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I dati

Migliori ospedali italiani, classifica Agenas: il Garibaldi-Nesima di Catania si distingue nell’area oncologica

giovedì 26 Ottobre 2023
catania
Ospedale Garibaldi Nesima

Uscita la classifica del Programma Nazionale Esiti (Pne) 2023 dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sviluppato su mandato del ministero della Salute. Tra gli ospedali siciliani tra le 28 strutture con livello di “qualità alto” nell’area oncologica si distingue il Nuovo Ospedale Garibaldi-Nesima  di Catania.

Per il secondo anno di seguito, salgono sul podio di migliori ospedali d’Italia l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. I due ospedali, il primo privato ed il secondo pubblico, figurano infatti al top nella classifica del Programma Nazionale Esiti (Pne) dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sviluppato su mandato del ministero della Salute. Le due strutture hanno riportato una valutazione di qualità alta o molto alta per almeno 6 aree cliniche su un totale di 8 (cardiocircolatorio, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologia, osteomuscolare, nefrologia, sistema nervoso, gravidanza e parto).

Il Pne rappresenta un osservatorio permanente sull’assistenza ospedaliera. I dati dell’ultima edizione fanno riferimento all’attività assistenziale erogata nel 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati e segnano una svolta rispetto al periodo della pandemia: l’attività è infatti ripresa ed i ricoveri sono risaliti, anche se restano ancora lontani i livelli pre-Covid. Le valutazioni degli ospedali sono relative ai volumi di attività chirurgica, all’accesso alle procedure tempo-dipendenti, all’appropriatezza clinico-organizzativa. In tutto, sono 195 gli indicatori considerati.

Una classifica basata dunque sull’esame attento di vari parametri e sulla base della quale molte sono le strutture ospedaliere promosse e cresce la qualità complessiva. La proporzione di strutture con livello di qualità alto o molto alto per almeno il 50% dell’attività svolta, rileva Agenas, è aumentata infatti rispetto al 2021, passando dal 23% al 26% nel 2022.

Il Pne presenta infatti una fotografia della sanità italiana a luci ed ombre. Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere, rileva il rapporto, convivono aree di qualità molto alta con aree di qualità di livello ancora basso o molto basso. Inoltre, se il 2022 segna una significativa ripresa delle attività ospedaliere dopo il periodo pandemico con un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 (+328 mila), persiste comunque una riduzione dei ricoveri del 10% rispetto al 2019 e nel triennio 2020-2022 la riduzione dell’attività ospedaliera stimata sui volumi del 2019 è stata pari a 3,8 milioni di ricoveri.

Il Pne punta i fari anche su alcune “diseguaglianze nell’assistenza sanitaria”. Nell’area cardiovascolare, ad esempio, si è registrata nel 2022 una proporzione minore di donne con infarto che accedono tempestivamente all’angioplastica: 43% contro il 54% degli uomini. Ciò si traduce in un aumento della mortalità. Per l’area della gravidanza, invece, tra le donne straniere si evidenziano meno tagli cesarei ma un alto rischio di riospedalizzazione.

In 9 regioni, poi, nessuna struttura ha un livello di qualità molto alto nell’area gravidanza e parto. Inoltre, torna a crescere il numero dei parti cesarei. Tra le criticità, il basso volume di attività in alcune aree: un terzo dei punti nascita è ad esempio sotto il limite di 500 parti l’anno. La sanità è “in ripresa ma resta il problema delle liste di attesa: per abbatterle servono nuove regole ed occorre sostituire il tetto di spesa sul personale, fermo al 2004”, ha affermato il presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore, che avverte: “Il Pne non è però uno strumento per fare classifiche ma una piattaforma di analisi del Ssn che di anno in anno diventa più precisa e utile. Non bisogna cadere nella tentazione di farne uno strumento per penalizzare ulteriormente le realtà che hanno più difficoltà. Il Programma ci aiuta a metterle in evidenza le criticità e ci indica dove concentrare gli sforzi”.

 

La mappa dei migliori ospedali in Italia per aree di intervento è fotografata dal Programma nazionale esiti 2023 (Pne) dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), sulla base di vari indicatori.

Questa la classifica delle strutture al top per diverse specialità su un totale di 1400 ospedali pubblici e privati esaminate nel Pne:

– OSPEDALE CAREGGI IL PRIMO PER IL CUORE: l’area cardiovascolare è valutata attraverso 6 indicatori (tra cui mortalità a 30 giorni per infarto e tempestività di accesso all’angioplastica coronarica entro 90 minuti dall’accesso nella struttura di ricovero). È applicata una soglia di volume per struttura per il bypass aorto-coronarico di almeno 360 interventi negli ultimi due anni. Laddove la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è valutato come di qualità molto bassa indipendentemente dall’esito. Sul totale di 562 strutture che sono valutate in quest’area, sono solo 55 le strutture con tutti e sei gli indicatori calcolabili. Di queste, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze è l’unica struttura che raggiunge un livello di qualità molto alto; 17 strutture raggiungono invece un livello di qualità alto.

– LE STRUTTURE MIGLIORI NELL’AREA ONCOLOGICA: nella chirurgia oncologica, il Pne ha analizzato 3 indicatori (tra cui mortalità a 30 giorni per intervento chirurgico per tumore polmone e colon) ed è stato applicato un vincolo per struttura di almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, di almeno 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 interventi per il tumore del colon. Risultano 116 strutture con tutti e tre gli indicatori ma le 4 strutture con livello di qualità molto alta sono: Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I – G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma). Sono invece 28 le strutture valutate con livello di qualità alta.

Tra i primi 32 ospedali  e tra le 28 con livello di “qualità alto” nell’area oncologica si distingue appunto il Nuovo Ospedale Garibaldi – Nesima  di Catania.

– PER L’AREA OSTEOMUSCOLARE 28 NOSOCOMI AL TOP: l’area osteomuscolare è valutata attraverso 3 indicatori (frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore; intervento di protesi di anca: riammissioni a 30 giorni; intervento di protesi di ginocchio: riammissioni a 30 giorni) ed è stata applicata una soglia di volume per struttura di almeno 80 interventi annui per le protesi di anca e le protesi di ginocchio, e di almeno 65 interventi annui per gli interventi per frattura del collo del femore. Laddove la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è stato valutato come di qualità molto bassa. Risultano 338 strutture con tutti e tre gli indicatori valutati; tra queste, 28 raggiungono un livello di qualità molto alto.

-OSPEDALI DI QUALITA’ ALTA PER LA GRAVIDANZA: In Italia, 342 strutture rispondono a tutti gli indicatori per l’area gravidanza e parto, di cui 50 raggiungono un livello di qualità molto alto. La regione che presenta però la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto è l’Emilia-Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%). In 9 regioni, nessuna struttura raggiunge un livello di qualità molto alto: Valle d’Aosta, Liguria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Il Pne rileva inoltre che un terzo dei punti nascita è sotto il limite dei 500 parti l’anno, mentre la percentuale dei parti cesarei cresce ai livelli del 2017 (23%). Si osserva un minore ricorso al cesareo nei punti nascita pubblici sopra i 1.000 parti l’anno, e una maggiore propensione nelle strutture private. Si registra anche una spiccata variabilità intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Lombardia, Puglia e Lazio.

Il 2022 segna una significativa ripresa delle attività ospedaliere dopo il periodo pandemico: si registra infatti un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 (+328 mila) ed è proseguito il riavvicinamento dei volumi ai livelli prepandemici soprattutto per l’attività programmata e per quella diurna, sebbene persista una riduzione del 10% rispetto al 2019.

Tuttavia, complessivamente, nel triennio 2020-2022 la riduzione dell’attività ospedaliera stimata sui volumi del 2019 è stata pari a 3 milioni e 800 mila ricoveri.

 

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