“Fisicamente mi sento pronto, di testa pure. Non vedo l’ora di cominciare!”, lo ha detto lo sportivo palermitano Gabriele Nunzio Gallì che giovedì 20 giugno si cimenterà in un’impresa decisamente fuori dall’ordinario: scalare Monte Pellegrino in 22 ore per 26 volte di seguito. Si tratta della sfida Everesting 8848, una prova fisica di ciclismo diffusa in ogni parte del mondo, che prevede di percorrere o ripetere tante volte in un solo giorno un tratto di strada in salita fino ad accumulare un dislivello pari a quello dell’Everest, 8848 metri.
Non solo una prova fisica, ma una vera e propria avventura “inaspettata”, e su cui lo stesso Gallì, classe 1975, – che oltre ad essere un’atleta di triathlon, è anche ricercatore, marito e padre di due gemelli – aggiunge: “La parte più dura è la preparazione, fatta di tanti sacrifici, non solo fisici. Otto mesi in sella passati su e giù per le montagne per oltre 12 ore al giorno non è chiaramente fatica da poco, e che toglie tempo a tutto il resto”. Difatti, al momento dell’iscrizione alla prova, l’organizzazione di Everesting Italia provvede a una verifica del percorso, comunicando all’atleta il numero di ripetizioni da fare per raggiungere il record ed essere così iscritti nella Hall of fame. A tal proposito, l’avventura targata Everesting 8848 nasce negli anni Novanta nella città australiana di Melbourne a opera di un gruppo di ciclisti chiamato Hells50, e ad oggi sono migliaia gli atleti che sono riusciti a conquistare il record in questione.
In questo caso, il percorso da record è quello di Monte Pellegrino, a detta di qualcuno il promontorio più bello del mondo, ai piedi del quale giovedì alle ore 18, in via Pietro Bonanno 44, avrà inizio la fatidica pedalata. L’aspirante recordman lo percorrerà in bicicletta, con pendenza positiva per 7,5 chilometri e dislivello di 352 metri, fino a raggiungere la piazza del Santuario di santa Rosalia, per poi tornare giù e ricominciare per 26 volte di seguito. Una scelta non casuale, come spiega Gallì, descrivendo il noto promontorio come una palestra per tutti i ciclisti e auspicandosi che la sua missione possa essere un motivo in più per (ri)scoprirlo non solo in termini sportivi.
“Le distanze, il duro allenamento mi hanno sempre affascinato. – ha infine concluso – Mi trovo come in una sfida con me stesso, una preziosa opportunità per conoscere i miei limiti e cercare di superarli”.