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Covid: non vaccinati circa 600mila lavoratori domestici

martedì 21 Settembre 2021

Entro il 15 ottobre tutti i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, dovranno ottemperare all’obbligo del green pass, pena la sospensione dal lavoro senza stipendio fino al 31 dicembre.

E se parliamo di una platea specifica, sono circa 6oo mila i lavoratori domestici che non si sono sottoposti alla somministrazione del vaccino anti-Covid19. Dunque, badanti, colf e baby sitter sono ancora sprovvisti di certificazione verde, necessaria per svolgere la propria prestazione nelle case di chi ha bisogno di cure ed assistenza. È il dato fornito dall’associazione datoriale Domina.

Il Governo Draghi, infatti, ha approvato lo scorso 16 settembre il decreto legge che rende obbligatorio il possesso del Green Pass anche per il settore domestico: una richiesta avanzata nei mesi scorsi da Assindatcolf che è stata accolta. Così, dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021 i lavoratori domestici dovranno essere in possesso di un certificato verde valido per entrare nel luogo di lavoro, pena per il domestico sanzioni amministrative da 600 a 1500 euro. Non proprio briciole. Il provvedimento estende l’obbligo anche a tutte le altre figure contemplate nel Ccnl del settore.

La situazione attuale evidenziata da Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, mette in luce un dato di fatto: molte badanti che convivono con gli assistiti si sono vaccinate già nella primavera. Ma in base alle segnalazioni che Domina ha ricevuto dalle famiglie associate, si stima che il 30% dei lavoratori domestici non siano ancora vaccinati. Una percentuale, che se proiettata sull’intera platea dei lavoratori del settore, due milioni fra regolari e irregolari, potrebbe significare 600mila persone, i quali se non vogliono perdere il posto di lavoro dovranno correre a vaccinarsi entro il 15 ottobre.

E quasi il 40% dei lavoratori domestici proviene dall’Est Europa . Nelle lavoratrici di quest’area geografica c’è una certa ritrosia all’inoculazione delle dosi sia per motivi culturali, sia forse perché in certi Paesi non c’è stata propaganda per promuovere la diffusione del vaccino. Molte lavoratrici dell’Est, poi, si sono vaccinate in patria con lo Sputnik, che non è riconosciuto dall’Ema e quindi non dà accesso al green pass.

Invece, Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, sostiene che la stima di lavoratori domestici che non hanno ricevuto neanche la prima dose di vaccino, è più alta: il numero di non vaccinati potrebbe arrivare a un milione, cioè il 50% della categoria, sulla base delle richieste di assistenza che Assidatcolf riceve dai propri iscritti. L’ente si mostra anch’esso favorevole al provvedimento del Governo, ed è chiara la linea di pensiero: i lavoratori del settore devono considerare seriamente gli effetti della scelta di una mancata vaccinazione. Cessato il rapporto di lavoro con una famiglia, infatti, anche la famiglia successiva chiederà il green pass. Insomma, ci sarà una selezione naturale degli assistenti familiari, nella quale chi ha il lasciapassare verde sarà preferito rispetto agli altri.

Tuttavia, si fa strada altra questione preoccupante che è quella dell’incremento del lavoro nero, soprattutto al sud e in Sicilia. L’obbligo del green pass per legge potrebbe anche generare rapporti di lavoro irregolari,  senza stipula di contratto, come è avvenuto per le autocertificazioni legate agli spostamenti durante la prima ondata della pandemia, quando era in corso il lockdown. Il numero dei lavoratori domestici regolari, fra il 2019 e il 2020, è aumentato di 64.529. Solo una parte di questa emersione può essere legata alla sanatoria per i lavoratori extracomunitari avviata nel 2020, che in gran parte deve essere ancora completata e dispiegherà maggiormente i suoi effetti nel 2021. Una parte di questa emersione è stata dunque determinata dagli obblighi emersi con l’emergenza sanitaria, come ha sottolineato anche l’Inps nel pubblicare l’ultimo Osservatorio sui lavoratori domestici.

Il lavoro irregolare nel settore domestico, come rileva anche l’Istat e come confermano i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sfiora il 60%: cioè, su 10 lavoratori, 6 non sono noti all’Inps (cioè lavorano in nero) o sono sottoinquadrati (cioè sono denunciati per meno ore di quelle che effettivamente svolgono).

Come deve comportarsi il datore di lavoro? Innanzitutto, avrà la responsabilità di verificare che il domestico sia in possesso di un Green Pass valido, al contrario rischia una sanzione amministrativa da 400 a 1000 euro. Il lavoratore che non possiede la certificazione verde dovrà essere sospeso dal lavoro fino alla presentazione di idonea documentazione e la sospensione comporta l’interruzione dello stipendio e anche del pagamento dei contributi Inps e Cassacolf.

Il datore potrà assumere un domestico in sostituzione, anche perché il licenziamento per assenza di green pass non è ammesso. In ogni altro caso, qualora venga meno la condizione di fiducia tra le parti, è sempre possibile interrompere il contratto, ovviamente nel rispetto dei termini di preavviso.

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