La vostra Patti Holmes, dopo un riposo forzato, ma più carica di prima, riparte con Santa Lucia a lei molto cara, essendosi laureata in filosofia il 13 dicembre e a distanza di trent’anni dal padre, e la cuccia, ricetta della tradizione a lei legata, che è un vero e proprio rito, oltre che timbro di sicilianità al 100%.
Come al solito, da pronipote di Sherlock Holmes, non può non indagare sulle sue origini e, quindi, penetriamo in un tessuto fatta di religiosità, leggenda, etimologia e due ricette che la trasformano in un irresistibile dolce al cucchiaio.
Le Origini
Lucia nacque a Siracusa nell’anno 281 da nobilissima e ricchissima famiglia. Rimasta orfana di padre all’età di cinque anni, venne educata nella religione cristiana dalla pia e saggia madre. Votatasi all’amore di Dio, decise di mantenere perpetua verginità, all’insaputa della buona Eutichia che, ignorando la decisione della figlia, col desiderio di vederla accasata con un bravo giovane, iniziò a cercarle uno sposo che avesse i suoi stessi valori, qualità e appartenesse al suo stesso ceto. Lo trovò secondo i suoi desideri: era nobile, ricco e di grande bontà, ma non cristiano. Lucia turbata da quella prospettiva, non volendo rivelare il suo segreto alla madre, cercò ogni pretesto per rimandare le nozze.
Intanto Eutichia, preda di una grave malattia per cui né medici né medicine potevano far nulla, su consiglio della figlia, e in sua compagnia, andò in pellegrinaggio a Catania sulla tomba di S. Agata, per invocare la guarigione. Qui, Agata apparve a Lucia chiedendole di rimanere fedele al voto fatto e di accettare, se necessario, anche il martirio per amor di Gesù. La madre guarì e, rientrate a Siracusa, la giovane, confidatasi con Eutichia, ottenne la libertà di decidere della sua vita. Il pretendente, però, deluso e furioso, giurando vendetta, la denunciò come cristiana a Pascasio, il prefetto di Siracusa, dinanzi al quale Lucia, serena e impassibile, non abiurò la sua fede. Per il suo atteggiamento insolente, venne ordinato che la giovane fosse trascinata, punita e riportata alla ragione; ma fu allora che avvenne un prodigio: lo Spirito Santo fece in modo che Lucia divenisse inamovibile e il prefetto, convinto che fosse opera di stregoneria, rincarò la dose ordinando che fosse arsa viva sul posto, ma neanche le fiamme osarono sfiorare le sue vesti e la sua persona. Alla fine Pascasio, accecato dalla rabbia, la fece uccidere con un pugnale, ma, prima di morire, la Santa profetizzò, con la caduta dell’Imperatore Diocleziano, l’imminente fine della persecuzione contro la chiesa cristiana. Era il 13 dicembre del 304 e da quel giorno questa data è dedicata a Santa Lucia, Vergine Martire. La festa cade in prossimità del solstizio d’inverno e da qui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”. Si narra, anche, che le fossero stati cavati gli occhi, immediatamente restituiti dal Signore, ragione per cui e, per il suo stesso nome derivante dal latino “lux” che significa Luce, è invocata come protettrice della vista.
La leggenda
Dopo l’arrivo al porto di Siracusa, Palermo per alcuni, a seguito del periodo di carestia che aveva afflitto la Sicilia, le navi furono prese d’assalto e, ognuno con la sua razione di grano, per non perdere tempo a macinarlo e trasformarlo in farina e, poi, in pane o pasta, lo cucinò così com’era e senza altri ingredienti. Da quel momento in poi fu deciso che, ogni anno per il 13 dicembre, si mangiasse solo cuccia, eliminando pane e pasta. Questa antica usanza è confermata da Giuseppe Pitrè che, nel suo libro di proverbi siciliani, scrive : “Santa Lucia pani vurria, pani nu nn’hauiu, accussì mi staiu”. A Palermo, in cui la festa è molto sentita, alla cuccia vanno ad aggiungersi panelle, arancine, sformati di riso, gattò di patate e tante altre specialità.
Etimologia di “cuccia”
Troviamo per la prima volta l’esistenza del termine cuccìa nel Vocabolario siciliano e latino di Lucio Scobar, datato 1519, dove cuchia è spiegata come “triticum decoctum”, grano bollito. Nella seconda metà del 1700 il termine greco cóccos ha lo stesso significato di granum, mentre il nome “cuccia” viene fatto derivare dalla voce siciliana “cocciu”, granello, ricordando il suo essere «fatta di granelli di frumento». Nell’800, invece, l’ipotesi della sua derivazione dal basso greco kokkía, aggiungendo in seguito che era chiamata cucchià in Arcadia. Gli studiosi moderni, infine, hanno definitivamente accertato la derivazione di Cuccìa dal greco ta ko(u)kkía, i grani, vedendovi la sopravvivenza del culto pagano di Demetra-Cerere, dea delle messi e quindi del grano, che in epoca cristiana fu sostituita dal culto di Santa Lucia.
La tradizione vuole che questo dolce, che rappresenta uno dei piatti più antichi della nostra tradizione culinaria, sia distribuito a familiari, amici e vicini di casa, ricordando di lasciare le briciole sui tetti per essere catturate dagli uccellini. Passiamo, adesso, alle due ricette, la prima con la ricotta e la seconda con il biancomangiare.
Preparazione della Cuccia
Tre giorni prima della preparazione della cuccia mettete il frumento in acqua, cambiandola ogni giorno. Al termine della macerazione scolatelo e mettetelo in un tegame ricoprendolo d’acqua e aggiungendo un pizzico di sale. Procedete alla cottura per circa 8 ore a fiamma bassissima, poi lasciatelo riposare nell’acqua di cottura coperto per tutta la notte. Quando il grano sarà molto tenero, sgocciolatelo e lasciatelo raffreddare.
LA RICETTA
Cuccia con crema di ricotta per 6/8 persone
Ingredienti:
- 500 g di grano
- 800 g di ricotta
- 250 g di zucchero semolato
- 50 g di cioccolato fondente
- 30 g di arancia candita
- cannella
Procedimento:
Passate al setaccio la ricotta, ponetela in una terrina, aggiungete lo zucchero, la cannella, il cioccolato fondente a scaglie, le arance candite a pezzetti e lavorate mescolando il tutto fino ad ottenere una crema omogenea. A questo punto mescolate la cuccia alla crema ottenuta, lasciate riposare qualche ora e servite.
Cuccia con biancomangiare per 6/8 persone
Ingredienti :
- 500 g di grano
- 1 litro di latte
- 80 g di amido per dolci
- 300 g di zucchero semolato
- 100 g di cioccolato fondente a scaglie
- cannella
Procedimento:
Stemperate l’amido in un poco di latte freddo, quindi incorporate lo zucchero e il latte rimasto e, mescolando, lasciate addensare la crema, sul fuoco a fiamma moderata. A fine cottura, lasciate intiepidire e mescolate alla cuccia. Cospargete con una pioggia di cioccolato a scaglie e cannella e servite.
Viva Santa Lucia e buona cuccia a tutti.