Taormina si lascia alle spalle il dissesto e ora pianifica il “dopo-default”. L’attenzione al Palazzo dei Giurati ora si concentra sulla strategia da mettere in campo rispetto ai creditori che non hanno voluto accettare la proposta di transazione da parte della Commissione Liquidatoria nell’ambito delle procedure che hanno portato al risanamento del debito da 85 milioni di euro che aveva spinto nel luglio 2022 l’ente a dichiarare il dissesto.
Per questo, dopo il placet dato dal Ministero dell’Interno e nello specifico dalla Cosfel alla chiusura definitiva del dissesto, ma con l’ombra dei vecchi debiti irrisolti che potrebbe riaffacciarsi, il sindaco Cateno De Luca non esclude la possibilità di un nuovo piano di riequilibrio per schermare il bilancio comunale rispetto alle pretese che presumibilmente verranno di nuovo avanzate da qui a breve dai creditori ora che l’ente è tornato “in bonis”.
“Se ci sono dei creditori che non accettano transazioni e fanno i furbi – ha fatto sapere De Luca – non escludo di proporre al Consiglio comunale un piano di riequilibrio così blocco le pretese dei creditori per almeno tre anni e poi si vede”. Il messaggio politico è evidentemente rivolto, da parte del sindaco, ai creditori, con i quali si riapre la partita sui debiti che non sono stati chiusi con relativa transazione.
Archiviato il maxi-contenzioso con l’ex Impregilo (oggi Webuild) per i parcheggi, che si è chiuso con una transazione da 23,5 milioni di euro, la spada di Damocle per il Comune nel dopo-dissesto sembra essere anche e soprattutto quella legata al contenzioso con gli eredi Ferrara, per i terreni di contrada Bongiovanni dove a suo tempo negli Anni 80-90 è stata realizzata l’allora piscina comunale di Taormina. Si parla cioè dei terreni acquisiti dalla casa municipale per realizzare l’impianto natatorio, chiuso adesso in via definitiva nel marzo del 1917.
Il credito vantato dagli eredi Ferrara è del tutto legittimo secondo quanto sentenziato nelle aule di tribunale, scaturisce da una sentenza della Corte di Appello del 2010, da tempo passata in giudicato. In quella circostanza il Comune di Taormina è stato condannato a pagare 5 milioni e mezzo di euro, poi non versati dall’ente locale. Oggi quel credito si attesta sui 6 milioni e la questione rientrava tra i contenziosi affrontati dalla Commissione Liquidatoria, che ha provato a chiudere la disputa con una proposta di transazione su un importo di circa 3 milioni. Una proposta che, tuttavia, non è stata accettata dagli eredi Ferrara. Ora questo contenzioso torna a rappresentare un problema per i conti del Comune di Taormina e complica le dinamiche che porteranno nuova fase di normalità finanziaria dell’ente. Taormina non rischia più il dissesto, ovviamente, ma la somma è comunque importante e potrebbe creare delle difficoltà per il bilancio di Palazzo dei Giurati.
E allora il Comune valuta la possibilità di mettere un ombrello per altri 2 o 3 anni al bilancio, su questa o anche su altre nuove azioni ingiuntive che potrebbero interessare su altri fronti il municipio. Tecnicamente si tratterebbe, come detto, di istruire un altro piano di riequilibrio finanziario pluriennale, che consentirebbe all’ente di non essere aggredito da pretese di pagamento avvalendosi dell’art. 243 bis e seguenti D.Lgs. 267/2000 s.m.i. che offre un paracadute alle varie municipalità
“A Taormina abbiamo in questo momento 31 milioni di euro in cassa di liquidità, il Comune era fallito, ora ci sono i debiti già tutti pagati in un anno. Ora stiamo passando alla programmazione della nuova fase e faremo tutte le valutazioni del caso”, spiega De Luca.
Il primo cittadino ha anche rimarcato che “si comincia questa nuova fase ma rimangono dei paletti da rispettare e fino al 2026 non potremo assumere nuovo personale e i tributi rimarranno al massimo delle aliquote quale sanzione accessoria imposte dalla legge per i comuni, applicabile per cinque anni dalla dichiarazione di dissesto. Non vedo l’ora di portare in Consiglio Comunale tutte le carte che riguardano questa vicenda per un costruttivo dibattito con l’intero Consiglio comunale, finalizzato ad accertare le responsabilità politiche del disastro contabile che abbiamo ereditato dal sistema Taormina che ha imperato negli ultimi 30 anni”.
De Luca non ha fatto mancare anche la sua frecciata alla Regione sulle strategie da mettere in campo per il territorio, ad esempio rispetto alle opportunità che provengono dal Siru, il Sistema Intercomunale di Rango Urbano Ionico Etneo che nel caso specifico è costituito da 19 Comuni, 11 appartenenti alla provincia di Catania ed 8 alla provincia di Messina, di cui fa parte anche Taormina.
“A questo punto – ha dichiarato De Luca -, se io volessi dare dei soldi al Siru per partire con delle progettualità per il territorio non lo posso fare, basterebbe una norma che nell’ambito dei sistemi Siru consente ai comuni di anticipare le risorse, per chi lo può fare, e qual è il fondo che può garantite tutto questo? Quello delle Autonomie locale. Significa che a monte c’è una norma che ti consente di partire senza aspettare le solite lungaggini della Regione, che comunque dimostrano che quando si fa la programmazione, soprattutto quella territorializzata, la Regione non è abituata ad avere a che fare con strutture che sono l’esempio della sussidiarietà e che sono il pilastro della spesa. La Regione non vuole mollare”.