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L’ex presidente di Confindustria Antonello Montante, condannato in appello a 8 anni.

sabato 9 Luglio 2022

Ridimensionata la pena per Montante che, in primo grado, era stato condannato a 14 anni. Condannati anche alcuni componenti del suo “cerchio magico”, accusati a vario titolo di corruzione, rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio e favoreggiamento.

Era attesa nel pomeriggio ma la sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta è arrivata solo in serata. Otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico, questa la condanna per l’ex numero uno di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.

Condannato a  5 anni  il capo della security di Confindustria Diego Di Simone (il gup gli aveva dato 6 anni e 4 mesi), a 3 anni e 3 mesi il sostituto commissario Marco De Angelis, (4 in primo grado).
Assolti il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, che in primo grado aveva avuto 3 anni, e Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco che aveva avuto un anno e 4 mesi

“Rispetto al primo grado c’è stato un ridimensionamento, anche se ovviamente non siamo assolutamente soddisfatti e quindi proporremo ricorso per Cassazione. Resta il problema dell’associazione che non riteniamo proprio configurabile. Alcune ipotesi di corruzione, se pure ridimensionate, non sono rispondenti a quelle che sono le nostre ricostruzioni”. Lo ha detto l’avvocato Carlo Taormina, difensore di Antonello Montante.“Noi riteniamo che il rapporto di do ut des tra Montante e la polizia o la Finanza non sia mai stato provato”, ha aggiunto.

“Già la sentenza di primo grado aveva sancito l’estraneità del questore Andrea Grassi a ogni rapporto opaco. Oggi , con la completa assoluzione gli è è stato ridato anche l’orgoglio di dichiararsi, come fatto dalle prime battute delle indagini, un uomo dello Stato”. Lo affermano i difensori Cesare Placanica e Walter Tesauro esprimendo “soddisfazione” per la sentenza emessa oggi dalla corte d’appello di Caltanissetta

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