A settembre 2024 la Sicilia ha approvato la prima legge anticrack in Italia, per contrastare un’emergenza che devasta intere generazioni. Una svolta nella lotta alle dipendenze e nel supporto alle decine di ragazzi e ragazze che, fino a poco tempo fa, non avevano che l’aiuto e la comprensione di una manciata di volontari.
Adesso, dopo l’ingresso in campo delle istituzioni, la situazione dovrebbe cambiare: almeno sulla carta.
Sono più di 23 milioni di euro i fondi messi a disposizione per attuare la norma, distribuiti nel triennio 2024-2026.
Ma se negli ultimi mesi alcuni degli organi principali della legge, come il Comitato regionale di indirizzo sulle dipendenze (CRID), il Tavolo per la ricerca e il coordinamento partecipato in area dipendenze (TaRCoPaD) e la Rete regionale diffusa sulle dipendenze (RReDD) sono stati formalmente istituiti, mancano all’appello del sistema di cura e prevenzione quegli elementi necessari per operare sul campo, soprattutto nei quartieri della città più difficili, come i centri di prossimità, i drop-in e le unità mobili.
Come ci spiega Nino Rocca, ex-docente e attivista che conosce a fondo la realtà del crack e di Ballarò, “I problemi principali riguardano le competenze della Regione, che dovrebbe attivare, tramite i decreti attuativi, le strutture previste dalla legge. In particolare, servono i centri di accoglienza a bassa soglia, da collocare in prossimità delle aree di spaccio. Sono strutture fondamentali, senza le quali è impossibile bonificare i territori. A Palermo, il quartiere simbolo di questa emergenza è Ballarò: la situazione è sotto gli occhi di tutti“.
Mancano quindi professionisti e personale medico qualificato da inserire nei progetti previsti dalla legge. Professionisti che servirebbero per aprire nuovi centri di pronta accoglienza nei vari capoluoghi di provincia siciliani, come quello situato in via La Loggia a Palermo, primo punto di riferimento per famiglie e tossicodipendenti.
“Entro giugno contiamo di aprire altri due centri uno a Messina e uno a Catania, le altre due città metropolitane – dichiara Daniela Faraoni, assessore regionale alla Salute – L’obiettivo è di estendere la copertura a tutte le province siciliane entro il 31 dicembre”.