“Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa (…). Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte”. E’ con queste parole che Ippocrate esprime la solennità del ruolo del medico, che però nel nostro Paese non è concesso a tutti a causa del numero chiuso in Medicina.
Da anni è aperto il dibattito sull’effettiva utilità del numero chiuso nella Facoltà di Medicina. La facoltà più bramata, era da sempre riservata ai ceti più elevati. Nel corso del tempo, più che esser scelta per passione e vocazione, la si sceglie per il prestigio che assicura e per i buoni guadagni che garantisce. Da oltre venti anni i siciliani che si presentano ai nastri di partenza con l’ambizione universitaria di indossare un camice se la giocano con la lotteria dei test d’ingresso.
Sino al 1923 la facoltà di Medicina era accessibile solo a chi avesse frequentato il liceo classico, successivamente, fu aperta anche ai diplomati dei licei scientifici. La facoltà non fu però sempre “esclusiva”. Dall’11 dicembre del 1969 l’ingresso venne garantito a tutti i possessori di un diploma di maturità sino la seconda metà degli anni ’80.
Il respiro
La Legge Codignola, fu conseguenza delle proteste degli studenti universitari di tutte le facoltà poiché l’Università era ancora “un’Università di classe”. Le proteste nacquero nel ’67, in pieno boom economico e demografico ed in un clima sociale che spingeva verso una scolarizzazione di massa. Secondo le analisi fatte all’epoca dagli studenti, risultava che la percentuale di iscritti figli di professionisti, impiegati, insegnanti era decisamente superiore agli iscritti, figli di operai e di contadini e, pertanto spingevano verso una riforma scolastica che non fosse più classista.
Questo generò, in Medicina, un numero di medici superiore rispetto alla necessità, a discapito, della qualità. Difatti, l’Unione Europea pose l’accento, proprio in questo periodo, sulla necessità di assicurare, in tutti i paesi membri, un certo standard qualitativo dell’istruzione universitaria. Alcuni atenei, dopo non pochi ragionamenti, arrivarono alla conclusione che in alcuni casi fosse necessario applicare quello che è oggi noto come numero programmato ed introdussero spontaneamente un test di ammissione.
Il numero chiuso
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Ortensio Zecchino introdusse il numero chiuso per legge, nel 1987 tramite apposito decreto. Una svolta non soltanto per Medicina, ma per gran parte delle facoltà a carattere scientifico. Obiettivo era quello, chiesto dall’Ue: di offrire uno standard qualitativo dell’istruzione e una formazione omogenea, in base alla capacità delle strutture di ospitare gli studenti, alla disponibilità dei professori e alla possibilità di svolgere laboratori e lezioni didattiche a piccoli gruppi. Numerosi, però, furono i ricorsi, tanto che si dovette arrivare al 1999 perché tale decreto ministeriale diventasse legge. Questa fu dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale nel 2013.
La prova di ammissione
I test hanno subito numerosi cambiamenti nel tempo volti a migliorare il metodo di selezione.
La prova era unica a livello nazionale ma prevedeva graduatorie separate per ciascuna università, impedendo così a studenti più meritevoli, che magari avevano tentato il test in sedi universitarie più competitive, di potersi immatricolare in altre sedi. Questo fu uno dei principali motivi di ricorsi al Tar che obbligarono il Miur ad adottare opportuni cambiamenti al sistema di selezione.
I test, predisposti da un’apposita commissione del Miur, erano composti da 80 quesiti a risposta multipla da svolgere in 2 ore. Ogni risposta corretta valeva 1 punto, ogni risposta errata -0,25.
Per l’anno accademico 2011/2012 il test divenne unico per medicina e odontoiatria. In via sperimentale vennero anche introdotte aggregazioni di sede per le università di Udine e Trieste. Tale sperimentazione venne considerata un successo e fu mantenuta ed ampliata. Nell’anno successivo vennero coinvolte quasi tutte le università italiane, che furono quindi unite in “macroregioni”, permettendo a un candidato di concorrere per più Università in base all’ordine di preferenze espresse e del proprio punteggio.
I Tolc Med
Il 24 settembre 2022, con decreto ministeriale n. 1107, sono state promulgate le regole di una nuova modalità della prova di selezione chiamata Tolc Med. Si tratta di un test di 90 minuti composto da domande a risposta multipla su comprensione del testo, biologia, chimica e fisica, matematica e ragionamento. La principale differenza con il test precedente è la possibilità di ripetere la prova due volte l’anno e selezionare il risultato migliore ottenuto da inviare per la graduatoria nazionale. La prova, inoltre allarga la possibilità di partecipare al test anche agli studenti del penultimo anno di liceo.
Gli scandali e il business
“Fatta la legge, trovato l’inganno”. Dal primo test di medicina si parla di scandali e ricorsi per vari tipi di irregolarità. Vari candidati hanno riportato testimonianze di ragazzi che copiavano o gli venivano suggerite le risposte o persino, terzi che facevano il test al posto dell’effettivo partecipante, punteggi più alti di altri nonostante stesse risposte, sino ad arrivare ai test venduti a 20,00€ di oggi via telegram.
I test sono diventati, inoltre, un vero business. Tantissimi enti e case editrici hanno avviato corsi di preparazione alle prove e stampato libri specifici, sfruttando il fatto che riuscire a centrare il successo è sempre più difficile, specialmente “se non sei raccomandato“. Il costo? Dai 30,00€ di libri circa, ai due- quattro mila euro di corso con lezioni, e sessioni di quiz.
La Curvatura di biologia biomedica
Diversi licei offrono, oggi, i corsi di Curvatura di biologia biomedica. Un corso orientato verso l’ambito medico per tutti gli studenti di terza superiore che sono interessati. Il potenziamento-orientamento di durata triennale di 150 ore complessive che si aggiunge agli insegnamenti curriculari. Spesso questi corsi, oltre ai docenti della scuola, sono realizzati con la collaborazione degli Ordini dei medici delle varie provincie.
Gli obiettivi sono: fornire solide competenze di carattere scientifico, favorire l’acquisizione di competenze in campo biologico, orientare gli studenti nel proseguire gli studi in ambito chimico-biologico e sanitario verso scelte professionali consapevoli, facilitare il superamento dei test di ammissione ai corsi di laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
La scelta
Bisogna ricordare che fare il medico e essere un medico sono due cose differenti. Essere un medico richiede, oltre passione e dedizione, umanità, altruismo, empatia e spirito di sacrificio. Essere medico è quasi una missione, e non una semplice professione, piena di sfide. Pertanto, prima di intraprendere questa strada è fondamentale verificare la vera motivazione per cui si vuole fare il medico e quanto si è disposti a sacrificarsi. Anche e soprattutto a Palermo nell’Ateneo guidato da Massimo Midiri.