Giuseppe Costa, arrestato per mafia oggi nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Palermo, è indagato insieme ai boss Pietro e Francesco Virga, Francesco Peralta, Antonino Buzzitta e Giuseppe Piccione, già detenuti.
Costa è uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, (figlio del collaboratore di giustizia Mario Santo), poi barbaramente ucciso e sciolto nell’acido. Fu testimone dell’arrivo del ragazzino, che giunse nella sua abitazione di Custonaci chiuso nel portabagagli di un’auto e incappucciato.
Secondo i pm, avrebbe partecipato alla “mobilitazione mafiosa” per le elezioni regionali dell’autunno del 2017. Le famiglie mafiose di Trapani e Marsala si erano interessate a procurare voti in particolare in favore della candidata, poi non eletta, Ivana Inferrera.
La donna, già processata, è stata però assolta. Costa, poi, avrebbe tutelato gli interessi di Cosa Nostra nella Calcestruzzi Barone s.r.l. di San Vito Lo Capo, risultata sotto l’influenza mafiosa delle famiglie Virga e Mazara, ditta a cui era stato richiesto di fornire una parte dei proventi ai clan. L’arrestato, inoltre, si sarebbe occupato di recuperare crediti per conto dell’esponente mafioso trapanese Antonino Buzzitta.
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