Non si è ancora deciso il rientro effettivo a sala d’Ercole ma dagli uffici dell’Assemblea Regionale Siciliana promettono che dalla prossima settimana si riparte con il consiglio di Presidenza. “Io ho preso solo una settimana di ferie. Gli uffici non hanno mai chiuso“, afferma a IlSicilia.it il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. “Dobbiamo capire cosa portare in Aula, aspettiamo disposizioni governative. In ogni caso l’attività non è mai stata sospesa. La commissione Bilancio la settimana prossima si riunirà. Io farò una veloce ricognizione telefonica con tutti per sapere se sono pronti e possiamo partire. Credo che ci sono anche delle norme già incardinate che possono essere già discusse in Aula“. Conclude Miccichè.
Insomma, Micciché si dice pronto, ma molti sono stati i deputati regionali che hanno avuto circa un mese di ferie dopo gli ultimi lavori d’Aula che si sono conclusi ad inizio del mese di agosto. Ultimo atto approvato, il ddl Urbanistica, che tra urla e contributi è diventato legge. Una norma condivisa – dopo varie modifiche – quasi all’unanimità a sala d’Ercole. Unico astenuto al voto, il partito democratico. Una legge in cui sono stati affrontati 55 articoli e numerosi emendamenti. Nessuno credeva che questa norma sarebbe passata così in fretta a Palazzo dei Normanni. La riforma dopo 42 anni affronta numerosi problemi del territorio siciliano. Tra i principi ispiratori e gli obiettivi del ddl, ci sono il consumo del suolo tendente a zero e la rigenerazione urbana, ovvero il recupero e il riutilizzo del dell’edilizia esistente, nell’ottica di una politica di qualità del paesaggio e dell’ambiente. La riforma prevede anche l’introduzione del Ptr, il Piano territoriale regionale con valenza paesaggistica, uno strumento strategico che definisce le finalità generali, gli indirizzi e le scelte in materia di governo del territorio su scala regionale e che sovrintende alla pianificazione degli enti locali. Al posto del “vecchio” Prg arriva il Pug, Il Piano urbano generale. Prevista l’introduzione del Certificato verde, la rivalutazione del tessuto agricolo e l’introduzione dei principi di perequazione e compensazione.
In Aula prima delle fine dell’anno si aspetta il tanto atteso disegno di legge sui Rifiuti che nel novembre 2019 ha subito una prima decisiva battuta d’arresto. L’Ars ha infatti bocciato con voto segreto il primo articolo della legge, quello che detta i principi generali della norma. Si tratta di un ddl sulla quale Musumeci in persona ha puntato molto, essendo la più consistente riforma di sistema presentata dal governo dal giorno dell’insediamento. Secondo i calcoli, è stato decisivo il voto di alcuni franchi tiratori che hanno deciso di andare contro il governo. Già prima della votazione era nell’aria una forte divisione all’interno della maggioranza. Prima delle ferie estive la presidente della IV Commissione V Commissione legislativa Ars, Giusi Savarino ha tenuto a precisare che: “Passata la mia linea: sciolti i nodi politici su cui c’erano perplessità, adesso serve solamente l’intervento dei tecnici per le ultime questioni tecnico giuridiche, che tratteremo in commissione, poi la legge può tornare in Aula”.
Inoltre è stato incardinato all’Ars il provvedimento che in caso di esito favorevole darebbe il via alla nascita del nuovo comune di Misiliscemi, che raggruppa otto frazioni di Trapani, dopo un lungo e farraginoso iter, il cui inizio cominciò due anni fa con un referendum, che potrebbe presto allungare l’elenco delle 7904 amministrazioni sparse nelle varie regioni italiane. Da anni gli abitanti delle frazioni denunciano l’assenza dei servizi primari, oltre che la mancanza di investimenti in opere e infrastrutture, tantomeno la presenza di uffici comunali, a fronte di un regolare pagamento delle tasse al comune di Trapani. Si tratta di Fontanasalsa, Guarrato, Locogrande, Marausa, Palma, Pietretagliate, Rilievo e Salinagrande. Proprio da quest’ultima contrada negli anni scorsi arrivò uno dei primi segnali, con proteste piccate sulla presenza di un centro di accoglienza per richiedenti asilo, da tutti conosciuto come il Cara di Salinagrande. Le polemiche si concentrarono sui rifiuti presenti e sul lungo via vai di migranti che raggiungevano il centro della città, percorrendo quasi cinque chilometri a piedi. Ma soprattutto su quelli che viaggiavano a bordo dell’unico autobus urbano che raggiungeva la zona. In fondo denunciavano la carenza di alcuni servizi essenziali, che andavano chiaramente rafforzati, oltre che l’assenza di marciapiedi e fognature.
Il territorio è grande circa 93 km quadrati e conta 8669 residenti: si estende nella zona meridionale dell’attuale città, da tempo meta estiva dei trapanesi, durante la quale triplicano le presenze. Nonostante ciò al referendum del 28 maggio 2018 gli abitanti residenti in altre zone della città hanno disertato le urne, mentre nelle frazioni si è raggiunto il 52,04%, centrando il quorum.
Per capire se il Comune sorgerà si dovrà attendere che l’Ars riapra i battenti.