La Sicilia dei tanti contenziosi con Roma e degli accordi da rinegoziare non ha preferenze particolari, nè aspetti da augurarsi in maniera specifica sulla nascita del nuovo governo nazionale. Lo ha lasciato intendere in più di un’occasione il governatore siciliano Nello Musumeci.
Il vicepresidente Gaetano Armao sta portando avanti da settimane ormai un lavoro capillare di preparazione che richiede per una trattativa da sviluppare compiutamente, la presenza di un governo politico che sia in grado di legittimare ogni forma plausibile di interlocuzione.
Eppure non manca la curiosità per l’atteggiamento che un governo politico sponsorizzato da Salvini e Di Maio potrà riservare alla Sicilia.
Da un lato, il movimento pentastellato ha realizzato nell’Isola alle Politiche un clamoroso ‘cappotto’ nei collegi uninominali e nell’intero meridione si è accreditato di una presenza significativa. Dall’altra, il governo regionale è guidato dal centrodestra. E ancora, i leghisti puntano a riconvertire, all’interno del centrodestra, la guida forzista della coalizione, puntando sul prossimo risultato elettorale, quando si tornerà a votare, che ne ratifichi, confermandolo, il passaggio di consegne tra le forze dello schieramento e il potenziale svuotamento di Forza Italia.
In teoria, entrambe le premesse enunciate dovrebbero essere una leva di vantaggio per l’interlocuzione con le rivendicazioni della Sicilia. In pratica, gli accordi da rivedere, di primaria importanza per i conti della Regione, non rappresentano una partita che si possa chiudere senza una mediazione che Musumeci e Armao non vogliono sia al ribasso.
Sarebbe, però, nell’interesse del movimento siciliano dei 5stelle una chiusura di accordi e di ridefinizione dei conti che sposti il baricentro valorizzando le richieste del centrodestra siciliano?
Senza contare il mantra fisiologico dei leghisti che rispetto alle rivendicazioni delle regioni del Sud hanno nel tempo mantenuto uno scetticismo di fondo poco invidiabile per le ragioni della Sicilia.
Come si vede, dunque, i pro e i contro non mancano. I dubbi e le perplessità neanche. La politica giocherà la sua parte, ma il clima di incertezza che accompagnerà lo strano ibrido politico-istituzionale che contrassegna il governo nazionale nascituro, non risparmierà alla Sicilia un’attesa indefinita che non riserva certezze.
Nè in un lato, nè in un altro.