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Palermo: lavori ancora fermi al Velodromo, si pensa ad un impianto polivalente

sabato 19 Dicembre 2020

Tutto ancora fermo al Velodromo di Palermo.

L’impianto sportivo continua ad essere un cantiere, nonostante da mesi vengano annunciati progressi nei lavori. Un intervento di manutenzione straordinaria che prevede, tra l’altro, il rifacimento del campo di gioco, con la collocazione del manto di erba sintetica.

Della questione si è occupato il presidente della Commissione Garanzia e Trasparenza Cesare Mattaliano. Il consigliere di Più Europa, circa due mesi fa, aveva effettuato un sopralluogo per verificare lo stato del cantiere.

Un controllo che ha evidenziato una situazione in alto mare, che permane peraltro anche oggi.

IL VELODROMO COME IMPIANTO POLIVALENTE

Nelle intenzioni dell’Amministrazione lo stadio “Paolo Borsellino” dovrebbe diventare un impianto polivalente. Volontà ribadita lo scorso 7 dicembre in un atto d’indirizzo sottoscritto dall’assessore allo Sport Paolo Petralia Camassa.

Cesare Mattaliano e Fabrizio Ferrandelli in visita al Velodromo

Ci voleva un atto d’indirizzo dell’Amministrazione per capire cosa fare del Velodromo, anche in vista dell’utilizzo del materiale già presente nella struttura. L’atto è finalmente arrivato lo scorso 7 dicembre – racconta Mattaliano -. L’assessore Petralia ha fatto sapere che l’intento è creare un impianto polivalente in cui realizzare quattro discipline“.

Una carenza di strutture, quella del capoluogo siciliano, che riguarda soprattutto gli sport che richiedono un campo in erba. Così Petralia ha identificato il Velodromo come impianto in grado di sostenere contemporaneamente sport quali calcio, football americano, rugby e cricket. Inoltre, l’assessore comunale auspica la riparazione della pista di ciclismo, in modo da poterne consentire la fruizione di tale sport.

Ci sta che vuoi fare una diversificazione di attività sportive, ma questo cozzerebbe con uno dei motivi per il quale il collaudo, da parte della LND, non è andato a buon fine“, chiarisce il presidente della commissione Trasparenza.

Il riferimento è alle specifiche tecniche, previste dalla FIGC, per l’omologazione del campo da gioco. Per fare un esempio, la distribuzione delle linee da gioco del calcio potrebbe cozzare con quelle del football americano, che ha la necessità di segnare il terreno da gioco ogni dieci yard.

Se vuoi fare progetto per lo sport amatoriale può starci. Ma se vuoi rendere il Velodromo un impianto di categoria che possa anche attrarre un “turismo sportivo”, un indotto e un ritorno economico e d’immagine, devi fare delle scelte“, sottolinea Mattaliano.

LA NOMINA DEL RUP E IL PIANO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

A questo si aggiunge il tema del Rup – dichiara Mattaliano -. Laddove si dovrebbe parlare di omologazione, troveremmo questo intoppo e dovremmo ricominciare da capo. Se bisogna ancora nominare il Rup, devo essere ottimista a pensare che fra 6 mesi avremmo l’impianto a disposizione della città“.

In una città come la nostra non ci possiamo permettere che il Velodromo rimanga chiuso per 7 anni. Fatta salva l’eccezione della passerella di Orlando sulla riapertura dello scorso anno per i concerti musicali. Chiederò un confronto sul tema. Già di scempi, con impianti costruiti e mai utilizzati, ne abbiamo abbastanza. Pensiamo al pattinodromo di via Mulè, vandalizzato e messo a nuovo dal COIME, ma mai sfruttato“, aggiunge il rappresentante di Più Europa, che auspica anche una programmazione urbanistica degli impianti sportivi.

Se tu non fai un analisi corretta degli impianti sportivi e delle discipline che ne hanno bisogno, se non capisci e non contestualizzi tutto ciò al territorio, il rischio è di avere zone della città completamente scoperte di strutture“.

Ciò è compatabile con le richieste della città? Ogni territorio ha una sua peculiarità. Non può ammassare tutto nella VI circoscrizione, una zona di impianti sportivi ma in cui vi sono anche le palestre scolastiche. Puoi mai inserire tutto in una sola zona, lasciando il resto della città scoperto? Se non c’è una programmazione, rischi di avere una serie di impianti inutilizzati e vari sport destinati a rimanere scoperti“, conclude Mattaliano.

 

 

 

 

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