Abbiamo superato ufficialmente gli 8 miliardi di persone. Il primo gennaio segna un avvenimento importante per il nostro pianeta, una crescita che nell’ultimo anno ha visto un popolamento di oltre 75 milioni.
A dirlo è il Census Bureau degli Stati Uniti, il servizio nazionale di censimento che calcola l’incremento demografico dal primo gennaio di un anno a quello dell’anno successivo. Il Census aveva già annunciato questo traguardo nelle scorse settimane, sulla base delle proiezioni statistiche dell’anno appena concluso.
Gli ultimi cento anni hanno visto un rapido aumento della popolazione grazie a progressi medici e al massiccio aumento della produttività agricola. Avanzamento che però ha avuto una cesura negli ultimi decenni dove tutte le regioni del pianeta hanno visto grandi riduzioni del tasso di crescita soprattutto all’inizio degli anni 60. Alcuni paesi stanno sperimentando un declino della popolazione, ossia una crescita negativa, soprattutto in Europa orientale, dovuti ai bassi tassi di fertilità, agli alti tassi di morte e soprattutto all’emigrazione.
Andamento che va d’accordo con i numeri che negli ultimi anni si stanno registrando in Sicilia. L’Istat certifica un calo demografico, un passaggio da cinque milioni di abitanti del 31 dicembre del 2011 a 4 milioni e 833 mila al termine del 2021. In dieci anni, sono 169.575 gli abitanti persi.
Un dato significativo che risulta essere molto marcato nelle aree interne, dove si registra la fuga maggiore dei residenti. Agrigento, Caltanissetta, Enna e Messina sono le città più colpite, una discesa di 30.950 abitanti, pari al -6,9% che ha determinato una riduzione da 446.837 a 415.887 abitanti. Nel Nisseno la popolazione è passata ai 273.099 abitanti del 2011 ai 251.715 abitanti del 2021, con una perdita di -21.384 e una flessione del -7,8%. Nella provincia di Enna si registra la peggiore percentuale di abitanti in partenza, ovvero -9,6% per un totale di -16.721 residenti. In quest’area la popolazione è dunque passata da 173.451 abitanti a 156.730 abitanti.
Secondo il Censimento permanente dell’Istat, in termini di unità è Messina a subire la flessione maggiore, con 46.595 persone “fuggite” in dieci anni, pari a -7,2%. Dal 2011 al 2021 la popolazione del Peloritano si è ridotta da 649.824 a 603.229 persone. Nelle altre province, a Catania si registra il calo minore di abitanti, con sole 1.251 persone che hanno lasciato la zona etnea (-0,1%). Qui la popolazione è passata da 1.078.766 a 1.077.515 residenti, uno scarto relativamente minimo. Sul versante occidentale della Sicilia, a Palermo e provincia, la diminuzione degli abitanti è stata più corposa e ha riguardato 34.594 persone (-2,8%) con un passaggio da 1.243.585 a 1.208.991 residenti in 10 anni. A Siracusa e provincia sono andate via 14.033 persone in un decennio (decremento del -3,5%) con una popolazione passata da 399.933 a 385.900 unità. In calo anche la popolazione della provincia di Trapani che registra una perdita di -12.697 soggetti (-3%) e una discesa da 429.917 a 417.220 unità.
Tra le nove province della Sicilia l’unica a registrare un trend positivo è quella di Ragusa. Sorprendentemente, in questa zona dell’Isola si sono aggiunte 8.650 persone, per una percentuale positiva del 2,8%. La popolazione è quindi cresciuta dai 307.492 residenti nel 2011 ai 316.142 residenti del 2021.
Ma quale sarà il destino dell’Isola? Secondo quanto riportato dal Dossier Statistico Immigrazione 2022, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, il tramonto demografico della Sicilia potrebbe divrentare più dignificativo entro il 2025. Carenza di lavoro, prospettive incerte, abbassamento del tasso di natalità e rincaro dei prezzi potrebbero essere solo alcuni del fattori che porterebbero allo spopolamento.