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Messina (e oltre): vince Cateno De Luca, perde l’asse Genovese-Picciolo. E il M5S

mercoledì 15 Giugno 2022

Le urne consegnano verdetti chiari a Messina, inequivocabili. Verdetti che avranno immediate conseguenze anche alle Regionali, cambiano il quadro siciliano in vista delle prossime regionali. Sottovalutare il “Catemoto” sarebbe un errore.

Perché è Cateno De Luca, piaccia o non piaccia, lo stratega che ha innescato il meccanismo, per dirla con le parole dell’ex e del nuovo sindaco “della vittoria contro tutti i partiti e contro il sistema”.

HA VINTO CATENO

Dovendo fare un’analisi tra vincitori e vinti non c’è dubbio quindi che la vittoria al primo turno, con il 45-46% (in attesa di dati definitivi che solo a Messina non ci sono…..), di Federico Basile, è la vittoria di Cateno.

Ha calcolato i tempi delle dimissioni e della messa in campo di una macchina da campagna elettorale che smobiliterà solo dopo le Politiche 2023, scelto il candidato migliore (l’esatto opposto di lui), predisposto 9 liste, trovato alleanze, dialogato con le pance dei messinesi e con le teste là dove serviva.

 

5 SINDACI SICILIA VERA

A urne chiuse, in chiave regionale, non solo Cateno De Luca conferma il governo della città di Messina al primo turno contro ogni pronostico con Federico Basile, ma totalizza altri 4 sindaci di Sicilia Vera (Santa Teresa di Riva, Fiumedinisi, Itala, Francavilla di Sicilia). C’è di più.

LISTE QUASI AL 40%

Ed è quel 39,6% raggiunto dalle liste a sostegno di Federico Basile sindaco. Chi vince al primo turno ha diritto al premio di maggioranza (nel caso di Messina sono 19 consiglieri) qualora anche le liste a sostegno raggiungano il 40%. Ebbene quel 40% sfiorato per un soffio (ma i conteggi ufficiali sono in corso) rappresentano una solidità delle liste messe su da Cateno De Luca. Non è un “fenomeno” solitario, come avvenne nel 2018 quando nessuna delle liste di Cateno De Luca ottenne il 5% e lui si trovò ad affrontare un’Aula senza nessun consigliere a favore.

CLASSE DIRIGENTE

Significa che oltre al candidato sindaco si sta costruendo una classe dirigente nuova (piaccia o non piaccia). La lista Basile sindaco è la più votata di tutte quelle presentate, con oltre il 17%. Questi dati attestano che, da solo, Basile avrebbe raggiunto il 40%, divenuto 45 e più grazie al voto disgiunto. Insomma, per usare termini molto in voga in questa campagna elettorale, insieme a Cateno non ci sono più “quattro scappati da casa”…

VINCE GERMANA

Accanto a De Luca c’è un altro vincitore che è Nino Germanà, che ha rischiato tutto, compreso il suo futuro politico nella Lega, schierandosi con Basile e gli ha portato in dote un 5,4% sostanzioso e la vittoria al primo turno con ampi margini. L’appoggio di Prima l’Italia a Sicilia Vera è un laboratorio che sarà oggetto di analisi nei prossimi mesi.

Se domande si devono fare gli avversari di centrodestra e centrosinistra non sono soltanto quelle del peso del voto disgiunto o del fenomeno Cateno, ma anche quelle relative ad una classe dirigente che evidentemente non è più collegata al territorio o necessita di “svecchiamento”, di nuovi linguaggi, nuovi stimoli.

L’ASSE GENOVESE-PICCIOLO

E lo dimostra il fatto che tra chi perde queste elezioni c’è l’asse Genovese-Picciolo, che hanno scommesso tutto sul nome del candidato sindaco del centrodestra, Maurizio Croce, salvo poi scoprire che (così come accadde nel 2013 e 2018) quel candidato si è trasformato in agnello sacrificale delle loro stesse liste.

Nei precedenti mandati però le liste di Francantonio Genovese pur perdendo il sindaco (nel 2013 Felice Calabrò per il centrosinistra e nel 2018  Dino Bramanti per il centrodestra), avevano bottino pieno in consiglio in modo da poter fare il bello ed il cattivo tempo in Aula.

Stavolta la lista Ora Sicilia che alla vigilia delle urne puntava al 14% se non di più, corazzata da genovesiani di ferro, è andata di poco oltre il 9% e in consiglio porterà tre- quattro consiglieri. Peraltro i primi due sono Federica Vaccarino e Ciliberto, rispettivamente figlia e nipote di Benedetto, storico consigliere comunale che non si è potuto ricandidare per via della legge Severino ma ha utilizzato bene la norma sulla doppia preferenza di genere. E anche gli altri due sono due fedelissimi.

Beppe Picciolo invece rischia per pochissimi voti di non avere neanche un consigliere comunale. Non a caso il coordinatore cittadino dell’Udc, la lista allestita da Picciolo e centristi, Emilio Fragale, si è dimesso evidenziando un elemento: “Quattro anni fa Messina ha scelto Cateno di pancia, oggi ha scelto Basile cerebralmente. La nostra coalizione e il centrosinistra avevano due armate, ma la gente ha scelto un altro sindaco, segno del disagio delle liste del centrodestra”.

Fragale si è dimesso ma la riflessione nel centrodestra deve essere fatta. Forza Italia ha superato per un soffio il 5%, l’Udc probabilmente resterà fuori. Le uniche liste che entrano in consiglio sono Ora Sicilia di Genovese e Fratelli d’Italia.

E per la terza volta il candidato sindaco sponsorizzato dal gruppo Genovese resta fuori. Il primo fu Felice Calabrò, il secondo Bramanti. Sono passati 10 anni. Ma stavolta ad incrinarsi è il meccanismo delle liste ed il gioco del voto disgiunto è stato anche un boomerang perché nelle prossime settimane non è affatto detto che Basile non incameri dalla sua parte anche altri esponenti che oggi sono nel centrodestra.

Il quasi 40% delle liste di Basile rispetto al 35,5% delle liste di centrodestra attestano la fine di una stagione e la nascita di un nuovo “polo”, di una nuova realtà che va oltre il fenomeno Cateno e che si sta costruendo a prescindere ed anche contro quelli che vengono percepiti come “vecchio sistema”.

IL CROLLO DEL M5S

Insomma sta prendendo gli spazi che nel 2018 si presero i 5Stelle. Infatti a proposito di sconfitti, proprio i pentastellati che nel 2018 erano il primo partito a Messina con 7 consiglieri, da oggi non saranno più presenti in Aula. La lista, nonostante l’arrivo di Conte in città e dei big nelle scorse settimane, si è fermata ad oltre il 4% ma non ha raggiunto il 5%. Da qualche parte i voti degli antisistema saranno pure andati……

Tiene il centrosinistra nel senso che tra i voti del candidato sindaco Franco De Domenico e quelli delle 4 liste non ci sono “falle” significative, ma evidentemente il Pd a trazione Navarra, pur migliorando rispetto al 2018, non ha convinto.

L’analisi di quanto accaduto a Messina è importante anche in ottica Regionali, senza perdere di vista la presenza di Prima l’Italia sul palco dei vincitori e la telefonata in diretta di Dino Giarrusso che ha sparato a zero contro il movimento che ha lasciato un paio di settimane fa.

Anche se ad aprile Cateno ha scelto un furgone vintage con la valigia di cartone sul tetto e le verdure nel bagagliaio, la verità è altra. C’è una macchina elettorale che si è messa in moto e ha più benzina di quanto si pensi. Soprattutto ha voglia di sparigliare le carte.

Abbiamo vinto contro tutti” non è più solo uno slogan, è già accaduto.

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