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Il covid ci costringe a pensare a un futuro sostenibile. Una sfida per l’uomo

lunedì 4 Maggio 2020

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione dell’avvocato Salvino Pantuso, già parlamentare regionale ed ex sindaco di Monreale.

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Se c’è un dato che sta emergendo con maggiore evidenza da questa esperienza a cui ci ha costretti covid è la presa d’atto che il nostro futuro non potrà che essere sostenibile con la natura.

L’avvocato Salvino Pantuso

Cosa intendo: tutti noi siamo consapevoli del fatto che questo scorcio di secolo, quello più recente in particolare, ha perso il senso del rapporto tra economia ed ambiente, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. L’avevamo colto, però aveva assunto i connotati della ineluttabilità senza ritorno, o quasi. Il “tutto fermo” e la reazione della natura che rapidamente ha manifestato la sua vitalità, insperata, ci ridà speranza. Ed anche la opportunità di fare ciò che in piena corsa ci appariva complicato. Adesso si tratta di riconvertire la dinamica economica, allinearla e combinarla con l’assetto complessivo naturale. Non si tratta quindi di rinunciare al progresso economico, con i benefici che porta in termini di benessere individuale e sociale.

L’uomo, la politica dovrà orientare le conquiste che sono state raggiunte in questo secolo, in primis le tecnologiche e globaliste con una nuova filosofia: quella del benessere dell’uomo in armonia con la natura. In definitiva, un benessere come si è sempre detto, agendo nel senso contrario, a misura d’uomo. E’ evidente che l’atto prioritario sia la cessazione dei conflitti armati in corso e l’avvio di una trattativa mondiale finalizzata a creare un equilibrio di pace. Impossibile? Assolutamente no!

Semmai ci vorrà uno sforzo diplomatico di enorme portata, adeguato al momento ed alla ambizione di rimettere in carreggiata il mondo. Inaugurare questa nuova frontiera costituirà la più grande delle iniziative geopolitiche della storia. Non solo: è l’occasione (ultima?) per farlo. Ne trarremmo tutti vantaggio. L’uomo, (l’abbiamo detto) gli stati leaders, le popolazioni in conflitto, ridotte allo stremo delle forze ed in totale crisi esistenziale, avendo perso il senso delle loro vite, la politica che inaugurerebbe un indirizzo compatibile con la realtà attuale ed una visione del futuro dell’umanità. Significherebbe, finalmente, superare i residui mentali ed ideologici ottocenteschi e post bellici mondiali ancora presenti nella storia odierna.

Il dialogo serrato ma costruttivo formerà una nuova classe politica per il futuro, con nuove idee sul tipo di economia e di sviluppo sociale. Un sistema con un obiettivo prioritario: liberare l’uomo dal bisogno e dalla precarietà. Libero dall’angustia del pane quotidiano, vissuto come ingiustizia sociale. Le condizioni ci sono se si considera che il dato oggi più eclatante ed inaccettabile è costituito dallo spreco e l’eccesso al quale si contrappone la miseria sino alla inedia ed alla fame esistente non soltanto in fasce di popolazioni ma  nella famiglia della porta accanto. L’altra grande frontiera è l’affermazione e la crescita dei diritti civili, vera conquista superiore ad ogni altra della storia umana.

Non mi sfuggono le difficoltà e la matrice utopica che permea questa impresa, ma , ragionevolmente, si pone la domanda: se non adesso, quando provarci? Una impresa visionaria compatibile e misurata per i tempi che viviamo. Da realizzare con metodo, volontà ed entusiasmo. Ne val la pena farlo!

 

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