Oggi è il giorno della celebrazione del settantaduesimo anniversario dello Statuto Siciliano. Si tratta di una ricorrenza, una festa o lo spunto per una esplicita disillusione?
L’interrogativo si pone legittimamente su più livelli. L’esperienza sino ad oggi maturata di questo strumento ha fatto registrare spesso il cattivo uso delle risorse finanziarie e delle competenze legislative a disposizione della Regione, impedendo all’Autonomia siciliana di fungere da leva dello sviluppo sociale, politico ed economico che tutti, almeno a parole, auspichiamo.
Oggi si parla spesso di revisione dello Statuto siciliano senza tenere conto del livello, spesso argomentato e non privo di ragioni fondate, di pregiudizio da parte di un quadro politico nazionale che non vede di buon occhio la prerogativa statutaria siciliana e l’uso che ne è stato fatto.
Francesco Merlo, editorialista di Repubblica, catanese di origine, alcuni anni fa scriveva così: “Esistono Regioni d’Italia in cui lo Statuto speciale è virtuoso o magari soltanto utile e storicamente giustificato, ma sicuramente in Sicilia l’ autonomia deve essere abolita per bancarotta economica, politica e morale. E bisogna cancellarla dalla Costituzione, come atto d’amore verso una terra meravigliosa, e liberare i siciliani da un baronaggio feudale che dissipa il più grande tesoro del Mediterraneo e non parlo solo del buco di 5,3 miliardi e delle spese che nel 2012 supereranno i 27 miliardi”.
Cosa serve per smontare queste durissime, ma per certi versi ineccepibili righe?
Le spinte autonomiste in Sicilia hanno trovato spazio adeguato in passato esprimendo l’esperienza di governo regionale, a guida di Raffaele Lombardo, dal 2008 al 2012. Oggi, nonostante gli argomenti di negoziazione degli accordi romani, portati avanti da Gaetano Armao, vicepresidente della Regione che parla di un uso ‘dinamico’ dello Statuto e di un adattamento funzionale alle reali esigenze dell’Isola, il dibattito non esce oltre il perimetro sporadico dell’argomento elettorale. Ma è ancora viva questa spinta, e soprattutto, serve a creare le migliori condizioni di agibilità politica ?
La Sicilia che rivendica lo Statuto deve pertanto avere la forza di guardarsi allo specchio. Riconoscere l’enormità dei propri limiti e guardare al cambiamento con la forza di cui è capace. A partire dall’attuale governo, che punta a uscire dal pantano in cui, spesso la politica fa ripiombare le istituzioni, sottraendo spazi di credibilità all’esterno che esponenzializzano gli argomenti contro la Sicilia.
E’ Agrigento quest’anno a ospitare l’anniversario. Il governo regionale oggi nella Valle dei Templi tiene una seduta di giunta. Alle 20 avrà inizio, all’aperto, il concerto dell’Orchestra sinfonica siciliana, davanti ai deputati, ai sindaci dell’isola e alle altre autorità. Il concerto sarà preceduto da un intervento del governatore sulla attualità dell’Autonomia, a oltre settant’anni dalla concessione.
Al di là delle festa, dunque, auguriamo alla politica siciliana un’accurata giornata di opportuna riflessione.