La procura di Palermo ha chiesto la condanna, complessivamente, a 57 anni e 4 mesi di reclusione, per nove persone – imprenditori e pubblici funzionari – coinvolte nell’inchiesta su un giro di mazzette al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche.
Per tutti gli imputati è caduta l’accusa di associazione per delinquere mentre sono rimaste le accuse di concussione. Otto anni e 10 mesi sono stati chiesti per Carlo Amato, considerato la mente di dell’organizzazione, 4 anni e 2 mesi per Fabrizio Muzzicato, 7 anni per Francesco Barberi, 6 anni e 8 mesi per Antonino Turriciano. Le richieste di pena per gli imprenditori sono 6 anni e 2 mesi per Giuseppe e Filippo Messina, 6 anni e 6 mesi per Ignazio Spinella, 6 anni e 6 mesi per Lorenzo Chiofalo e 6 anni e 2 mesi per Giuseppe Pinto Vraca.
Al centro del processo ci sarebbe un’ associazione criminale che gestiva un collaudato sistema di tangenti nell’ufficio che si occupa di appalti milionari per manutenzioni e ristrutturazioni di uffici pubblici. L’inchiesta che ha portato al processo nasce dalla denuncia di un imprenditore che, dopo essersi aggiudicato i lavori di ristrutturazione di una scuola, si era rifiutato di pagare le mazzette ad alcuni dipendenti pubblici. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione criminale aveva ideato la cosiddetta mazzetta rimborsata: le vittime pagavano i funzionari corrotti, che con stati di avanzamento dei lavori, aumentavano le somme previste per gli appalti consentendo così all’imprenditore di riprendersi il denaro versato facendo ricadere dunque sulle casse pubbliche il costo della corruzione.