In corso le primarie del Partito Democratico Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del PD, ha fatto l’ultima tappa a Palermo presso la biblioteca Re Mida: un confronto con la cittadinanza e gli amministratori locali, appoggiato da una forte rappresentanza dell’Ars, tra cui il capogruppo Michele Catanzaro e Nello Dipasquale. Presente anche l’ex sindaco Leoluca Orlando, attualmente presidente dell’Anci Sicilia.
Mai più al governo se non eletti. Diversi i governi tecnici agli guida del Paese. Il presidente dell’Emilia Romagna fa una considerazione sul premier Giorgia Meloni.
“Abbiamo garantito governi chiamati dal presidente Mattarella. Certamente essendo al governo quasi ininterrottamente, tranne la piccola parentesi del governo giallo-verde, abbiamo dato l’impressione di essere aggrappati al potere, indipendente dal voto degli italiani. Giorgia Meloni ha preso più consensi di quelli che meritasse, in ragione del fatto che è stata l’unica a stare all’opposizione, è stata coerente”.
“Spero che la stagione delle correnti sia finita, ma non perché ce l’abbia con le correnti in sé: non sono il male in quanto tale. Mi pare però che in questo partito siano diventate via via negli anni più fonte di divisione che di contributo, così come mi pare non abbiano contribuito a selezionare la classe dirigente più adeguata. Spesso è andato avanti chi applaudiva il capo corrente di turno. Un risultato lo stiamo ottenendo: dissi che non volevo l’appoggio delle correnti e mi pare che mi stia sostenendo gente trasversalmente presente prima in diverse correnti. Non ho mai fatto vita di corrente e mi pare di stare molto bene”.
“Ho trovato incredibile che alle ultime politiche nessun dirigente del gruppo nazionale si sia candidato nei collegi uninominali. È un messaggio molto chiaro: nessuno va a sfidare gli altri per timore di perdere. Se divento segretario garantisco, immaginando che rimanga questa legge elettorale, che la prossima volta alle politiche faremo scegliere agli elettori i candidati e le candidate al Parlamento con le primarie. Quanto meno se dobbiamo sbagliare è giusto che sbagliamo tutti insieme e non quattro chiusi in una stanza a Roma”.
“Se divento segretario del Pd cambierò: non ci vorranno più sei mesi per eleggere il segretario o la segretaria perché in questo appariamo marziani nel rapporto tra i nostri tempi e quelli di vita delle persone”.