Un seggio a Strasburgo è come l’Eldorado per molti politici palermitani, alcuni dei quali puntano tutto sulle prossime elezioni europee.
Il tempo stringe. In Italia, infatti, si voterà il 9 giugno 2024 per rinnovare i membri del Parlamento. Manca meno di un anno e, ancora, all’interno dei principali partiti i giochi non sono fatti. C’è, però, chi non ha mai nascosto la voglia di accaparrarsi uno degli otto posti – ancora non si sa se saranno confermati o diminuiti a sei – messi a disposizione dall’Ue per la circoscrizione che comprende Sicilia e Sardegna. O di farlo per la seconda volta.
Uno di quelli che ci ha preso gusto è Giuseppe Milazzo, capogruppo di Fratelli d’Italia al consiglio comunale di Palermo, che europarlamentare lo è già. Eletto nel 2019 sotto le file di Forza Italia, dopo i dissapori con Miccichè e un tentativo a vuoto di bussare alla porta di Faraone al Pd, è passato con i meloniani. E ne ha guadagnato. Alle ultime europee FdI aveva ottenuto a Palermo poco più del 6 per cento delle preferenze, mentre FI più del doppio. In questi quattro anni, però, il mondo è cambiato. Mentre il declino di Berlusconi e dei suoi seguaci è stato sempre più evidente, insieme a quello della Lega di Salvini, dall’altro lato si è vista in tutto il Paese e, quindi, anche nell’Isola, l’ascesa di Giorgia Meloni, che ha poi portato alla vittoria alle Politiche del 25 settembre 2022. Se è vero che all’interno degli equilibri di FdI all’Ars molto pesa la “partita palermitana”, è vero anche che Milazzo può dormire sonni tranquilli, perché potrà contare sul consistente appoggio del presidente della commissione Cultura, Fabrizio Ferrara.
Uno che in tempi non sospetti è passato sul carro di quelli che si sono rivelati, poi, vincitori, è Francesco Scarpinato. Ex area Alfano in Ncd, alle Europee 2019 era l’ottavo nome della lista di Fratelli d’Italia. Nessuna speranza per lui che, quindi, dopo la delusione ci riproverà l’anno prossimo. Nel frattempo, eletto al consiglio comunale in Sala delle Lapidi, non ha mollato la poltrona neanche quando a gennaio, bypassando le elezioni regionali in cui era risultato il primo dei non eletti, è riuscito ad entrare direttamente nella Giunta Schifani come assessore ai Beni culturali. Lui, che è un “animale da territorio”, forte a trovare consenso, terrà stretta la sua candidatura per il 2024, ultima chance per approdare finalmente a Strasburgo.
E gli altri nomi? Sicuramente un’occasione ghiotta come questa non se la farà sfuggire neanche il vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi, che di trasferte se ne intende. Eletta anche a Montecitorio, in questi mesi, con l’obiettivo dichiarato di rimettere in ordine i conti del Comune, Varchi non ha lasciato a Lagalla la delega al Bilancio, sopportando le critiche dell’opposizione in consiglio per le continue assenze.
La deputata non è nuova alla candidatura alle Europee. Nel 2019 la sua, insieme a quella dell’assessore comunale alle Politiche culturali, Giampiero Cannella, era stata, però, una candidatura di servizio. Stavolta, però, forte del consenso per il presidente del Consiglio, che resta costante, bisognerà sgomitare un po’ per poter entrare in lista.
Altro discorso per la Lega che, dopo l’exploit di Salvini di quattro anni fa, in cui era risultato il primo partito d’Italia con il 34,33 per cento dei voti, rischia oggi di non riuscire ad arrivare a doppia cifra, con buona pace di Vincenzo Figuccia e del suo seguito.
Cosa succederà a Forza Italia, invece, lo scopriremo nelle prossime settimane. Calato inesorabilmente nei consensi negli ultimi anni, si trova davanti allo spartiacque costituito dalla morte del suo fondatore. In ballo, adesso, c’è il nuovo assetto del partito, che storicamente nelle diverse tornate elettorali, è sempre stato a trazione siciliana. Tra le altre cose, bisognerà anche capire che ruolo potrà svolgere la new entry Caterina Chinnici, arrivata nel 2019 a Strasburgo tra i dem. Molto inciderà il processo di riorganizzazione dopo la morte di Berlusconi nel caso in cui possa finire con la confluenza in FdI. Se ci dovesse essere la lista unica, l’effetto “sovraffollamento” sarebbe scontato.
A proposito del Pd, tra i papabili c’è Giuseppe Lupo, consigliere oggi al Comune di Palermo.