La base Nato di Sigonella, in Sicilia, sembra destinata ad avere un ruolo sempre più centrale nelle operazioni della Nato in Ucraina e nell’ambito delle misure che l’alleanza atlantica sta decidendo di mettere in campo per contrastare l’invasione intrapresa dalla Russia.
A Sigonella, nella Piana di Catania (a Lentini per esattezza) operano aerei da pattugliamento marittimo P-8A Poseidon e Uav “spia” MQ-4 Triton e la base catanese è già stata utilizzata in questi giorni per far partire degli aiuti verso il perimetro di guerra. I velivoli sono stati più volti tracciati nei cieli ucraini per monitorare gli spostamenti delle truppe russe di là del confine grazie al loro potente radar di ricerca di ultima generazione.
Al momento non è cambiato lo stato di allerta della base di Sigonella ma la situazione è in costante evoluzione. Dall’11 settembre 2001, ovvero dagli attacchi alle Torri Gemelle, tutte le Basi Nato, compresa quella siciliana, hanno quattro livelli di stato di allarme che partono da “Alpha”, poi “Bravo”, “Charlie” e “Delta”, a seconda del grado crescente di pericolo.
Il sistema adottato dagli americani è stato denominato DEFCON (acronimo per indicare la locuzione della inglese DEFense readiness CONdition, in italiano “condizione di prontezza difensiva”), indica la descrizione dello stato di allarme utilizzata dalle forze armate degli Usa. Il sistema DEFCON è stato sviluppato dallo Stato Maggiore Congiunto e dagli Unified Combatant Command statunitensi.
Il grado di allerta nella base militare di Sigonella, al momento, almeno ufficialmente, sarebbe quello di sempre, ovvero “Bravo” ma lo stato delle cose è in divenire. Il livello di tensione è alto, e sembra crescere col passare delle ore.
Da Sigonella sono già decollati i droni Global Hawk anche per la sorveglianza dell’area in Ucraina interessata dall’attuale crisi internazionale. Vengono movimentati droni-aerei spia che dalla pista di Sigonella si sono già diretti nell’area di guerra, analogamente a quanto avvenuto nel tempo anche all’indirizzo di obiettivi militari sensibili in Africa e i Medio Oriente. Ora è la volta dell’Ucraina.
Sotto i nostri occhi il traffico aereo quotidiano è apparentemente regolare ma tutto potrebbe cambiare già dopo la decisione del Consiglio dei Ministri italiano che stabilirà in queste ore quali aiuti militari verranno inviati in Ucraina. A quel punto potrebbero essere non soltanto strumenti di autodifesa. L’Italia sta rafforzando le missioni Nato già attive e due dei quattro aerei Eurofighter italiani andranno ad ampliare lo schieramento dell’Aeronautica Militare, quindi così come i droni americani compiono operazioni di supporto nei cieli di Kyev, anche la base del 41esimo Stormo Aeronavale italiano è pronta a fornire supporto logistico e non solo, ampliando i contorni logistici e strategici dell’attività svolta già in questi giorni dai predetti Uav “spia” Global Hawk del sistema Nato AGS (Alliance Gorubnd Surveillance) di base a Sigonella.
Al momento, nello spazio aereo in Ucraina (tra l’altro ufficialmente interdetto ai voli) si sono mossi droni capaci di volare anche più di 20 ore in missioni di perlustrazione. Non sono invece stati ancora impiegati i droni più piccoli da combattimento che la marina statunitense detiene a Sigonella, e che in attesa degli sviluppi della situazione non ha schierato almeno in questa fase.