Sono per lo più egiziani e tunisini i 4.350 i minori non accompagnati sbarcati in Sicilia nei primi cinque mesi del 2023, aumenta la componente ucraina.
Raffrontando lo stesso periodo del 2022 nell’intero territorio nazionale, i numeri sono quasi raddoppiati: l’anno scorso, infatti, erano stati 2.241 i cosiddetti “msna” accolti in tutta Italia in 151 giorni.
A questi aumenti fatti registrare negli ultimi mesi non corrisponde, però, un miglioramento del sistema di accoglienza, che viene garantita attraverso i centri del Fondo europeo asilo, migrazione e integrazione, nonostante i progetti siano terminati lo scorso 31 dicembre e si attenda la graduatoria relativa al finanziamento di 1.000 posti attivati con un nuovo bando. Sono, però, anche i Centri di accoglienza straordinaria prefettizi e comunali (Cas), i centri della rete Sai, le case famiglia e le comunità educative comunali le strutture che si occupano dei minori stranieri non accompagnati.
I FONDI
Il sistema viene finanziato attraverso il Fondo per l’accoglienza dei minori, con uno stanziamento complessivo di circa 118 milioni per il 2023, 155 per il 2024 e 121 per il 2025, con una quota del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo finanziato in maniera decrescente per 692 milioni nel 2023, 589 milioni nel 2024 e 504 milioni nel 2025, e con poco più di 59 milioni di risorse provenienti dal Fami 2021-2027. Grava direttamente sulle casse degli Enti locali l’accoglienza di competenza diretta dei Comuni, che ricevono un contributo statale – aumentato recentemente da 60 a 100 Euro al giorno pro capite – per questi costi a valere sul Fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
L’investimento, però, stando a quanto riferisce il segretario regionale Cgil Sicilia Francesco Lucchesi, non basta per accogliere tutti adeguatamente: “Le gare per l’affidamento dei servizi di accoglienza anche per gli adulti – afferma – non di rado vanno deserte. Tra le 570 gare indette e concluse nel 2022, ben 76 sono andate deserte e su 66mila posti in accoglienza poco più di 37 mila sono i posti andati a contratto, pari al 57 per cento del totale programmato. Il punto è che, a fronte di fondi che vanno diminuendo, l’inflazione è aumenta. Lo Stato, non riuscendo a trovare alternative, ha aggirato il problema rifacendosi alla riforma Lamorgese, che in mancanza di posti a disposizione prevede che i ragazzi possano rimanere in situazioni di promiscuità con adulti fino al compimento dei 21 anni. Sarebbe bene – sottolinea Lucchesi – che la Regione siciliana, che è una delle regioni di frontiera, si organizzasse anche da sola per far fronte a questa situazione. L’obiettivo sareebbe duplice. Da un lato – dice – si creerebbe un sistema di accoglienza molto più funzionale. Dall’altro, si darebbero opportunità di lavoro a decine di persone”.
IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA IN ITALIA
Lo Stato dovrebbe occuparsi solo della primissima accoglienza, con funzioni di protezione, identificazione, accertamento dell’età, assistenza e screening psico-socio-sanitario, nonché del rintracciamento dei famigliari.
Secondo quanto riportato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al 30 giugno 2022 i minori non accompagnati censiti erano 15.595, di cui 3.459 (22,2%) nelle strutture di prima accoglienza, 7.406 (47,5%) nella seconda accoglienza e i restanti 4.730 (30,3%) presso privati. Tuttavia, i dati del Ministero dell’Interno riguardanti la prima accoglienza rilevano soltanto 519 posti al 31 dicembre 2021 nei Cas. Nei centri Fami risultano attivi altri 275 posti, per un totale di 794 minorenni accolti in prima accoglienza. Va considerato uno scarto relativo ai diversi momenti in cui la rilevazione è stata condotta, ma “non passano inosservati – fa notare la Cgil – oltre 2.500 minorenni che potrebbero essere accolti in via del tutto emergenziale in strutture non adeguate”.
Inoltre, se l’intento dello Stato era di distribuire i minori non accompagnati sull’intero territorio nazionale, l’obiettivo è lontano dall’essere raggiunto. In Sicilia è concentrato il 21% del totale nazionale. Di questo numero, 4.350, ben 300 sono i minorenni, per la maggior parte al di sotto dei 15 anni, fuggiti dall’Ucraina dopo l’invasione da parte della Russia e accolti sull’Isola.
IL RUOLO DELLE ONG
I numeri complessivi per quanto riguarda gli arrivi in Sicilia potrebbero essere maggiori, se consideriamo anche tutte le Ong che sono state costrette ad attraccare in porti più lontani, per via delle leggi in vigore. Solo Emergency, che da dicembre 2022 esce in missione di salvataggio con la nave Live Support, nelle otto missioni completate finora ha portato in salvo in totale 137 minori stranieri non accompagnati. Nessuno dei quali è sbarcato in Sicilia. La nave della onlus fondata da Gino Strada è dovuta arrivare, infatti, fino a Livorno, Civitavecchia, Brindisi, Ortona e Marina di Carrara.
IL PROGETTO DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO A CATANIA
La prima difficoltà che gli operatori del settore si trovano ad affrontare è stabilire con certezza l’età degli adolescenti. Fino a qualche anno fa, vigeva la regola secondo cui l’accoglienza riservata ai minorenni era garantita a tutti quegli adolescenti che avevano compiuto al massimo 17 anni al momento della partenza. Il viaggio poteva richiedere anche più di un anno. Quindi, anche se maggiorenni all’arrivo, avrebbero ricevuto l’accoglienza riservata ai più piccoli. Oggi, invece, viene calcolata l’età all’arrivo. Per questo, sono aumentati i tentativi di dissimulare la propria età, tanto che su tutti i minori stranieri non accompagnati il 45% ha dichiarato di avere 17 anni.
La Comunità di Sant’Egidio di Catania, ad esempio, ha dato il proprio contributo formando possibili tutori e fornendo un elenco ai Tribunali di Catania e Messina. Ad oggi, sono 50 e si occupano di 150 “msna”. Queste figure non sono solo di supporto all’inserimento dei minorenni nel sistema scolastico. Il loro compito è fondamentale per l’integrazione di questi adolescenti: “Il ruolo dei tutori e di tutte le reti umane presenti in Sicilia insieme al lavoro efficiente dei tribunali per i Minorenni – spiega Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania – sono stati sino ad oggi importanti punti di forza. Sant’Egidio continua a proporre formule di impegno nel sociale ai giovani migranti insieme agli italiani per favorire integrazione, conoscenza del territorio e della sua cultura ma anche per impiegare bene il troppo tempo non occupato dei ‘msna’ e spiegare concretamente che nessuno è così povero o così straniero da non poter aiutare un altro povero o un altro straniero. Durante questa stagione di aiuti e accoglienza all’Ucraina sono stati proprio ex minori integrati in Sicilia ad accogliere i profughi ucraini”.