È bastato un imprevisto durante uno scavo per scatenare tre giorni fa il rischio esplosione di una grossa conduttura di gas lungo l’asse viario più più importante del Capoluogo siciliano: viale Regione Siciliana.
Un’emergenza, si dirà. Ed è vero. Ma quante altre emergenze, quanti altri imprevisti dovranno accadere, prima che si cominci a pensare seriamente ad una valida alternativa per l’annosa “piaga” del traffico palermitano?
«Alle ore 21,10 è stata riaperta alla circolazione veicolare la carreggiata centrale di viale Regione Siciliana in direzione Catania». Con questo comunicato stampa la Polizia Municipale di Palermo informava la fine di una giornata da incubo per migliaia di automobilisti palermitani e turisti. Cinque lunghe ore di passione, intrappolati nelle proprie auto, senza adeguati percorsi alternativi, anch’essi troppo stretti e intasati per reggere una mole così ampia di veicoli. Molti hanno addirittura perso l’aereo, non arrivando in tempo a Punta Raisi.
La storia recente ci insegna che gli imprevisti possono essere sempre dietro l’angolo. Fino a ieri, con un nuovo incidente che ha mandato in tilt il traffico sulla Circonvallazione.
Pochi mesi fa un’intera città è rimasta sotto scacco per i lavori ai giunti di dilatazione e al vecchio impalcato del Ponte Corleone. Solo dopo i notevoli disagi il Comune ha fatto un passo indietro, obbligando l’impresa ai lavori notturni. Ma dagli errori, Palazzo delle Aquile sembra non aver imparato nulla, dato che pochi giorni fa è caduta nel medesimo abbaglio: lavori all’altezza del Ponte Calatafimi e nuovo tappeto di macchine. Salvo poi nuovo dietrofront e lavori notturni.
- Considerato che l’emergenza “Ponte Corleone” è ancora lontana dalla soluzione definitiva, dato che la strada per il nuovo appalto di raddoppio sembra lunga (siamo ancora al bando per la ri-progettazione delle due bretelle laterali);
- considerato che quello è l’unico passaggio obbligato per chi entra ed esce da città, in entrambe le direzioni (Trapani e Messina/Catania) ed entrambe le autostrade;
- considerato il recente imprevisto e rottura della condotta di gas;
- considerato poi il recentissimo incidente di Bologna che pone alta l’attenzione sulla circolazione dei mezzi pesanti contenti merci pericolose, infiammabili o addirittura esplosive;
- considerato che viale Regione è l’asse viario portante della città e che se un imprevisto accade lì, si blocca un’intera città…
Tutto ciò premesso, non sarebbe il caso di ricominciare a mettere mano ai vecchi progetti di raddoppio della Circonvallazione, o alla creazione di una nuova tangenziale?
Le ipotesi, negli anni passati, erano state sostanzialmente tre:
- la sopraelevata (di cui si vedono ancora i piloni abbozzati), poi bocciata dagli ambientalisti per motivi estetici;
- la interrata, in trincea, ovvero la creazione di un tunnel, sotto viale Regione, dedicato solo a viaggiatori, turisti e a chi non deve fermarsi in città e deve magari andare in direzione autostrade/aeroporti;
- la Circonvallazione esterna, meglio nota come Pedemontana, collegamento veloce tra le due autostrade A19 e A29, bypassando la città.
Partiamo proprio dalla Pedemontana.
Trattasi di un’asse della lunghezza di circa 19 Km, largo 25 metri, con 6 svincoli, 9,2 km di gallerie, 3,5 km di viadotti e 6,5 km in rilevato o in trincea. L’importo previsto: 869 milioni di euro.
Un progetto prima inserito nel PRG e poi cassato nel 2015 dalla Giunta Orlando, nonostante la progettazione Anas fosse andata avanti fino al preliminare. L’allora ministro dei Trasporti Maurizio Lupi aveva recuperato il vecchio progetto Anas e bussato fino alle porte di Bruxelles per ottenere il co-finanziamento europeo. Poi le nuove obiezioni degli ambientalisti e la bocciatura definitiva da parte del sindaco Orlando hanno chiuso definitivamente questa pratica.
La progettazione preliminare, avviata nel marzo 2013, era stata divisa in 2 fasi. La prima (conclusa a maggio 2014) ha sviluppato 3 ipotesi di tracciato: «Si è sviluppata – scriveva l’Anas – una prima analisi comparativa fra il progetto della Nuova Tangenziale pedemontana e le alternative, in trincea e in sopraelevata, di un’ipotesi progettuale che ricalchi la sede della Circonvallazione esistente (viale della Regione Siciliana)».
Fu stoppata poi sul nascere la richiesta di Lupi per il finanziamento della 2ª fase del preliminare. Essa averebbe dovuto prevedere «l’esecuzione delle indagini (geotecniche, geologiche, geognostiche, idrauliche, sul rumore, ecc.) e lo sviluppo degli elaborati definitivi del preliminare, compreso lo studio del corridoio in sede alla Circonvallazione esistente e il confronto col corridoio pedemontano». Per realizzare l’opera si pensava al project financing o ad un appalto di concessione. Ma la Giunta Orlando poi bocciò il progetto.
Da allora nessun intervento politico, neanche nell’ultima campagna elettorale del 2017, sul ripensamento del sistema viario urbano. E mentre gli uffici del Polo Tecnico sono in fase di stesura del nuovo PRG, nessuna notizia trapela circa il futuro della mobilità urbana, condannata all’ostaggio perenne del traffico.
Chiunque capirebbe che concentrare il traffico su un’unica arteria, nella quinta città d’Italia, non può che produrre caos al primo imprevisto.
Lato mare, via Messina Marine non è in grado di reggere questi flussi viari, quindi non può essere considerata una valida alternativa.
I mezzi pesanti poi circolano indisturbati, in barba ai divieti, sollecitando le vibrazioni sul già precario Ponte Corleone, imbuto per cui si attende con ansia il raddoppio (21 mln).
Come pure si aspetta da decenni ormai lo sblocco di un’incompiuta colossale: gli svincoli di via Perpignano, che eliminerebbero per sempre quel “tappo” semaforico. L’opera da 31 mln finanziata dal Patto per Palermo è ancora incomprensibilmente in stand-by, ed è stata inserita ieri dalla Giunta nell’annualità 2019 del nuovo Piano Triennale Opere Pubbliche 2018-2020.
All’interno di questo documento troviamo postergati da decenni anche altri due appalti connessi alla viabilità sulla Circonvallazione: il nuovo svincolo di via Oreto (40,1 mln) e quello di viale Francia (20 mln). Opere inserite nell’annualità 2020, ma in realtà rinviate a un domani lontano.
Stessa sorte (annualità 2020) per il progetto della cosiddetta “Radiale“, la nuova tangenziale interna, lungo l’asse Notarbartolo, sopra la trincea del Passante ferroviario fino al Policlinico. I lavori di questo appalto “dimenticato” dovrebbero costare circa 19 milioni di euro. L’intervento, si inseriva nel più vasto quadro denominato “Circonvallazione interna della città di Palermo”. Della progettazione (messa a bando 3 anni fa) ancora nessuna traccia.
Nel frattempo il Comune di Palermo ha completamente “dimenticato” una prescrizione che si era dato oltre 10 anni fa, quando iniziò l’appalto di raddoppio del Passante Ferroviario: avrebbe dovuto mettere mano all’Accordo di programma per la creazione di un nuovo asse interno, sopra l’ex sedime ferroviario, ormai interrato.
La Delibera del Consiglio Comunale (n° 524 del 05/08/2010) che approva la variante con la quale si prevede l’interramento della linea, infatti rinviava ad un “futuro Accordo di programma” tra Comune e RFI. Nulla di tutto ciò è avvenuto finora. Eppure sarebbe una grande occasione di riqualificazione urbana.
Condividiamo dunque le osservazioni del gruppo Facebook “Palermo in progress”: si potrebbe “realizzare una nuova arteria che, in prolungamento con viale delle Alpi, realizzi fino a via Tranchina un asse di penetrazione urbana che va ad affiancarsi all’asse Strasburgo-Empedocle Restivo-Sciuti-Terrasanta, da una parte, ed alla Circonvallazione dall’altra, come sintetizzato nell’immagine”.
In conclusione: siamo quindi sicuri di voler scartate le tre iniziali ipotesi citate (pedemontana, tunnel, sopraelevata)?
Su quest’ultima forse bisognerebbe rifare un ragionamento più ampio, tenendo conto da un lato degli aspetti ambientali e, dall’altro, guardando alle immagini delle espansioni delle moderne metropoli. Quindi, non orrende e grigie colate di cemento armato, ma opere architettoniche attorniate da verde e spazi illuminati da giochi di luce.
Nell’attesa che qualcuno a Palazzo delle Aquile si svegli, non ci resta che rispolverare dagli archivi una vecchia immagine di quasi 50 anni fa, pubblicata dal giornale L’Ora. Era il 13 giugno 1969…