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Per dominare il cuore degli uomini, bisogna lasciare profumo dietro di sé

venerdì 29 Gennaio 2021

Non so se qualcuno di voi conosce il modo di dire secondo cui “un uomo deve lasciare profumo dietro di sé”. Non si fa riferimento alla nauseabonda scia di profumo che accompagna il passaggio di chi ha la cattiva abitudine di mettere troppo profumo ma al desiderio –che dovrebbe essere anche un obiettivo- di rimanere impressi nella memoria delle persone che attraversano il proprio cammino evolutivo ciclicamente o momentaneamente grazie alle azioni, al modo di fare, di parlare, etc..

Parafrasando l’aforisma del famoso romanzo di Patrick Süskind dal titolo “Il profumo”: Colui che sa dosare il profumo, sa dosare le azioni. Colui che domina il mondo lasciando una scia dietro di sé, domina il cuore degli uomini.

Certamente l’odore della pelle è un’arma di seduzione molto potente che può conquistare definitivamente se non, al contrario, disturbare per l’eccesso di effluvio o per la mancanza di igiene personale. Per tutta la vita si porta con sé il ricordo di quell’odore così delicato e gradevole oppure della nausea e dello schifo provato. È bello donare a una persona il meglio di noi e far sì che associ a una fragranza forti emozioni e sentimenti. Posso celebrare la potenza dei ricordi olfattivi –inclusa la carica emotiva che li affianca– portandovi a pensare alla nonna, all’odore della sua casa, della sua cucina, della panchina di marmo in terrazzo, delle piume di gallina bruciate per predisporre l’animale alla cottura. Quante pagine di vita divenute memorabili potremmo citare e che hanno a che fare con l’odore di una persona e il suo modello comportamentale? Conoscendo, quindi, questi complessi meccanismi fisiologici dovremmo curare molto sia la nostra igiene personale che quella mentale perché è questo connubio che produce un’essenza speciale, che ci caratterizzerà e contraddistinguerà, rendendoci unforgettable.

Non vorrei che mi etichettaste come la figura più scellerata del nostro secolo. Fra le mie righe non vi è disprezzo se non una ferma moralità, un pizzico di spavalderia e di genio con l’unica ambizione di lasciare una traccia nella vostra mente, magari, cambiando un po’ e in meglio la vostra percezione degli odori. Questi, hanno subìto una evoluzione dal tempo in cui è ambientato il romanzo di Süskind: oggi il mio naso mi chiede pietà (o di avvicinare i capelli in modo da ingannare l’olfatto con l’olezzo che emanano) quando cammino per strada e qualcuno fuma (senza pensare che inquina l’ambiente e si impone anche a coloro che non fumano) o puzza di doccia non fatta, capelli non lavati, maglie fetide di sudore stantìo, persino quando vado al parco e la mia gioia per gli odori primaverili e naturali viene offuscata per lunghi istanti da ventate tossiche di profumo (non è con questo “suffumigio” che si può esorcizzare l’età) o dalla cute di uomini pelati che sono convinti seriamente che non sia necessario farsi lo shampoo o da altri fastidiosi odori di sudore (perché prima dello sport si ha l’abitudine scorretta di non farsi la doccia); in epoche scorse, le strade puzzavano di letame, di orina, di sterco, di cavolo andato a male, la gente dormiva in lenzuola bisunte, con l’odore acre e pungente dei vasi da notte disposti sotto il letto e per strada c’erano folle di gente che puzzava di marcio più che di sudore, dall’alito ai vestiti alla pelle! Puzzava tutto. Ora, almeno, grazie al progresso, appestano l’aria e fetono solo determinati luoghi e individui. Cosa vuol dire “puzzare”, “mettere troppo profumo” oppure “odorare di buono”, dal punto di vista clinico?

Si pensa, erroneamente, che l’ossessivo che tiene molto all’igiene sia rupofobo, esagerato, malato. Negli eccessi c’è sicuramente un disturbo, un disagio, una compensazione, una difesa dell’Io. “Pulire sul pulito” è indice di una compulsione irrazionale ma “pulire sullo sporco” è giusto. Bisogna vedere quanto e come una determinata abitudine o condotta influenzi gli altri e se viene condivisa oppure incompresa. La persona equilibrata non è detto che cambi la propria abitudine per una terza persona, se ritiene giusto che si entri senza scarpe a casa ma, se capita, non va in tilt, non esplode in attacchi di ira ma prova dispiacere per la mancanza di rispetto subìta, perché l’altro non ne capisce l’importanza e perché, poi, deve impiegare il tempo e l’energia fisica per disinfettare i pavimenti anzi che potersi dedicare ad altro.

D’altronde, chi inquina l’aria è in difetto e in eccesso, da un altro punto di vista. Può essere indice di una sindrome olfattiva, di un disturbo narcisistico o distimico di personalità. Siamo anche in presenza di tratti antisociali, disempatici, paranoici. Si può trattare di bromidrosi e iperidrosi. Insomma, la lista è lunga. In tutti i casi, si parla di “rispetto”, “empatia”, “equilibrio psicofisico”, “razionalità”, “evoluzione mentale”, “educazione e bonton”.

La miseria dell’uomo è la sua moralità e la sua fragilità. Il COVID-19 non ha comportato solo delle conseguenze e dei danni catastrofali ma ha fumigato le cattive abitudini igieniche di tutti.

Il mio esorto è quello di lasciare una scia dietro di sé di buono e il mio augurio è che la presenza di tutti noi in questo universo sia “odorosa”. Fate tutto ciò che non sa di guasto e putrido. Un uomo che puzza, muore senza lasciare traccia mentre un uomo che odora vive per sempre. Un uomo che puzza non ha avvenire e relazioni ed è solo mentre un uomo che odora ha il dono dell’eternità, della gioia e dell’amore.

 

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