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La storia

Della chiesa di padre Puglisi è rimasta solo la prima pietra

martedì 26 Settembre 2023

La mattina del 20 ottobre del 2013 non mancava nessuno in in via Fichidindia, nel quartiere Brancaccio per la posa della prima pietra della chiesa sognata dal beato Pino Puglisi: c’era ben due cardinali, Paolo Romeo e Salvatore De Giorgi, circondati da uno stuolo di preti e seminaristi, il sindaco eterno Leoluca Orlando, politici e cittadini di ogni colore e per l’occasione c’era anche l’ultimo presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti che da poco era stato archiviato insieme all’ente amministrato. C’era soprattutto la prima pietra, che qualche giorno prima era stata benedetta da Papa Francesco, e che era stata posta nel terreno confiscato alla mafia con all’interno la pergamena dell’atto formale dell’avvio del progetto e lo zucchetto rosso del cardinale Romeo.

Dieci anni dopo sono cambiati l’Arcivescovo di Palermo e il Sindaco ma la prima pietra è rimasta ben seppellita insieme a tutto il progetto della nuova chiesa di Brancaccio. Una chiesa che già padre Puglisi aveva immaginato per uscire dalla piccola chiesa di San Gaetano e che poi dopo l’assassinio del prete di Brancaccio e la sua beatificazione nelle intenzioni della Curia palermitana sarebbe dovuta diventare un vero e proprio santuario destinato ad ospitare le spoglie mortali di padre Puglisi con annessi campi sportivi, aule e laboratori. Trent’anni dopo l’omicidio di padre Puglisi si sono susseguite le false partenze ma il terreno di 13mila metri quadrati confiscato all’impero di Ienna continua a rimanere desolatamente vuoto mentre il corpo di padre Puglisi è stato provvisoriamente collocato nella Cattedrale di Palermo in un sarcofago pensato per il nuovo santuario che cozza visibilmente con lo stile della chiesa Cattedrale.

corrado lorefice
Corrado Lorefice

Durante le celebrazioni del trentennale del martirio del sacerdote palermitano l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice si è lasciato andare ad una dichiarazione speranzosa: “Spero che ci siano novità, forse questo trentennale è l’anno decisivo per cominciare i lavori. Veniamo fuori da un tempo di grande crisi. Ma credo che questo possa essere veramente l’anno buono. Anche questo è un segno, non è affidato ad altri, ma a tutti noi”. In molti ambienti della Chiesa palermitana regna però un certo pessimismo sulla possibilità di partire subito con i cantieri se non addirittura una certa rassegnazione. L’inghippo sarebbe a Roma, alla Conferenza Episcopale Italiana che in questi anni ha messo regole sempre più stringenti per la costruzione di nuove chiese. La Cei, a quanto pare, pretenderebbe che i soldi ci siano tutti e subito prima ancora che partano i lavori (si parla di 8 milioni di euro) ma non solo, a Roma avrebbero chiesto anche di avere in anticipo i progetti degli interni della nuova chiesa con particolare riferimento alle opere sacre che si vorrebbero realizzare. Senza questi progetti non ci sarebbe alcun nulla osta da parte della Cei.

Non ci sarebbe solo la burocrazia statale ed ecclesiastica a rallentare i lavori ma anche un problema di viabilità. La nuova chiesa-santuario avrebbe infatti bisogno anche di essere raggiunta comodamente senza ricorrere alla strettissima via Fichidindia. Un problema non da poco che richiederebbe un imponente intervento di viabilità su tutta la zona per il quale però il Comune di Palermo non sembra affatto pronto.

E mentre il tempo passa il terreno di via Fichidindia langue e fa anche i conti con l’inciviltà e i tentativi di trasformarlo in una discarica a cielo aperto. Ma non sono solo i vandali a preoccupare la parrocchia di san Gaetano e la Curia quanto piuttosto la normativa sui beni confiscati che è particolarmente stringente sulla mancata utilizzazione o destinazione dei beni confiscati, fino a prevedere la revoca dell’affidamento da parte dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Un grattacapo non da poco tanto che, per evitare altre grane, qualcuno avrebbe suggerito di allestire sul terreno destinato alla chiesa/santuario un capannone da adibire a chiesa per consentire la celebrazioni di liturgie ed altre attività.

Le celebrazioni del trentennale sono passate, padre Puglisi rimane collocato in un altare laterale della Cattedrale poco lontano dal cardinale Pappalardo, mentre Brancaccio che fa i conti con problemi vecchi e nuovi sembra aver dimenticato già quella chiesa che sarebbe stata segno di riscatto e riconoscimento alla fede e alle opere del prete martire palermitano.

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