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Spettacoli dal vivo negati a Palermo: “Serve uno spazio all’aperto”

lunedì 29 Giugno 2020
operatori spettacolo

Dopo gli incontri e le riunioni che si sono svolte in streaming , per la prima volta, dopo i lunghi mesi di lockdown alcuni lavoratori, a vario titolo, del mondo dello spettacolo, e i rappresentanti delle istituzioni cittadine – l’assessore alle Culture Adam Darwsha e il Capo Area Domenico Verona – si sono riuniti ‘fisicamente’ intorno ad un tavolo in una conferenza aperta.

Tra i presenti anche Pamela Villoresi, direttore del Teatro Biondo, che, intervenendo, chiamata in causa, ha sottolineato come l’emergenza attuale abbia colpito anche le finanze dello Stabile della città, oltre alla programmazione.

Dall’altro lato del tavolo la compagnia Franco Scaldati, rappresentata da Melino Imparato, Giuseppe Massa della compagnia Sutta Scupa, Giuseppe Provinzano, direttore artistico di Spazio Franco, il Teatro Mediterraneo Occupato e singoli attori.

L’intento di questo incontro fortemente voluto, e più volte richiesto, da attori e tecnici dello spettacolo mira ad ottenere – come si legge nel comunicato diffuso – “un rigoroso e tempestivo intervento pubblico per la messa in sicurezza nell’immediato di uno spazio scenico, la sua definizione, nonché la presa in carico delle spese di Siae, promozione, comunicazione , oneri sociali, attrezzature tecniche ed allestimento ( palcoscenico, pedana, transenne, sedie, etc. ) e quant’altro previsto dalle recenti normative“.

Ciò che i ‘lavoratori dello spettacolo dal vivo’ chiedono, dunque, è essenzialmente un intervento pratico immediato che li metta nelle condizioni di portare in scena un cartellone artistico – che stanno già formulando – senza l’onere e la responsabilità organizzativa, che rappresenterebbe un ulteriore impegno economico per le compagnie o i singoli che in questi mesi non hanno ricevuto, in taluni casi, anche nessuna forma di tutela o indennizzo.

Abbiamo pensato di prendere in mano i nostri destini – continua la nota – individuando iniziative che possano rimettere in moto il sistema e sottoporlo a critica. Stiamo lavorando ad una bozza di programmazione, che possa delineare un programma di alto valore che intendiamo promuovere e realizzare, e che potrà essere integrato da altri artisti e manifestazioni. Un cartellone che permetterà inoltre l’incontro tra donne e uomini di Teatro, lavoratori e pubblico, per momenti assembleari e di dibattito mirati ad uno scambio di idee e proposte che auspichiamo possano porre le basi di un cambiamento sostanziale, non solo per il bene del comparto ma, più in generale, per la vita culturale della città che necessità un’immediata e qualificata ripartenza“.

Il primo passo fondamentale, come sottolineato all’incontro, è la messa in moto immediata della macchina comunale a sostegno di questa iniziativa e, se lo “Spazio incolto” presente ai Cantieri della Zisa – che ben si presterebbe in queso momento di emergenza – non può essere approntato tempestivamente, artisti e maestranze hanno chiesto altri spazi comunali che sarebbero già disponibili per l’utilizzo, nel rispetto delle norme anti coronavirus, come la GAM o il Teatro di Verdura.

E se dal canto suo l’assessore Darawsha ha rassicurato i richiedenti sul fatto di “condividere l’istanza ricevuta” dall’altro ha più volte sottolineato le “difficoltà dei tempi pratici della macchina comunale” spostando all’autunno la possibilità di concretizzare queste richieste.

Tra gli artisti che sono intervenuti proponendo soluzioni possibili e repentine, tra gli altri, Marco Pupella che ha avanzato la proposta di distribuire, previo bando e assegnazione a spettacoli e attività proposte, il milione di euro che il Comune di Palermo attende per essere stata nel 2018 “Capitale della Cultura italiana“.

Più duro l’intervento di Giuditta Perriera che ha sottolineato “l’assenza da anni di una progettualità culturale in città” che oggi è aggravata dalla crisi generale.

In definitiva, dunque, la richiesta avanzata dagli artisti di questo “collettivo”, aperto comunque a tutti coloro che vorranno farne parte partecipando alla stesura di un cartellone, è quella di un’azione pratica e concreta tempestiva del Comune – tanto che è stata auspicata una risposta scritta con proposte operative entro otto giorno dall’incontro – che possa metterli nelle condizioni di tornare a lavorare, seppur comprensibilmente a regime ridotto.

 

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