Giura e spergiura Francesco Vozza, referente provinciale di “Noi con Salvini a Palermo”, «al convegno di sabato interverranno ospiti che non fanno parte del movimento, ma diranno la loro su alcuni temi cari ai siciliani e perché no, anche a noi». Non è una polemica ma il tono è quello. La sfida della Lega dei Popoli in Sicilia parte così, in forma di di kermesse “neutrale”. Il convegno si chiama “ La Sicilia nell’Italia che vogliamo”e si terrà domani in un hotel del capoluogo siciliano.
I front man di Salvini in Sicilia sono Alessandro Pagano e Angelo Attaguile. E se Vozza tenta di marcare una differenza tra chi sta dentro e chi sta fuori al partito, basterebbe ricordare che in realtà la strategia del ricorso a “testimonial” esterni è ormai un “must” della Lega secondo Salvini. Un esempio siu tutti i “Cantieri di Parma”. Anche Palermo, dunque, si incasella in una strategia precisa del movimento: aprire per un coro più voci.
Ma chi sono i “testimonial” del Salvini-Day a Palermo? L’evento è stato ideato e pensato, quasi come un tributo al leader brianzolo per il suo terzo ingresso in veste ufficiale in città, da Alessandro Pagano. Già assessore regionale in Sicilia, ha definitivamente tagliato i ponti con Angelino Alfano e il suo zero virgola Ncd, per l’appoggio del neo ministro degli Esteri al ddl sulle unioni civili. Pagano ha ufficializzato il suo ingresso nella Lega ad ottobre. E’ un po’ presto per definirlo un leghista “doc” ma è stato lui in prima persona a scegliere il parterrè di ospiti che faranno da corollario a Salvini. Testimonial di una “politica nuova”, molti di loro arrivano direttamente dalla Prima Repubblica.
I lavori del convegno di Salvini saranno aperti da Francesco Paolo Busalacchi, presidente dell’associazione “I Nuovi Vespri”, ex dirigente maximo della Regione Siciliana, da sempre portatore di istanze indipendentiste. Il suo obiettivo, mai celato, è stato sempre quello di di catalizzare le opinioni delle varie anime autonomiste e sicilianiste. Non a caso il suo intervento si focalizzerà “sull’identità del popolo siciliano tra memorie e futuro”.
Palermitano, settant’anni e in pensione da quattordici, è stato considerato uno dei burocrati più esperti della Regione, tanto che l’allora governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, verso il quale Busalacchi non era mai stato tenero (è un democristiano che sta lì, con il sabot in mano, e vuole vedere le puntate) decise di riaprirgli le porte di Palazzo d’ Orleans. A Busalacchi saranno affidati ampi poteri sulla gestione di diversi settori strategici sui quali il governatore puntava per modernizzare il sistema Sicilia. In primis, Lombardo glì consegnò il cuore e il cervello della burocrazia, chiedendogli la riorganizzazione dei dipartimenti regionali. Era uno dei primi passi del governo Lombardo.
Busalacchi nel curriculum vanta nomi ed esperienze di tutto rispetto: alla guida della segreteria della giunta regionale con il presidente Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale inquilino del Colle più alto, è stato uno dei più stretti collaboratori di Rino Nicolosi. Busalacchi non è un tipo che le manda a dire, soprattutto ai politici siciliani della prima e della seconda Repubblica. Li ha definiti “Anime morte” colpevoli di essere portatori di un vuoto morale prima che politico. I suoi bersagli preferiti sono stati Gianfranco Miccichè, Saverio Romano e Totò Cuffaro. Necessaria una parentesi. Qualche tempo prima che Cuffaro finisse travolto dall’inchiesta giudiziaria conclusasi con la condanna, a Palermo venne pubblicato un breve saggio dal titolo “La conversione di Fofò”. Era una gustosa allegoria sulla fenomenologia del potere in Sicilia. Ma si poteva e si può ancora leggere come la preveggenza di quel che sarebbe accaduto, con “Fofò”, immaginario governatore siculo, prima portato in catene e poi elevato quasi a figura in odor di santità. Quel testo era firmato Claus Cahib. Sarà un caso ma quello è esattamente l’anagramma di “Busalacchi”.
Al meeting di sabato parlerà anche Sandro Siniscalchi, una laurea in Economia e commercio, esperto – si legge nel curriculum– in materia di Controllo di Gestione e consulenza direzionale sia in strutture sanitarie che in aziende appartenenti ad altri settori industriali con un esperienza ventennale. È stato consigliere delegato di strutture sanitarie accreditate, nonchè amministratore delegato di società di franchising su scala nazionale. Oggi ricopre il ruolo di Responsabile dell’area Strategia di Innogea, l’Srl che si occupa di consulenza per aziende sanitarie con sede a Palermo, che nel suo voluminoso portafoglio clienti vanta ben 27 strutture private del calibro della Maddalena e della Latteri. Fra gli invitati ci sarà anche il primo cittadino di Marianopoli (Cl) Carmelo Montagna, già al suo terzo mandato nel piccolo comune del nisseno, eletto sempre nella stessa Lista Civica Alleanza Popolare per Marianopoli. Con Pagano condivide «un’amicizia fraterna», tanto che l’ex assessore regionale ai Beni culturali della prima giunta Cuffaro lo nomina nel 2004 suo consulente nel “Comitato guida per l’arte e l’architettura contemporanea della Regione Siciliana”. Nato a Marianopoli nel ‘56, dopo una breve esperienza di consigliere comunale, si laurea in Architettura ed insegna Storia dell’arte in un liceo del capoluogo. Con la Lega ha in comune i sentimenti anti- euro, la moneta che “ha decretato quel momento di non ritorno e con la quale ci sentiamo tutti più poveri”, scrive nel giornale del comune da lui amministrato, e “la condanna degli Stati che hanno rinunciato alla sovranità monetaria”. All’evento in onore di Salvini, parlerà anche Diego Torre, presidente regionale del movimento mariano Milizia dell’Immacolata, con un intervento sulla “promozione della famiglia”, tema carissimo alla Lega 2.0. Torre è balzato agli onori della cronaca per una sua crociata contro il film “Il codice da Vinci”, diretto da Ron Howard e basato sull’omonimo romanzo best-seller di Dan Brown. Con tanto di volantini alla mano, in cui stava scritto “Giù la mani da Gesù e dalla chiesa”, distribuiti per le strade di Palermo, Torre e il suo movimento invitavano i cittadini a «riflettere su un film che si spaccia per finzione, ma poi dice di basarsi su documenti storici». La sua crociata non ha sortito gli effetti sperati: la pellicola ha registrato in tutto il mondo un record di incassi di oltre 758 milioni di dollari.