O con il presidente della Repubblica o contro. Il leit motiv delle ultime ore della politica italiana, che sta finendo di inquinare il web e i social, si è articolato con i suoi riflessi anche di sit-in e manifestazioni (pro Mattarella) in Sicilia, e ha mandato in scena un’immagine, se possibile, ancora più confusa, riduttiva e grossolana.
Un’istantanea che, né i più attenti osservatori, né i distratti viaggiatori che esplorano territori della politica, trovandosi in mezzo a valanghe di insulti incrociati, riescono a mettere a fuoco con chiarezza.
Il Pd, afono, da settimane, dalle Alpi a Capo Passero, ha ripreso vigore, forza e parola.
A Palermo ci hanno pensato i partigiani del Pd a dare il via con un sit-in ieri sera da piazza della Fonderia. A partecipare anche il segretario regionale Fausto Raciti. Anche altri parlamentari regionali dem, nei rispettivi territori, si sono districati tra iniziative di questo tipo: fra loro Michele Catanzaro ad una manifestazione a Sambuca di Sicilia, Baldo Gucciardi a Trapani, Giovanni Cafeo ad un sit-in a Siracusa, Anthony Barbagallo e Luca Sammartino ad un’iniziativa del partito all’hotel Excelsior a Catania, Franco De Domenico a Messina. Non ha fatto mancare la sua voce anche il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo.
Una presa di posizione legittima dopo i duri attacchi rivolti al Capo dello Stato da Lega e 5stelle, con questi ultimi che hanno annunciato di voler chiedere la messa in stato d’accusa di Sergio Mattarella dopo il suo ‘no’ a Paolo Savona, ministro dell’esecutivo gialloverde di Conte e il successivo incarico per formare un governo (che nasce ampiamente minoritario in entrambe le camere) a Carlo Cottarelli.
Quel che serve meno di ogni altra cosa è trasformare l’estate rovente che ci aspetta e che culminerà in un ritorno al voto tra settembre e ottobre, in un referendum che strumentalizzi, manipoli e mistifichi la realtà delle cose. Scelte di Mattarella comprese.
Il timore maggiore che emerge e viene fuori, per l’elettore siciliano non meno che per gli altri, è di potere sbagliare scelta. Di affidarsi solo a soluzioni di pancia e di perdere l’aggancio con il carro dei vincitori, in molti non pensano che a questo, inutile negarlo, facendo fatica a identificare contorni e protagonisti di una vicenda politica polarizzata e frammentata.
Anche Berlusconi, Sicilia compresa, ha il timore di finire nel cono d’ombra che Salvini sta predisponendo senza che nessuno riesca, come pare, a fermare i sondaggi, ora irriverenti, ora implacabili, che certificano il consolidarsi di una leadership uscita dal voto di marzo. Il centrodestra in Sicilia arrivò al 32,9% contro il 48,2% dei 5stelle. Con Salvini adesso che minaccia di fare fuori dalla coalizione senza escludere l’alleanza con il Movimento 5 stelle: lo scenario si complica ancora di più
Eppure, proprio la Sicilia, prodiga con i 5stelle e il loro en plein, potrebbe essere la riserva di voti su cui i forzisti contano adesso che è tornato candidabile il Cav. La pattuglia degli eletti, anche nel centrodestra, in caso di elezioni ravvicinate nei prossimi mesi, chiederebbe la conferma in blocco, ma oggi nessuno è in grado di prefigurare ipotesi, eventi e soluzioni