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Il parallelismo con l'enogastronomia.

“Maria Stuarda”, il dolce della bella époque in ricordo di una regina mai dimenticata

lunedì 15 Dicembre 2025

Maria Stuarda” il dolce della bella époque in ricordo di una regina mai dimenticata.

“E il mio sangue innocente versato. Plachi l’ira del cielo sdegnato”. Questo, l’ultimo appello dalla prigionia della regina “Maria Stuarda” contenuto nell’aria “Libera!” dell’opera lirica di Gaetano Donizetti, intitolata alla regina di Scozia.

La vita di Maria Stuarda infatti fu segnata da intrighi di palazzo, conflitti religiosi e diatribe politiche che la resero una figura leggendaria e affascinante allo stesso tempo soprattutto a causa della sua condanna a morte. Dalla celebre opera del Donizetti ai banchi della pasticceria, è ancora una volta un sottile fil rouge a unire il teatro al laboratorio di produzione, come accade per l’iris di Mascagni.

Un parallelismo audace e mai azzardato che racconta la verità di una tradizione dolciaria, “quella siciliana”, capace di raccontare laddove i dolci rappresentano momenti storici e incarnano valori in una miscellanea di emozioni. Così accade che, nel periodo di maggiore splendore per la Sicilia e soprattutto per Palermo “la bélle époque”, la grande esposizione che ne scaturì a livello europeo seppe conservare le tracce indissolubili anche per il mondo dell’enogastronomia.

Nel caso del dolce “Maria Stuarda” ancora una volta i conventi sono prodromi nel trovare la giusta ispirazione per produrre e poi tramandare ai posteri. Un dolce che in questo caso evoca un personaggio che ha avuto un ruolo significativo nella storia britannica e cristiana. Cenni sulla vita di Maria Stuarda vissuta nel sedicesimo secolo ebbe una vita molto fitta di avvenimenti che la segnarono nel profondo, diventando un simbolo di resilienza e resistenza nella duplice veste sia politica che religiosa. La vita della regina scozzese fu subito segnata dalla morte del padre re “Giacomo V”, avvenimento che la incoronò appunto regina proprio dopo pochi mesi di vita.

Sebbene l’incoronazione, il ruolo di regina Maria Stuarda lo esercitò solo da adulta, essendo cresciuta in Francia dove si trasferì lontano dalle diatribe e dalle turbolenze del conflitto tra Scozia e Inghilterra, che a quei tempi imperversavano. Nello scenario protestante di un’Inghilterra abbarbicata al trono dell’anglicana Elisabetta I, sovrana impetuosa e integerrima, la figura della cattolica Maria Stuarda rappresentò una vera spina nel fianco.

Gli oppositori di Elisabetta I vedevano in Maria Stuarda la figura ideale per rovesciare Elisabetta I e dare vita ad un regno inglese cattolico soprattutto perché Maria Stuarda era la nipote di Enrico VIII e quindi legittima erede al trono. Questo fu il motivo scatenante della lunga prigionia di Maria Stuarda per mano proprio della cugina Elisabetta I, che culminò con la condanna a morte nel 1587. Simbologia del dolce In un dolce scrigno di pasta frolla, in cui le losanghe incrociate probabilmente rappresentano le sbarre di una prigione, è racchiusa una forte simbologia cattolica nella sublimazione di Maria Stuarda come martire cristiana. Dall’Inghilterra il dolce approdò in Sicilia passando attraverso le sapienti mani dei conventi, prima di giungere alla popolarità. I conventi rivisitarono la ricetta che appunto prevedeva nella versione inglese una base di pasta frolla con un ripieno di marmellata di arancia.

In Sicilia l’arancia venne sostituita indistintamente dalla conserva di zucchine lunghe “serpente” e dalla più diffusa marmellata di cedro. Il tocco siculo infine fu sublimato dall’inconfondibile ciliegina rossa candita e da una generosa spolverata di zucchero a velo.

Un dolce antico più di un secolo, dalle forti radici europee evocatore della sofferenza di un martirio a testimonianza di quanto le idee possano da sempre creare divisioni e odio. In un quadro semantico così struggente, la scelta dei conventi di traslare la sofferenza di Maria Stuarda in un dolce, rende chiaro quanto la dolcezza possa fare da contraltare sconfinando sino ai giorni nostri.

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