Le giornate iniziano ad allungarsi e a farsi più luminose, questo vuol dire solo una cosa: la bella stagione sta tornando e come ogni anno tocca spostare le lancette dell’orologio.
La notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo 2025, si cambia ora e si passa all’ora legale con le lancette degli orologi spostate in avanti di un’ora, dalle 2.00 alle 3.00, dunque si dormirà un’ora in meno, ma si potrà godere di un’ora di luce in più.
E’ arrivata l’ora. Due volte l’anno, milioni di persone in tutto il mondo regolano le lancette dell’orologio per adeguarsi al passaggio tra ora solare e ora legale.
Un cambiamento, introdotto con l’obiettivo di ottimizzare l’uso della luce naturale e ridurre i consumi energetici, continua a suscitare dibattiti tra sostenitori e detrattori.
Origini e motivazioni
L’idea di modificare l’orario per sfruttare al meglio la luce naturale ha radici antiche, ma la sua formulazione moderna risale al XVIII secolo. Fu Benjamin Franklin, nel 1784, a proporre per primo un sistema che permettesse di risparmiare energia: in un celebre articolo pubblicato sul Journal de Paris, Franklin ironizzava sul fatto che i parigini sprecassero ore di luce al mattino dormendo e suggeriva misure drastiche come tasse sulle persiane, razionamento delle candele e sveglie pubbliche all’alba per ottimizzare l’uso della luce solare. Sebbene la sua proposta fosse più una provocazione che un piano attuabile, pose le basi per una riflessione sul tema.
L’idea fu ripresa nel 1895 dall’entomologo neozelandese George Vernon Hudson, che propose ufficialmente di spostare le lancette avanti di due ore durante l’estate per sfruttare al meglio la luce del giorno, con l’obiettivo di avere più tempo libero per i suoi studi sugli insetti. Tuttavia, fu il costruttore inglese William Willett, nel 1907, a promuovere con maggiore insistenza l’adozione dell’ora legale nel Regno Unito. Nel suo opuscolo Waste of Daylight (Spreco della luce del giorno), Willett calcolò che milioni di sterline venivano sprecate ogni anno a causa dell’illuminazione artificiale e spinse il Parlamento britannico a considerare la sua proposta. La sua campagna non ebbe successo immediato, ma pose le basi per l’adozione dell’ora legale durante la Prima Guerra Mondiale.
Fu infatti nel 1916 che la Germania, seguita a ruota dal Regno Unito e da altri paesi europei, introdusse per la prima volta il cambio d’ora come misura per risparmiare carbone durante il conflitto. L’Italia adottò l’ora legale lo stesso anno, ma il sistema fu abbandonato e reintrodotto più volte fino al 1966, quando venne definitivamente stabilito.
Da allora, l’ora legale è diventata una consuetudine in molti paesi, sebbene il dibattito sulla sua utilità rimanga aperto e alcuni stati abbiano scelto di abolirla.
Vantaggi e criticità
Il principale beneficio dell’ora legale è il risparmio energetico, poiché le giornate più lunghe riducono l’uso dell’illuminazione artificiale nelle ore serali. Tuttavia, con l’evoluzione tecnologica e l’uso diffuso di elettrodomestici e condizionatori, l’impatto sul consumo complessivo di energia è oggi meno significativo.
D’altra parte, il cambio d’ora può influire sul benessere delle persone, causando disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e aumento dello stress, specialmente nei primi giorni di adattamento. Alcuni studi hanno persino evidenziato un lieve incremento del rischio di incidenti stradali e problemi cardiaci nei giorni successivi alla transizione.
Il dibattito e il futuro dell’ora legale
Negli ultimi anni, il Parlamento Europeo ha discusso la possibilità di abolire il cambio d’ora, lasciando ai singoli Stati la scelta tra mantenere l’ora solare o quella legale tutto l’anno. Alcuni Paesi, come la Russia e la Turchia, hanno già adottato un orario stabile. In Italia, il dibattito è ancora aperto, con una crescente spinta verso il mantenimento dell’ora legale permanente per ridurre consumi e migliorare la qualità della vita.
In attesa di una decisione definitiva, la prossima volta che sposteremo le lancette, potremo riflettere su quanto questa abitudine sia ancora utile nella società moderna.