La pandemia COVID-19 ha già guadagnato il suo posto sul lato oscuro della storia mondiale per una serie di ragioni: insorgenza improvvisa, velocità di trasmissione globale, errori di riconoscimento e gestione, abbandono o minimizzazioni di ispirazione politica.
Oltre alla paura di contrarre il virus, l’angoscia di procurarsi cibo, medicine, disinfettanti per le mani e persino carta igienica, si affronta anche la circostanza sperimentale della reclusione domestica. Questo porta a nuove richieste di strategie di adattamento e una cupa nuvola di incertezze, proprio perché vengono a mancare molteplici fattori stabilizzanti della nostra vita che supportano la salute mentale.
In questi giorni, infatti, l’Osm, l’organizzazione mondiale della sanità ha diffuso un breve Vademecum in cui spiega come gestire lo stress durante la quarantena, lo stesso ha fatto anche il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi che ha rilasciato un documento similare.
In entrambi si evince che “è normale sentirsi tristi, stressati, confusi, spaventati e arrabbiati“, infatti, non sorprende che le implicazioni per la salute mentale di questa crisi siano state riconosciute all’inizio del processo e che, a lungo andare, hanno portato ad amplificare la paura, il cinismo, l’ansia, il panico e l’isteria, tanto da mettere a disposizione, nel corso della pandemia, consulenze telematiche e telefoniche sulla salute mentale o psicologica.
La Society of bipolar disorders e la Society for light treatment and biologic rhythms hanno evidenziato che, in particolare, sono due i componenti che determinano disequilibri mentali nella pandemia del coronavirus.
Il primo è uno dei sistemi cerebrali più importanti che contribuiscono al benessere quotidiano è l’orologio biologico interno del corpo. Il ciclo di luce e buio nell’arco delle 24 ore e i programmi e le routine regolari giornaliere aiutano a mantenerne il corretto funzionamento.
La pandemia di COVID-19, in assenza delle normali routine sociali di lavoro, sportive, assistenza all’infanzia e socializzazione, in molti, ha messo in difficoltà i normali ritmi biologici, di conseguenza, è molto facile riscontrare sintomi fisici negativi simili al jet lag come disturbi del sonno, appetito, energia e soprattutto cambi di umore.
L’altro è l’isolamento sociale che ha un forte impatto sullo stato d’animo delle persone che, in base al carattere di ogni singolo individuo, vivono la “solitudine” diversamente in base all’esperienza cognitiva ed emotiva. L’isolamento, infatti, può generare demoralizzazione e depressione, condizioni dovute anche a profonde riflessioni costruttive, o meno, su se stessi.
Queste riflessioni, spesso, sono quelle che fanno più paura perché ispezionano vita, aspettative e speranze, risultati e fallimenti, critiche e auto-condanne, sprofondando anche in un senso di non ritorno. Le alternative mancate nel vicino o lontano passato, momenti riconoscitivi incapaci di essere rivissuti, opportunità di lavoro fallite o tentativi di migliorare o eccellere, spiritualità, incontri romantici, fantasie personali o sogni impossibili sono tutti materiali agitati dall’apparentemente silenziosa superficie psicologica della solitudine.
Per cercare di mantenere un equilibrio, visto il prolungamento della quarantena, è prestare attenzione alle routine che può essere particolarmente importante durante i periodi di stress per mantenere il proprio orologio regolare e l’umore stabile.
Le due organizzazioni scientifiche internazionali aggiungono, ai consigli dell’Oms, le seguenti raccomandazioni: impostare una routine per se stessi mentre si è in quarantena o si lavora da casa; alzarsi ogni giorno alla stessa ora: un normale orario di veglia; assicurasi di trascorrere un po ‘di tempo all’aperto ogni giorno, specialmente al mattino presto, ovviamente rispettando la normativa vigente. In caso mancasse questa opportunità, cercare di passare almeno 2 ore alla finestra, guardando la luce del giorno, concentrandosi sulla calma e pensieri positivi; programmare delle attività da svolgere ogni giorno con orari regolari; fare esercizi fisici, stretching o camminate dentro la propria abitazione in orari prestabiliti; consumare i pasti alla stessa ora ogni giorno; se non si ha fame, almeno mangiare una piccola merenda; evitare i sonnellini durante le ore di luce del giorno o, se è proprio necessario, limitare il pisolino a 30 minuti; evitare la luce intensa, specialmente la luce blu la sera, come ad esempio schermi di computer, smartphone etc., poiché la luce blu dello spettro sopprime l’ormone che aiuta a dormire; attenersi a un sonno costante e un tempo di veglia che si adatti ai ritmi naturali; se si è nottambuli, va bene alzarsi un po’ più tardi, ma assicurandosi di andare a dormire e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno.
Le interazioni sociali sono importanti, anche durante il distanziamento sociale pertanto si consiglia di cercare interazioni sociali “avanti e indietro” in cui si condividano pensieri e sentimenti con un’altra persona in tempo reale, prediligendo le videochiamate, fregandosene se si è in pigiama o struccati.
In caso si cada nello sconforto e si è in cerca di aiuto o di appoggio psicologico, le Asp delle varie province hanno attivato un servizio di assistenza telefonica allo scopo di fornire servizi di salute mentale alla comunità e mobilitare risorse e meccanismi in modo positivo e costruttivo in modo che le migliori caratteristiche dell’identità della persona rinforzino preziose riserve di resistenza, capacità di recupero e autenticità di fronte alle avversità.