forma o suono avesse una sirena non importava a Charles Baudelaire.
Il mito delle sirene è uno dei più affascinanti di tutti i tempi. Questi esseri ibridi, nell’immaginario collettivo, son descritti metà pesci e metà umani con una pinna caudale luccicante e colorata.
Ma pochi sanno che, fino al II secolo, queste creature avevano un’altra forma. Anche se le ricordiamo nell'”Odissea” di Omero, sempre se lui la scrisse, non si parla della forma, Apollonio Rodio ne “Le Argonautiche” le rappresenta metà donne e metà volatili intorno al mar.
Le origini delle sirene risalgono sicuramente all’antica Grecia, ma da quale divinità son figlie non si sa, ma il cambiamento nella rappresentazione di questi esseri si pensa essere legato a due motivi: o una traduzione sbagliata, o per l’avvento del cristianesimo.
Difatti, le sirene, in entrambe forme, sono creature divine, seducenti che con il loro aspetto ed il bel canto, mettono a dura prova il lume dell’uomo. Esseri del male che avevano un collegamento con la morte. O portavano ad esso o trattenevano le anime dei morti nel suo regno.
Quindi la sirena è ben diversa dalla favola della Disney, anche se l’opera scritta dal danese Hans Christian Andersen, non ha un finale così lieto come quello del film d’animazione.
Quel “C’era una volta…” ruota attorno ad un amore impossibile, tra violenza, relegazione, solitudine e isolamento sociale e politico.
Sì perché la “Sirenetta” è la trasposizione dell’amore dell’autore per il suo più grande amico etero che si stava per sposare, ma per l’Ottocento, ovviamente, l’omosessualità era un tabù.
Quindi, visto che da poco è uscito il remake della favola, se la Disney voleva essere politically correct, proprio per come nasce la storia, Ariel doveva essere un “sirenotto“.
Per gli scienziati? La risposta è ovvia, ma noi preferiamo sognare.
Il suono delle sirene
Da soave canto a suono bitonale assordante, la sirena fu inventata dal filosofo naturale scozzese John Robinson al finir del ‘700 come strumento musicale. I toni erano prodotti mediante rapida interruzione di una corrente d’aria, vapore o fluido su un disco rotante perforato. Nell’800 lo strumento venne perfezionato dal fisico e ingegnere francese Charles Cagniard de Latour. In questo periodo prese il nome di “Sirena”, poiché i forti suoni potevano essere prodotti anche sott’acqua.
In tempo di guerra questi strumenti vennero utilizzati per allertare soldati e cittadini, dell’arrivo di un attacco imminente. Per aumentarne il volume, inoltre, venne aggiunto un corno.
Con l’avvento dell’energia elettrica, le sirene non erano più azionate da fonti esterne di aria compressa, ma da motori elettrici, che generavano il flusso d’aria necessario tramite un semplice ventilatore centrifugo, incorporato nel cilindro interno della sirena.
Il loro ruolo nella musica, in ogni caso non si perse, anzi, la sirena venne messa in risalto nelle opere di compositori classici d’avanguardia e contemporanei, in particolar modo nel “Futurismo” italiano.
Nei veicoli?
I veicoli dell’emergenza utilizzavano campanelli per allertare il pubblico. Poi si passò alle sirene abbinate a sistemi di illuminazione di emergenza. Lo scopo, ovviamente, era quello di effettuare un immediato impatto di allerta. I colori dei lampeggianti, blu e rosso, vennero scelti poiché più visibili nella notte e facilmente percepibili per le persone che soffrono di daltonismo.
Le sirene, nei veicoli adibiti per legge, con lampeggiante, sono l’unico strumento che permette di andare in deroga alle regole generali della circolazione, ma solo nell’espletamento di servizi urgenti. Ovviamente, il Codice della Strada, evidenzia che “devono prevalere comunque le regole di comune prudenza e diligenza”.
La sirena d’emergenza
Utilizza le frequenze fondamentali di 466 Hz (la diesis) e 622Hz (re diesis) così intervallate
- un suono a 466 Hz (750 ms.)
- un suono a 622 Hz (750 ms.)
- un suono a 466 Hz (750 ms.)
- un suono a 622 Hz (750 ms.)
Il ciclo deve svolgersi in un tempo pari a 3 sec + 0 5 sec, comprendente l’eventuale intervallo fra un ciclo acustico completo ed il successivo. Quest’ultimo intervallo non deve comunque superare 0,2 sec. Le note devono essere egualmente intervallate con approssimazione di± 5%.
La sirena di soccorso
Utilizza le frequenze 392 Hz (Sol) e 660 Hz (mi) in un ciclo di tre secondi così intervallate:
- suono a 392 Hz per la durata di 1/3 del ciclo (1000 ms)
- suono a 660 Hz per la durata di 1/18 del ciclo (167 ms)
- suono a 392 Hz per la durata di 1/18 del ciclo (167 ms)
- suono a 660 Hz per la durata di 1/18 del ciclo (167 ms)
- suono a 392 Hz per la durata di 1/3 del ciclo (1000 ms)
- suono a 660 Hz per la durata di 1/18 del ciclo (167 ms)
- suono a 392 Hz per la durata di 1/18 del ciclo (167 ms)
- suono a 660 Hz per la durata DI 1/18 del ciclo (167 ms).
Perché il suono è diverso quando l’ambulanza si avvicina all’ascoltatore?
La causa è l‘effetto doppler. La frequenza delle onde si riduce quando la sorgente e l’osservatore si allontanano, perché le onde devono percorrere uno spazio maggiore. Viceversa, la frequenza delle onde aumenta quando la sorgente e l’osservatore si avvicinano tra loro, perché lo spazio da percorrere è minore.
Questo effetto garantisce, in pratica, le coordinate del mezzo e, quindi, il suo arrivo imminente.
Ricordiamo che ostacolare il transito di un’ambulanza a sirene spiegate può comportare l’applicazione di una sanzione amministrativa e, in alcuni casi, l’apertura di un procedimento penale, rischiando persino l’arresto per omicidio colposo.