Per lo scrittore palermitano Alessandro D’Avenia: “Scrivere è fare il pane con le parole”. Da questa gustosa metafora, da cui si denota la sua sicilianità, posso affermare che impasto per lavoro la meravigliosa farina della lingua italiana e assaggio quasi da “professionista”, e senza risparmiarmi, il nostro cibo da strada, il più buono e vario che ci sia. Questo spiega perché il mio aforisma preferito è: “La vita è più bella tra due fette di pane” e se a queste aggiungessimo le panelle, come diventerebbe? Straordinaria. Il mio scopo è quello di farvi assaporare, anche solo raccontandoli, questi rettangoli delle meraviglie e, a tal proposito, vi chiedo: “Siete pronti, a seguirmi in questo tripudio di gusto e curiosità?” Allora, Amunì.
ORIGINI E CURIOSITA’
In Occidente i ceci erano usati in cucina già dai greci, dai romani e cucinati come polenta. Tra il IX e l’XI secolo, gli arabi portarono in Sicilia un metodo per macinarne i semi e ricavarne una farina che, mescolata con l’acqua e cotta in tipici forni verticali, veniva usata, all’epoca, al posto del pane. Le panelle, invece, iniziarono ad essere fritte, probabilmente, durante il Tardo Medioevo e, poi, sotto la dominazione francese. Leggenda vuole che, durante i Vespri siciliani, per riconoscere gli invasori francesi, i rivoltosi li costringessero a pronunciare la parola “cìciri“, ceci, intimando: “Dici cìciri o t’ammazzo!” e questo perché, mentre in dialetto la pronuncia era ed è “cìsciri”, per un uomo di Carlo D’Angiò sarebbe stata “sisirì” e, a quel punto, scoperto, il legume sarebbe stato mortalmente indigesto.
Al di là delle origini controverse, sembrerebbe che le prime panelle, come cibo popolare, siano nate nella città di Palermo. Gli ingredienti, acqua e farina di ceci, essendo alla portata di tutti, permettevano di consumarle al posto della carne, del pesce e con grande fantasia, come riporta il Pitrè, chiamarle “piscipanelli”, perché venivano preparate, soprattutto, a forma di piccolo pesce per avere l’illusione di mangiare una buonissima frittura. Ad apprezzarle erano proprio tutti perché questa bontà della cucina povera abbatteva le differenze sociali e culturali, unendo all’insegna del gusto.
In passato i maestri panellari incidevano dei motivi floreali, con l’utilizzo di stampi in legno, intarsiati e di forma rettangolare, sull’impasto che, spalmato sulle tavolette, veniva fatto asciugare e, poi, fritto. Lo scopo, come si potrebbe pensare erroneamente, non era decorativo, ma a garanzia di “freschezza”, dimostrata dal fatto che, dopo qualche minuto dalla cottura, il disegno spariva. Il venditore ambulante, un tempo, si metteva negli angoli delle strade con la sua carretta sulla quale era montata una baracca di legno chiusa da tre lati: al suo interno, un fornello in pietra lavica e una grande pentola piena d’olio. Su di un ripiano, un contenitore di latta con il coperchio bucherellato per il sale e, infine, appesi ad un gancio dei rettangoli di carta che, già tagliati, servivano da tovagliolo e ad accogliere le panelle calde calde, vendute dentro un panino croccante ricoperto di giuggiulena. Oggi, ovunque, troviamo dei furgoncini ben attrezzati, di tipo fisso o ambulante, in cui gustarlo in piedi, oppure moltissimi locali, dai più ai meno trendy, da seduti come aperitivo.
ORGOGLIO SICILIANO
Le panelle sono riconosciute come prodotto tradizionale siciliano e, per questo, inserite nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).
Ingredienti
· 500 g di farina di ceci
· 1,5 l di acqua
· 1/2 cucchiaio raso di sale
· pepe q.b.
· prezzemolo fresco tritato q.b.
· olio di semi per friggere
· limone
· panini con il sesamo
Procedimento
1. In un tegame piuttosto largo, sciogliete la farina nell’acqua fredda, aggiungete il sale e il pepe e mescolate con una frusta.
2. Quando sarà ben sciolta mettete sul fuoco a fiamma media e mescolate continuamente fino a quando l’impasto diventa compatto e si stacca dalla pentola.
3. Tritate il prezzemolo e aggiungetelo all’impasto.
4. Versate il composto ottenuto su un piano di lavoro unto d’olio e, con l’aiuto di un mattarello, stendete uno strato più o meno sottile, a seconda dei gusti.
5. Fate raffreddare e tagliate la sfoglia a rettangoli, friggeteli nell’olio bollente fino a quando non saranno dorate da entrambi i lati.
6. Asciugate su carta assorbente e salate.
7. Tagliate i panini e farciteli con 2 o 3 fette di panelle, aggiungendo, se volete, il succo di limone.
E che “pane e panelle sia”.