Gioia, delusioni, sogni infranti e tanti buoni propositi (che per scaramanzia è meglio non gridare ad alta voce): l’altalenante 2023 del Palermo è stato mix di emozioni travolgenti per la piazza rosanero, tornata, dopo qualche anno tra i dilettanti, lì dove tutto si era fermato. A poche ore dalla fatidica mezzanotte, il club di viale del Fante è pronto ad archiviare un anno di assestamento, per consolidare e modellare un progetto dall’ampio orizzonte.
City Group e Palermo. Due mondi totalmente opposti e che in questi lunghi mesi hanno imparato a conoscersi, nel bene e nel male. La nuova e ricca proprietà ha una linea politica ben precisa, alla cui base regna la programmazione e il basso profilo. Due aspetti che gli “impazienti” e “frenetici” palermitani, abituati ai continui cambi di fronte, devono ancora assimilare. A subire gli effetti collaterali di questa “turbolenta frequentazione“ è stato Eugenio Corini, il mister capace di spaccare a metà la tifoseria, tra i risultati attuali ottenuti in campo e i ricordi lontani di un eroe che, esattamente vent’anni fa, ha segnato in modo indelebile la storia calcistica della città.
Grosso modo sono proprio questi gli ingredienti che hanno condito il 2023 rosanero. Ma riviviamo alcune fotografie di questo “percorso“:
IL SOGNO INFRANTO
Se il 2022 è stato l’anno della promozione, il 2023 è quello della promozione mancata. Ma è realmente così? Il gennaio del Palermo è stato sicuramente uno dei mesi più proliferi e più felici. Nonostante un avvio non proprio brillante con il 3-3 a Perugia, i siciliani sono ripartiti esattamente da ciò che di buono avevano lasciato intravedere prima della pausa. I nove risultati utili consecutivi, con i tre successi di fila con Bari, Ascoli e Reggiana (record pareggiato ma fino a oggi ancora non scavalcato) avevano permesso ai rosa di stravolgere la propria classifica: dalla paura playout alla corsa playoff. Un sogno, quest’ultimo, che per tutta una serie di astri allineati, si è protratto fino a maggio.
Dopo il ko di Genova, infatti, gli uomini di Corini si sono “ammalati di pareggite“, ben cinque uno dietro l’altro. A tirare il freno a mano non è stato solo il club di viale del Fante ma un po’ tutte le avversarie. Una condizione sinonimo di un campionato estenuante e faticoso, chiuso soltanto all’ultima giornata con il drammatico esito.
DAL BRESCIA AL BARI: LA STORIA DI UN RAPPORTO INCOMPRESO
19 maggio. Chi non ricorda questa data certamente l’avrà rimossa per non rimuginare su vecchie ferite.
Il Palermo si gioca il tutto per tutto ed è l’unico artefice del proprio destino. Gli occhi sono puntati anche su Reggina e Venezia. Ospite al Barbera un Brescia con le ore contate e un piede in Lega Pro. Quello organizzato dai tifosi è uno spettacolo senza precedenti: gli spalti esplodono, oltre 32mila presenze, una vera e propria bolgia capace di intimorire chiunque vi metta piede.
I primi 45 minuti filano lisci come l’olio: padroni di casa sopra con le reti di Brunori e Tutino e qualificazione in tasca. Ciò che succede negli spogliatoi rimarrà un mistero. Al rientro in campo la squadra è irriconoscibile. Grinta e cattiveria svaniscono per lasciare spazio a una formazione fragile e farraginosa. Da 2-0 a 2-2 è un attimo: arrivederci playoff e addio serie A. Ad aggiudicarsi settimo e ottavo posto sono i calabresi, vittoriosi al fotofinish, e i lagunari, a pari punti ma con gli scontri diretti a favore.
La delusione è lampante anche per lo stesso Corini, incredulo per tale risultato inaspettato. Un gesto più di tutti gli costerà caro. Al triplice fischio nessun passaggio sotto la curva nord, il tecnico fugge via. Per giorni tra la piazza si solleva un coro unanime che invoca la testa del mister rosanero.
Il silenzio del City gioca un ruolo fondamentale, la ferita si ricuce e le acque del mare in tempesta si placano. Il mercato piace a tutti e le aspettative sono altissime. Nonostante i buoni segnali in campo durante il match di Coppa Italia contro il Cagliari, il Palermo 2.0 stecca il primo appuntamento del campionato. Con due uomini di vantaggio, i rosa non riescono ad andare oltre lo 0-0 a Bari e i fantasmi apparsi contro le rondinelle riaffiorano.
Al centro della bufera sempre Corini. Al tecnico viene recriminata la mancanza di gioco e di un’identità ben precisa. Tutte critiche riaffiorate a più riprese e con il tempo rispedite al mittente. Con determinazione il Genio ha sempre proseguito dritto per la sua strada, guidato dai suoi ideali e dalle sue idee, e le spalle ben coperte dalla società. A oggi, possiamo affermarlo, la strategia, seppur a fatica, ha funzionato.
IL PALERMO 2.0 FUNZIONA?
Un confronto tra i due gironi di andata è d’obbligo. Tredicesimo posto, 24 punti (con 6 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte), 19 gol realizzati e 22 subiti: erano i numeri a fine 2022. A un anno esatto le differenze sono sotto gli occhi di tutti: sesto posto, 32 punti (con 9 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte), 32 gol collezionati e 23 incassati.
La classifica parla da sé, con un bottino gonfiato di otto lunghezze e certamente qualche rimpianto. Dopo lo sgambetto con i galletti, l’avvio del Palermo è stato al dir poco impeccabile: secondo posto, una partita da recuperare e miglior difesa del campionato. Una favola fin troppo bella per essere vera. La sconfitta casalinga contro il Lecco apre una voragine incolmabile, con un novembre nero, sia in termini di prestazione sia di risultati. Il punto più basso? Senza ombra di dubbio il Cittadella. Gli ultimi quattro rocamboleschi scontri con Parma, Pisa, Como e Cremonese hanno permesso ai siciliani di rialzare la testa e ritrovare la rotta perduta, rilanciandosi in classifica. Un momento di smarrimento è concesso a tutti. Nulla è perduto e anche la promozione diretta potrebbe essere alla portata del club di viale del Fante, soprattutto in un campionato senza padroni e dove (a meno di clamorosi stravolgimenti) l’unica a sfuggire via è il Parma.
Un dato, però, è particolarmente curioso. Il primo obiettivo perseguito dal City Group, durante il mercato estivo, era quello di rinforzare la difesa. Un passo compiuto con l’arrivo di Ceccaroni, Lucioni e Lund. Tutto sembrava funzionare per il verso giusto ma nell’ultimo periodo qualche ingranaggio si è rotto, giungendo a un totale di reti subite addirittura superiore a quello dello scorso anno. I 10 gol incassati nei soli ultimi quattro turni sono un chiaro segnale che la retroguardia necessita ancora di qualche ritocco.
A strappare un sorriso ci pensa il reparto offensivo. Esattamente un anno fa si discuteva di una squadra poco prolifera e “Brunori-centrico“. L’ italo-brasiliano infatti era assist-man e autore di più o meno la metà dei centri realizzati. Oggi la musica è cambiata. Dagli allora 6 marcatori a segno oggi i rosanero ne contano ben 14. Il capocannoniere è sempre l’inamovibile capitano, a quota 7, ma attenzione alle new entry. Insigne e Di Francesco si sono integrati con fatica, ora le ali del Palermo hanno iniziato a spiccare il volo e non intendono fermarsi.
LA FINE E L’INIZIO DI UN’ERA: L’ADDIO DEI VETERANI E UNA NUOVA CASA
Un cambio look è in atto e coinvolge un po’ tutto l’ambiante.
I lavori al centro sportivo di Torretta procedono a passo spedito, nonostante il maltempo abbia raso al suolo le strutture momentanee e costretto la squadra a “stressare” il campo consumato del Barbera. Già nei primi mesi del 2024 il Palermo dovrebbe avere una casa tutta per sé, nuova di zecca. Ma non tutti potrebbero vedere il progetto portato a termine.
Il processo di addio degli eroi della promozione e dei senatori è già iniziato lo scorso mercato invernale, per poi proseguire anche in estate. Ne sono un esempio Accardi, Floriano, Crivello o Damiani. Le voci di mercato adesso vogliono lontani dalla città anche Valente, Marconi e Soleri.
Un restyling è dunque alle porte. Del resto il City ha dimostrato di non porsi troppi problemi da questo punto di vista. Dei tanti innesti giunti lo scorso gennaio solo Graves e Aurelio (anche per lui possibile addio in prestito) si sono salvati. Masciangelo e Orihuela si sono rivelati “inutili” al fine del progetto e le gesta dei grandi colpi che avevano fatto sognare la piazza, Tutino e Verre, non hanno convinto sufficientemente. Toccherà la stessa sorte anche agli ultimi arrivi? Il destino non sembra il medesimo ma la strada è ancora lunga.
MOMENTI INDELEBILI
Come chiudere nel migliore dei modi se non rivivendo alcune delle immagini più commoventi e significative
Il Modena è certamente una costante. I momenti più alti e gloriosi sono proprio legati ai canari. L’ultimo è certamente l’affollatissima trasferta al Braglia, con i circa 3.500 tifosi rosanero. Una grande festa che coincide con il momento più alto della stagione in corso.
Riavvolgendo il nastro è impossibile non ricordare il 5-2 al Barbera, capace di riaccendere le speranze playoff. Una sfida iniziata male e terminata nel modo più glorioso possibile. Eppure sulla carta così scontato non era. Gli emiliani provenivano da un buon momento e i padroni di casa si apprestavano allo scontro senza la loro punta di diamante: capitan Brunori, assente per la prima volta dal suo arrivo. Al tandem Soleri-Tutino va il merito di aver regalato il meglio di sé e non aver fatto rimpiangere il bomber. Per il resto c’è poco da aggiungere, i ricordi sono ancora indelebili.
Proprio il numero 9 non può essere escluso da questa parentesi amarcord. Ripetere lo stratosferico 2022 sarebbe stato impossibile. La missione non è riuscita anzi, ha accusato il colpo e vissuto anche lui il suo momento buio e di profondo digiuno. Nonostante ciò, e le ultime preoccupanti voci di mercato, Matteo Brunori non smette mai di stupire la sua città e prosegue la sua scalata nella “classifica all-star”. Ogni gol e ogni esultanze sono dei preziosi gioielli che i palermitani custodiscono gelosamente. Le sue magie andrebbero elencate una per una ma ci limitiamo a ricordarne due. La prima è proprio il fantastico gesto tecnico in rovesciata contro il Cittadella che gli costò il già citato stop di Modena. La seconda è più fresca, di poche settimane fa: la fiammata da centrocampo capace di lasciare tutti a bocca aperta al Tardini. Chissà che il capitano non si sia ispirato a Verre e al suo gol al Frosinone, eletto tra i migliori della passata stagione.
Ultime, ma non per importanza, le punizioni di Leo Stulac. Da anni in piazza mancava un cecchino e lo sloveno ha tutte le carte in regola per occupare il posto ormai vacante. La crisi di provetti battitori riguarda ormai un po’ tutto il calcio moderno e il regista rosanero è una lieta eccezione. Il 2024 sarà il suo anno? In tanti lo sperano. Giunto nel capoluogo siciliano circa un anno e mezzo fa, il classe ’94 era stato tra i migliori giocatori della stagione precedente in serie B. Le aspettative sono state deluse ma durante l’ultimo ritiro estivo il Palermo 2.0 di Corini sembrava aver trovato in lui il proprio perno, tranne poi, con il passare delle giornate, accomodarsi e prendere la polvere in panchina. Quattro gol, due assist, perfette geometrie e impatto determinante: Leo la piazza aspetta la tua consacrazione.