“In passato quando la mafia governava a Palermo c’era una sola cricca. Adesso sono più cricche. Io ne ho individuate almeno due“. Parole di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, dette durante una seduta del Consiglio comunale.
Parole gravissime che sollevano più di una questione. La prima: il sindaco afferma che ci sono delle cricche – lui stesso dice di averne individuate almeno due – che avrebbero in mano il governo della città. Ma allora Orlando che ci sta a fare? Non dovrebbe essere lui il primo responsabile dell’amministrazione? Chi ha in mano le redini del governo della città? I palermitani, legittimamente, vorrebbero essere aggiornati.
Seconda considerazione. Orlando afferma: “Non vorrei che all’interno del Consiglio comunale ci fosse qualcuno che ritiene di essere anti-cricca perché difende la sua cricca contro un’altra cricca“. Sta forse dicendo, il sindaco, che a Sala delle Lapidi c’è qualcuno che difende interessi lobbistici (o magari peggio)? Se così fosse, reputa il primo cittadino opportuno continuare a governare con il sostegno di una maggioranza di un consiglio comunale che, stando alle sue dichiarazioni, sarebbe quantomeno delegittimato? A oggi i riscontri cronachistici di cui si ha contezza sono quelli dei mesi scorsi, con l’inchiesta Giano Bifronte, che ha visto il coinvolgimento di due consiglieri comunali di maggioranza e di un dirigente del Comune. Sa qualcosa, Orlando, che sarebbe il caso sapessero anche i palermitani?
Terza e ultima considerazione. Orlando dice: “I relativi nomi e cognomi io mi riservo di fare, come ho già fatto, alle autorità competenti. Ma non dirlo in questo momento sarebbe una mancanza di rispetto per il Consiglio comunale“. Certamente corretto rivolgersi alle autorità giudiziarie competenti, nulla quaestio. E’ certamente preoccupante, però, per i cittadini, sapere che in questo momento ci sono a Palermo cricche che potrebbero avere referenti nelle istituzioni cittadine. Sarebbe meglio avere contezza di chi si sta parlando.
Il sindaco faccia i nomi, i palermitani hanno il diritto di sapere.