E’ un fine luglio torrido per le società Partecipate del Comune di Palermo. L’attenzione della Giunta e il Consiglio Comunale è parzialmente impegnata nella definizione del rendiconto, in particolare sul come spedire i fondi dell’avanzo vincolato. Tuttavia, Roberto Lagalla si trova in mezzo ai fuochi di una coalizione sempre più incandescente. Motivo del contendere, come sempre, le posizioni di potere dei bracci dell’Amministrazione Comunale. Alcune caselle di rilievo sono occupate da tempo da profili messi lì dal precedente corso targato Leoluca Orlando. Scenario immaginabile alla fine della precedente consiliatura visto che almeno 1/3 dell’ex maggioranza è oggi parte di quella di Roberto Lagalla. L’ex Rettore però deve fare i conti con le anime più a destra del nuovo corso, le quali chiedono a gran voce un cambio di passo. Una richiesta sostenuta anche e soprattutto dal presidente della Regione Renato Schifani, il quale ha palesato più volte sue perplessità su alcune delle principali governance al momento al servizio dell’Amministrazione Comunale. Da Amap a Gesap, passando per la fondazione Massimo. Un mondo fatto di poltrone, problemi e mal di pancia all’interno del centrodestra.
Rap, la spazzatura in strada e i problemi di bilancio
Il primo pensiero di Roberto Lagalla rimane quello dI inizio consiliatura: la spazzatura in strada. In casa Rap non tira di certo una buona aria. Sul fronte della governance, la posizione di Giuseppe Todaro è certamente stabile. I problemi però sono tutti di stampo economico. Come già annunciato ad inizio luglio, il bilancio dell’azienda si è chiuso con un passivo da oltre 10 milioni di euro. Il triplo dell’attuale capitale sociale dell’azienda di piazzetta Cairoli. In questi giorni, l’Assemblea dei Soci tenuta alla presenza dell’assessore Brigida Alaimo ha certificato uno dei risultati più negativi degli ultimi anni.
Per non sprecare quanto fatto in questi due anni, il Comune sarà costretto a ricorrere ad una ricapitalizzazione del bilancio 2023. Ciò passa soprattutto attraverso le manovre relative al patrimonio immobiliare. Il primo bene che dovrebbe passare sotto il controllo di Rap è proprio Palazzo Cairoli, sede della società. Il bene, nel 2021, fu valutato circa 4,5 milioni di euro, anche se l’importo definitivo verrà definito da un perito del Tribunale. A seguire il Comune sta pensando di trasferire sotto l’ala di Rap anche il controllo di quattro CCR cittadini (viale dei Picciotti, via Minutilla, via Nicoletti e via Ernesto Basile), valutati circa un 1 milione di euro. La quota restante dovrebbe essere compensata con un fondo accantonamenti del Comune, anche se bisognerà valutare bene la compatibilità della manovra con i paletti imposti dal piano di riequilibrio.
Amap e la diatriba sulla futura governance
Parlando di problemi contingenti, c’è quello dell’emergenza siccità. Gli invasi della provincia fanno registrare un -45% della portata d’acqua rispetto allo scorso anno. Fatto sul quale Amap stava pensando a delle forme d’intervento preventivo per non lasciare la città a secco nel prossimo futuro. Nei giorni scorsi, l’azienda di via Volturno guidata da Alessandro Di Martino aveva annunciato un piano di razionamento dell’acqua che sarebbe dovuto partire oggi. Una riduzione dei consumi necessaria per preservare i livelli degli invasi, in attesa anche che venga migliorata la rete e che arrivino, si spera presto, le piogge. Mossa che però non ha lasciato contento il presidente della Regione Renato Schifani.
Il governatore ha infatti rimproverato ad Amap il mancato dialogo con la cabina di regia regionale, mostrando tutto il suo disappunto istituzionale. E non sono mancate nemmeno le stoccate al sindaco, al quale ha suggerito un cambio di passo nella governance della società. Di Martino, arrivato ad Amap in era Orlando, viene ritenuto oggi vicino all’ormai ex assessore regionale Marco Falcone e all’ex capogruppo di Forza Italia a Palermo Gianluca Inzerillo. Il suo mandato è ormai scaduto e qualcuno attende di poter piazzare qualche pedina importante. Fra questi il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. Già in sede di rimpasto delle società Partecipate condotto nella primavera del 2023, i meloniani avevano chiesto la poltrona di Amap per sé. Posizione apicale in cui vorrebbero piazzare l’ex amministratore unico di Palermo Energia Antonio Tomaselli. Richiesta sulla quale Lagalla non si è ancora espresso.
Amat, l’officina e la carenza di mezzi
In termini di servizi invece, una delle aziende che sta pagando maggiormente dazio è Amat. Ieri, nell’orario di punta serale, i mezzi che transitavano in via Libertà erano stracolmi in ogni ordine di posto. Fatto che denuncia una persistente carenza di mezzi, dovuta anche e soprattutto alla mancanza di personale all’interno dell’officina di via Roccazzo. Disagio che continua da inizio marzo, ovvero da quando sono scaduti i contratti agli ex 37 lavoratori interinali. La governance della società guidata dal presidente Giuseppe Mistretta ha riavviato le procedure di concorso, anche se le stesse hanno i loro tempi tecnici da espletare. In attesa di ciò, l’azienda del trasporto pubblico locale dovrà fare di necessità virtù in un momento di certo poco florido anche dal punto di vista dei bilanci.
Pur essendo vero che l’esercizio 2023 si è chiuso con un attivo di circa 2 milioni di euro, quello precedente (il 2022) ha visto un passivo pesante da 21 milioni di euro. Cifra su cui pesano, oltre agli effetti negativi della gestione del tram, anche e soprattutto i 12 milioni di euro dei fondi “vuoto per pieno” dell’emergenza covid contesi con la Regione Siciliana. Ad oggi da Sala d’Ercole non è ancora arrivata l’approvazione della norma interpretativa che servirebbe a sbloccare i fondi per Amat. Fatto che ha lasciato l’azienda in una sostanziale posizione di attesa. Sempre in casa Amat, Mistretta deve fare i conti anche e soprattutto con i sindacati, i quali hanno annunciato il quarto sciopero del 2024 per l’8 settembre. Mobilitazione necessaria, secondo i lavoratori, a causa del mancato rinnovo degli accordi di secondo livello. Diritti dei lavori che fanno riferimento ad esempio a straordinari e buoni pasto. Dal Comune non è ancora arrivato nessun segnale d’apertura. E i rapporti fra i dipendenti dell’azienda e Palazzo delle Aquile risultano più tesi che mai.
Amg e l’indigesto partenariato pubblico-privato
Va leggermente meglio in casa Amg, società che si occupa dell’illuminazione pubblica in città. Il presidente Francesco Scoma ha incassato l’ok del Consiglio Comunale sul nuovo contratto di servizio dell’azienda, il quale avrà validità per i prossimi nove anni. Fatto che permette ad Amg di essere l’unica azienda Partecipata, insieme a Sispi, ad essersi dotata di questo importante documento programmatico. Ma anche qui non mancano i malumori, soprattutto sul fronte sindacale. I lavoratori continuano infatti lo stato di agitazione, preoccupati dagli effetti dell’articolo 26 del nuovo contratto di servizio, ovvero quello relativo alle forme di partenariato pubblico-privato. Un elemento sul quale si è focalizzata l’attenzione delle opposizioni ma anche di parte della maggioranza, con una polemica tutta interna all’interno del gruppo dirigente palermitano di Forza Italia ma non solo. Non è passato inosservato lo scontro in aula fra l’ex assessore allo Sport Sabrina Figuccia e l’attuale assessore ai rapporti con AMG Totò Orlando. Uno degli orlandiani che sono rimasti al potere in era Lagalla. Uno di quel gruppo che qualcuno, all’interno della maggioranza, vorrebbe quantomeno ridurre per dare una connotazione più a destra ai centri di potere di questa Amministrazione Comunale.