Sicilia Futura rimarrà nel centrosinistra, non sente alcuna sirena che proviene dalle parti del centrodestra e anzi con il suo leader Salvatore Cardinale rilancia con convinzione: «Io sono stato uno dei fondatori del Pd, credo non vada dimenticato. Le elezioni regionali erano un traguardo che ci eravamo dati a cui arrivare con il nostro simbolo. Oggi la questione che ci poniamo è se rimanere un movimento autonomo o piuttosto confluire dentro il Partito Democratico, diventandone una componente attiva».
L’ex ministro fa una breve analisi del voto «Il risultato di Sicilia Futura è sotto gli occhi di tutti. Nelle sette province in cui siamo stati presenti abbiamo conseguito mediamente l’8%, la media complessiva è del 6%. A Ragusa Nello Dipasquale che ci aveva aiutato a costruire nel territorio Sicilia Futura ha scelto poi il Pd. A Siracusa metà della lista che stavamo predisponendo si è trasferita nell’Udc».
Cardinale evidenzia la mobilità crescente degli elettori: «Il risultato che dà ragione al centrodestra non può essere considerato indicativo per il dopo. La mobilità estemporanea di molti candidati verso il centrodestra è stata ritenuta l’unico argine possibile al ‘grillismo’».
Non c’è, a suo avviso comunque un quadro stabilizzato e una tendenza diffusa, al di là dell’affermazione venuta fuori nella scelta dei siciliani tra voto ‘strutturato’ e voto anti-sistema: «Il centro è largamente maggioritario in Sicilia anche se il presidente della Regione proviene dalla Destra, ed è persona di cui ho un grande rispetto. Un terzo degli elettori ha votato per Grillo, tre quarti dell’elettorato siciliano o non va a votare o si è espresso in aperto dissenso al sistema politico».
Lo scenario quindi rimarrebbe fluido ed i tempi della durata del consenso si accorcerebbero notevolmente: «Tutto è molto liquido, il cambio di passo è già successo qualche mese fa in occasione della vittoria di Orlando a Palermo nelle ultime amministrative».