Stop ad almeno due linee di aiuti post emergenza covid19 stabilisti dalla Regione siciliana nell’ambito della così detta ‘finanziaria d’emergenza‘ della Regione. Il Consiglio dei Ministri, nella seduta di stamattina, ha deliberato di impugnare l’articolo 10, comma 14, della L.R. 9/2020 ovvero la Legge di stabilità 2020 della Regione.
Il provvedimento del Consiglio dei Ministri riguarda l’uso dei così detti fondi Poc destinati alla Sicilia in base ad un accordo con Roma, di provenienza tanto statale quanto in parte comunitaria, e che sono stati dirottati da investimenti non ancora realizzati per andare a coprire interventi di aiuti in emergenza covid19. Una scelta, quella di dirottare queste risorse, al centro di molte polemiche ma che sembrava frutto di una mediazione già fatta e di un accordo raggiunto proprio con il governo centrale. Accordo che invece sembra non esserci o quantomeno che sia destinato ad essere disatteso. Ecco che saltano due importanti misure visto che la norma impugnata contiene due distinti provvedimenti: da una parte prevede lo sgravio dei contributi previdenziali ed assistenziali per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal 28 febbraio (c.a. ) per l’anno in corso (allo scopo è autorizzata la spesa annua di 10 milioni); in seconda battuta prevede l’erogazione di contributi una tantum, mediante avviso pubblico, in favore dei lavoratori stagionali, atipici e discontinui del turismo e del commercio che non raggiungano il numero minimo di giornate ai fini del conseguimento del diritto alla corresponsione dell’indennità di disoccupazione (la spesa autorizzata è ugualmente di 10 milioni).
Il discrimine sta proprio nel reperimento delle risorse. Entrambe le misure trovano copertura finanziaria a valere sulla riprogrammazione di fondi extraregionali e POC.
Passa, invece, indenne la legge regionale 10/2020 ovvero la legge di bilancio della Regione siciliana associata alla Legge di stabilità. Nella stessa seduta il Consiglio dei Ministri ha impugnato anche altre tre leggio regionali ma non siciliane. Si tratta di due leggi della Regione Friuli Venezia Giulia e di una della Provincia Autonoma di Trento