Mi pongo da un po’ di giorni questa domanda. Cosa sta succedendo a Roma, in Sicilia e nella nostra testa?
Fermatevi un attimo, per favore, e cerchiamo insieme di capirne qualcosa. Sembrano, sembriamo, tutti contro tutti. Tanti, troppi, concentrati sui propri personalissimi bisogni e sul proprio ego. E lontani, a volte lontanissimi, dal mondo che ci circonda, come se tutto e tutti vivessero in un altro pianeta.
A Roma ormai siamo da circa due mesi senza un governo legittimato dal recente voto alle politiche. I partiti, vincitori e vinti, stanno dando un pessimo spettacolo. Lo sapevamo tutti che questo sistema elettorale voluto da Renzi con il benestare di Berlusconi non avrebbe prodotto alcuna governabilità. Ma, dopo il voto, c’era chi ci sperava in un governo possibile.
Invece Salvini e Di Maio, veri vincitori alle elezioni, non sono riusciti ad uscire dalla morsa di Berlusconi il primo e di Grillo il secondo. Berlusconi orfano della speranza di un patto con Renzi sol perché i numeri non lo consentono, Di Maio lontano parecchio dal 40% che avrebbe dato vita ad un monocolore grillino, Salvini come un leone in gabbia, che vorrebbe spaccare il mondo, ma fuori dalla gabbia diventa un accorto politico anni Ottanta che non spacca niente ma media sul nulla, e infine Renzi che, conscio del flop elettorale, fece fare il Rosatellum, così con Berlusconi o niente.
E niente fu! Renzi è pur vero che ha dato dimissioni da segretario, ma continua regolarmente a gestire l’annientamento di quel che resta del Pd e del centrosinistra, inseguendo un sogno Macroniano che già in Francia delude.
Il toscano ha una maggioranza nel partito data dalla più che personale gestione delle liste fatte da nominati fedelissimi renziani, però voti e consenso del popolo niente. Ormai come diremmo noi siciliani, muriu u cani.
In Sicilia hanno varato una finanziaria a base di “conigli” da salvare e precari, e neanche tutti, da sistemare. Per investimenti sullo sviluppo e sulle generazioni giovani e meno giovani senza lavoro, pregasi ripassare tra tre anni. Di più, per il lavoro ci aspettavamo più coraggio, più determinazione, più cambiamenti, più di tutto per chi cerca lavoro e per le piccole imprese, invece poco o niente.
A Palermo come a Catania e Messina, per citare le tre città metropolitane, siamo in uno stallo drammatico. Città sporche, strade e periferie che continuano a vivere isolate e senza speranza, aziende comunali che non producono buoni servizi e neanche lavoro, va tutto avanti stancamente tra un taglio di nastro e qualche proclama senza seguiti o fatti veri e rilevanti. I partiti tutti, vecchi e nuovi, non pervenuti.
La crisi delle rappresentanze politiche, sindacali e imprenditoriali è ormai al suo punto più basso. Non volevo essere negativo, ma è questa la fotografia che vedo del nostro momento storico.
Forse sarebbe opportuno guardarci dentro, tutti. Perché le responsabilità sono di tutti. Dei politici e di chi li vota, di chi governa e di chi li designa, di chi si erge a condottiero e di chi lo incensa, di chi ci rappresenta in qualsiasi organismo e di chi ce lo lascia, e di noi stessi che pensiamo più a litigare che a costruire il nostro futuro.
Ma la speranza io ce l’ho. Quella è dentro di noi. Mai rinunciare, cerchiamo il cambiamento. Ma per prima cosa, questo cambiamento chiediamolo a noi stessi. Abbandoniamo le faziosità verso questo o quel politico perché non serve, né a lui e neanche a noi; lasciamoci dietro la voglia di combattere tra di noi e dedichiamo queste energie per trovare una strada per uscire dalla palude.
Cominciamo a lasciarci dietro presunzioni e principi che separano, e pensiamo che uniti possiamo farcela. Ecco, cominciamo ad usare sempre più questa parola, Insieme. Separati siamo fragili e sofferenti, abbiamo poco potere e soffriamo la sudditanza. Guardiamoci dentro e ritorniamo ad appropriaci del nostro destino, ma facciamolo insieme.