Al centro del nostro racconto c’è il “Timballo del Gattopardo”, ma prima di darvi la succulenta ricetta, qualche curiosità sulla famiglia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’origine del loro stemma rappresenta il Felis leptailurus serval, una belva diffusa nelle coste settentrionali dell’Africa, proprio di fronte all’isola delle Pelagie. Nelle parole dello scrittore, l’animale ha un’accezione positiva: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra». Il romanzo, diventato celeberrimo, nel 1963 ebbe una trasposizione cinematografica che vide come regista, Luchino Visconti, e come attori, delle star internazionali del calibro di Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Rina Morelli, Paolo Stoppa, per citarne alcuni. Nel 1967, visto l’enorme successe, divenne un’opera musicale di Angelo Musco, con libretto di Luigi Squarzina. Per raccontarvi questa prelibata pietanza, ci viene in aiuto il romanzo e l’abitudine di don Fabrizio di trascorrere l’estate, con la famiglia, a Donnafugata. Il momento clou, in cui si ridestava la casa con i profumi inebrianti della cucina, era la sontuosa cena, preparata dai Monsù, il cui termine, derivante dal francese “monsieur”, indicava il cuoco professionista, a cui era invitati gli amici di sempre. In quell’occasione, invece, avvenne qualcosa che avrebbe stravolto le sorti della casata: l’apparizione di Angelica, una fanciulla dalla bellezza prorompente, da togliere il fiato, figlia del sindaco don Calogero Sedara, di origini modeste, che avrebbe fatto capitolare Tancredi e ammaliato don Fabrizio, per la sua freschezza e spontaneità, lontane dai rigidi protocolli.
In quell’ atmosfera, resa magica dal tremolio delle candele, che illuminavano la sontuosa tavola, ecco arrivare una seconda apparizione: il “Timballo di maccheroni“, passato alla storia come “Timballo del Gattopardo“, che Giuseppe Tomasi di Lampedusa descrive così: “L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.” Adesso, però, è arrivato il tempo di metterci all’opera e sederci, virtualmente, al desco con don Fabrizio Corbera, principe di Salina.
Ingredienti per 6 persone
- sugo di carne
- estratto
- 1/2 pollo lessato
- 100 g di funghi freschi
- 100 g di fegatini di pollo
- 200 g di prosciutto cotto
- 100 g di salsiccia
- 120 g pisellini, lessati al dente
- burro
- 500 g di maccheroni
- pecorino siciliano (a metà del ‘800 il parmigiano era sconosciuto alle nostre mense)
- 3 uova sode a fette
- sale
- pepe
- 1 tartufo nero
Per la pasta frolla (potete comprarla già pronta, per accelerare i tempi):
- 400 g di farina
- 200 g di zucchero
- 200 g di burro a temperatura ambiente
- sale
- un pizzico di cannella
- 4 tuorli d’uovo
Per la crema pasticcera ( nella ricetta dei Monsù, una besciamella aromatizzata alla cannella e, quindi, molto meno dolce rispetto a quella che conosciamo oggi)
- 1 cucchiaio di zucchero
- 4 tuorli d’uovo
- 4 cucchiai di farina
- sale
- un pizzico di cannella
- 1/2 litro di latte
Preparazione del Timballo
1. Fate la pasta frolla impastando tutti gli ingredienti in modo da ottenere un composto omogeneo e lasciatela riposare, per circa un’ ora, in frigorifero coperta con un panno o pellicola trasparente.
2. Preparare la crema pasticcera (besciamella)
3. Preparate delle polpettine con 200 g di carne tritata di pollo lesso, mescolata a 1 uovo, 100 g di prosciutto cotto tagliato a listarelle, 2 cucchiai di pecorino siciliano (o parmigiano), prezzemolo tritato e un pizzico di sale. Friggetele in abbondante olio Evo e tenetele da parte.
4. Nel mentre, in un po’ di burro fate insaporire il pollo e il prosciutto rimasti, aggiungete i fegatini, le salsicce, i funghi, le polpettine, i pisellini e cuoceteli per pochi minuti.
5. A cottura ultimata poneteli in una casseruola, aggiungendo qualche cucchiaio di sugo di carne, e fate cuocere ancora per qualche minuto in modo da far amalgamare tutti gli ingredienti.
6. Lessate i maccheroni molto al dente, scolateli e conditeli con il sugo di carne, abbondante parmigiano e fateli raffreddare.
7. Imburrate una tortiera e ricoprite il fondo e i bordi con un terzo della pasta frolla che avrete steso sottile , di circa 1/2 cm. E’ importante che sporga un po’ dai bordi in modo che possiate chiudere con facilità il timballo con la restante pasta.
8. Versateci sopra metà dei maccheroni, la carne, le uova, il formaggio grattugiato, il tartufo nero a lamelle,che molti non aggiungono, e ricoprite con il resto dei maccheroni a cui darete una forma leggermente a cupola sulla quale verserete la crema pasticcera che farete penetrare bene.
9. Chiudete il timballo con la pasta frolla avanzata, premendo bene i suoi bordi per farla aderire bene.
10. Spennellatene, infine, la superficie con l’uovo sbattuto e fate cuocere per circa 45 minuti in forno a 180 gradi. Lasciate riposare il timballo per 5 minuti e servitelo subito.
Una ricetta elaborata che vale la pena di provare.
[La ricetta e la foto del Timballo del Gattopardo sono di Matteo Baronetto e sono tratte dal Magazine internazionale di cucina “Identità Golose”]